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2025-10-29 19:06

Generazione Elettrica Diffusa, “Democratica” e Carissima

IL REPORT SU APAGON

di: 
Giovanni Brussato

Mentre la rete elettrica spagnola corre il rischio di un nuovo blackout, il report “fattuale” dell’ENTSO-E (European Network of Transmission System Operators for Electricity) analizza la sequenza degli eventi che hanno causato quello del 28 aprile 2025. Se ne ricava una lezione amara: il sogno della generazione elettrica diffusa e, per questo, ritenuta “democratica” si infrange contro la realtà della stabilità della rete, la sfida ingegneristica più complessa per la transizione energetica basata su fonti intermittenti.

In Copertina: Immagine da "Wile E. Coyote and the Road Runner”, Warner Bros

 

La rete elettrica spagnola non riesce a stare in equilibrio: in un recente rapporto inviato all'autorità di regolamentazione (la CNMC), l'operatore di sistema spagnolo, Red Eléctrica, ha segnalato "brusche variazioni di tensione" così gravi da mettere a repentaglio la sicurezza dell'intero approvvigionamento energetico nazionale.

Quello che accade nella realtà è che stiamo innestando tecnologie di generazione del XXI secolo su un'architettura di rete e una filosofia di controllo del XX secolo. La stabilità della rete, un aspetto tecnico opportunamente occultato dalla stampa mainstream per decenni poiché meno “attrattivo” per il grande pubblico, è emersa come la sfida ingegneristica più complessa e cruciale per la transizione energetica.

 

La “democratizzazione dell'energia”.

I fattori che stanno mettendo a rischio la stabilità della rete, secondo Red Eléctrica, sono in capo ad uno dei “totem” della transizione verde: la “democratizzazione dell'energia”. In sintesi, quando l'autoconsumo riduce drasticamente il carico che le linee di trasmissione devono gestire, la rete diventa più sensibile alle fluttuazioni - anche se relativamente piccole - della potenza attiva generata o consumata. Fluttuazioni spesso causate dalla natura intermittente della produzione rinnovabile e di autoconsumo che provocano variazioni di tensione più ampie e repentine. Queste variazioni rapide di tensione, anche se rimangono entro i margini stabiliti, possono potenzialmente innescare la disconnessione della domanda e/o della generazione, destabilizzando ulteriormente il sistema elettrico, rendendo necessarie misure urgenti di stabilizzazione.

La crescita esponenziale dell'autoconsumo, con milioni di pannelli solari installati sui tetti di case e aziende, rende il bilanciamento di domanda e offerta a livello nazionale un affare complicato poiché Red Eléctrica non ha visibilità né controllo su queste piccole installazioni diffuse. Significa che una porzione crescente della generazione e del consumo di energia è "invisibile" alla pianificazione centrale. Diventa quindi impossibile anticiparne il comportamento e l'impatto sulla stabilità generale della rete.

Ironicamente l'empowerment energetico dei singoli cittadini, un passo fondamentale per la “democratizzazione dell'energia” sta, suo malgrado, complicando il lavoro di chi deve garantire la sicurezza dell'intero sistema.

La conferma che i problemi spagnoli sono comuni a tutti i paesi che vogliono basare il loro mix energetico sulle rinnovabili intermittenti sono le parole del CEO della tedesca RWE, Markus Krebber, che chiede un ripensamento radicale. Secondo Krebber, in futuro, in Germania, i proprietari di impianti solari privati dovrebbero pagare per l'allacciamento e l'utilizzo della rete, un onere che finora è stato condiviso con tutti i cittadini. Infatti, a beneficiare della “democratizzazione dell'energia” sono i proprietari di case più ricchi che usufruiscono dell'energia solare sovvenzionata mentre i miliardi di euro di costi per l'espansione della rete vengono scaricati su tutta la popolazione, in particolare sugli affittuari e sulle persone a basso reddito.

Krebber considera i proprietari di impianti solari privati attori problematici nel sistema elettrico poiché inondano la rete proprio quando l'elettricità è quasi inutilizzabile, richiedendo costosi interventi per stabilizzarla. Allo stesso tempo, ricevono un compenso significativamente superiore al prezzo all'ingrosso dell'elettricità: una situazione che comporta inutili costi aggiuntivi al sistema.

 

La lezione iberica dell’ENTSO.

Che quanto sta accadendo in Spagna, in realtà, vada oltre i confini iberici ed offra uno sguardo a tutto tondo sul futuro della stabilità energetica europea ce lo spiega il report “fattuale” del Panel di esperti raccolti dall’ENTSO-E (European Network of Transmission System Operators for Electricity) che analizza la sequenza degli eventi che hanno causato il blackout del 28 aprile 2025.

Il report spiega che non siamo in presenza di un singolo evento, un semplice guasto, ma piuttosto di qualcosa di sistemico che ha messo in luce le fragilità nascoste e le dinamiche complesse delle nostre moderne reti elettriche, sempre più permeate dalle energie rinnovabili, dove eventi sostanzialmente irrilevanti possono scatenare un collasso a cascata.

La catastrofe della rete iberica è stata innescata da livelli di tensione pericolosamente alti: quindi non un guasto colossale, bensì una perdita di generazione apparentemente modesta che ha innescato un effetto domino. Per quanto le condizioni del sistema fossero stabili e, prima delle 12:03 del 28 aprile, non fossero state rilevate oscillazioni significative, la rete mostrava già da ore segnali di stress: nella mezz'ora precedente il blackout vi sono stati due distinti periodi di oscillazioni di potenza, una sorta di "vibrazione" elettrica che può minacciare la stabilità del sistema. Gli operatori di rete hanno agito prontamente, ma le loro azioni, sebbene efficaci, hanno avuto un effetto collaterale imprevisto che ha contribuito al disastro.

Come afferma testualmente il rapporto: “Mentre queste misure mitigavano le oscillazioni, la loro natura ha portato a un aumento della tensione nel sistema elettrico iberico.”. Ossia le contromisure poste in atto dagli operatori per mitigare queste oscillazioni, se da un lato hanno ottenuto l’effetto desiderato, dall’altro hanno causato un effetto collaterale indesiderato: un aumento della tensione complessiva del sistema.

 

Effetto domino.

Questo aspetto introduce una delle grandi complessità nella gestione delle reti moderne: l'interconnessione dei problemi cioè quando, per risolvere un tipo di instabilità, si può inavvertitamente alimentare un altro tipo di vulnerabilità, creando un complesso gioco di equilibri in cui ogni azione può avere conseguenze multiple e impreviste.

Situazioni che non venivano prese in considerazione nemmeno tra i “potenziali” pericoli: il rapporto evidenzia la contraddizione tra le analisi di sicurezza condotte poco prima dell'incidente e la realtà catastrofica che si è verificata basandosi sulle analisi standard del settore.

Quello che emerge inquieta: gli strumenti e i modelli standard utilizzati per garantire la sicurezza della rete (Coordinamento della Pianificazione delle Interruzioni, Adeguatezza a Breve Termine e Analisi Coordinata della Sicurezza) non sono stati in grado di rilevare il rischio di questo guasto a cascata, massiccio e dinamico.

Questo indica un potenziale divario tra le analisi tradizionali, basate su stati stazionari, e le realtà in rapida evoluzione di una rete con alti livelli di risorse basate su inverter: un sistema "sicuro" sulla carta, ma sull'orlo del collasso nella pratica.

Siamo quindi in presenza di un evento nuovo: non un singolo guasto catastrofico di una grande centrale elettrica, quanto il risultato di un "effetto domino" in cui una serie di perdite di generazione inizialmente piccole si sono accumulate in un evento sistemico inarrestabile.

Il rapporto rivela chiaramente la sequenza degli eventi che hanno portato a perdere oltre 2,5 GW in poco più di un minuto creando uno squilibrio irrecuperabile. Tra le 12:32:00 e le 12:32:57, si è verificata la prima perdita, di circa 525 megawatt (MW), costituiti da 208 MW da generatori eolici e solari distribuiti e da un aumento del carico netto di 317 MW, che secondo il rapporto potrebbe essere dovuto alla disconnessione di piccoli generatori integrati, principalmente fotovoltaico sul tetto, inferiori ad 1 MW. Nei successivi 20 secondi si sono verificate 3 disconnessioni per complessivi 2 GW da fotovoltaico, termo-solare ed eolico in diverse regioni del Paese che hanno portato al collasso della rete.

Evidente come, nelle attuali condizioni in cui operano le reti, in cui la decentralizzazione aumenta progressivamente, non sia più necessario il guasto di un grande impianto per causare un blackout: una serie di eventi distribuiti, apparentemente minori, può aggregarsi rapidamente con effetti devastanti.

 

“Democratizzata” ma carissima.

Ad oggi, quantomeno nel nostro Paese, le stime sulla domanda di energia al 2050, pari a 460 TWh rispetto ai 312 TWh del 2024, fissano degli obbiettivi basati sull’ipotesi di una forte penetrazione dell’energia elettrica negli usi finali che non è suffragata dai numeri.

Infatti, la penetrazione  dell’energia elettrica negli usi finali sta procedendo con estrema lentezza: nel 2000 era del 19,6% e negli ultimi 10 anni è rimasta intorno al 22% ed anche nel 2025 si conferma il trend degli ultimi 10 anni. Ora, se nei primi 25 anni del secolo la domanda elettrica è aumentata del 3% attendersi che nei successivi 25 aumenti del 50% è un’ipotesi che andrebbe motivata attraverso fatti incontrovertibili…

Piuttosto, appare necessario orientare gli investimenti verso un consumo realistico per evitare un aumento dei costi per il consumatore che porti al rifiuto “in toto” dell’elettrificazione.