Oggi:

2025-06-16 02:35

Il Blackout è Passato. Restano i Danni in Spagna e Costose Lezioni per Tutti

SICUREZZA DELLE RETI ELETTRICHE

di: 
Giovanni Brussato

L’autore aggiorna per l’Astrolabio un suo editoriale pubblicato da IUS101.IT con le notizie che confermano la diagnosi di eccesso di produzione intermittente: a un mese dall’apagón, si verificano sempre più spesso, in Spagna, in Italia e ovunque, i distacchi cautelativi degli impianti eolici e fotovoltaici dalla rete elettrica per preservarne la stabilità.

In Copertina: Beatriz Corredor spiega che in Spagna il pericolo di un blackout è inesistente

 

Il 28 aprile Spagna e Portogallo hanno subito quello che potrebbe passare alla storia come il primo grande blackout dell'era delle energie rinnovabili. Le autorità spagnole e portoghesi hanno promesso un'analisi delle cause dell'incidente che arriverà tra mesi, quando ciò che è accaduto diventerà dibattito tra tecnici e l’attenzione mediatica si sarà opportunamente spostata altrove.

La fragilità delle reti in cui il mix energetico è costituito in prevalenza da eolico e fotovoltaico l’avevo già sottolineata appena qualche giorno prima che accadesse il fattaccio. Il problema spagnolo ha radici profonde: qualche settimana prima del blackout la stampa spagnola sottolineava come oltre 50 GW di progetti di impianti fotovoltaici fossero letteralmente in “svendita” e le aziende coinvolte prossime al fallimento. Le ragioni sono semplici: gli impianti solari producono tutti contemporaneamente nelle stesse ore e questo ha portato il prezzo medio del mercato all'ingrosso dell'energia elettrica in Spagna ad un progressivo crollo dei prezzi che ha toccato il suo punto più basso nell'aprile 2024 con 5,50 euro/MWh: insufficiente anche solo a coprire i costi.

Il settore solare spagnolo paga l'eccesso di aspettative create negli ultimi anni dal governo di Pedro Sánchez che, dipingendo la Spagna come l’”Arabia Saudita del sole”, è il vero responsabile di un’espansione incontrollata delle energie rinnovabili intermittenti senza aver minimamente preso in considerazione gli impatti che avrebbe avuto sulla stabilità della rete elettrica spagnola la drastica riduzione di capacità di generazione rotante, fornita dalle turbine delle centrali a gas,nucleari o idroelettriche, necessaria a mantenere l'inerzia della rete. Al momento del blackout il sole splendeva e le risorse solari ed eoliche generavano rispettivamente il 59% e il 12% dell'elettricità totale: quindi solo il 30% della generazione disponeva della necessaria inerzia rotante per stabilizzare la rete.

La polemica infuria in Spagna perché emerge con sempre maggior chiarezza che vi erano stati evidenti segnali che la rete stesse collassando: la multinazionale spagnola dell'energia e della petrolchimica Repsol, il 24 aprile, aveva inviato una lettera a tutti i suoi ai suoi clienti informando che le consegne di prodotti allo stabilimento erano sospese per problemi della rete elettrica che avevano  paralizzato l'attività della sua raffineria di Cartagena.

In febbraio, un'analisi Ernst & Young per gli azionisti di Redeia denunciava come la "riduzione dell'energia dalle centrali creava problemi alla capacità di bilanciamento e aumento del rischio di incidenti operativi che possono influire sulla fornitura. Ciò comporta possibili impatti sulla reputazione (di Redeia)."  Il governo sapeva da mesi che un blackout della rete elettrica era un’ipotesi concreta a causa dell'ingresso massiccio delle rinnovabili. Sono quindi quantomeno goffi i tentativi di Pedro Sánchez, di accollare le sue responsabilità sul blackout alle centrali nucleari, descrivendole come "un problema piuttosto che una soluzione".

Questi sono gli esiti delle sconsiderate politiche ambientali di Bruxelles anche figlie dal degno successore di Frans Timmermans, la spagnola Teresa Ribera, vicepresidente della Commissione europea con delega alla Transizione Pulita, Giusta e Competitiva, oggi meglio nota nel suo Paese come “la profeta del apagón”.

 

Ma in quale modo il blackout spagnolo potrà influire sui costi delle nostre bollette?

Terna ha avuto la conferma, qualora fosse stato necessario, dei rischi per la rete elettrica della generazione senza grandi rotori che con la loro inerzia consentono di gestire la frequenza. La generazione solare ed eolica, che è collegata alla rete senza masse rotanti, non consente la necessaria l'inerzia al sistema. E se il fotovoltaico utility-scale ha quella che viene definita “inerzia sintetica” fatta attraverso gli inverter, di cui tuttavia non è ancora pienamente dimostrata l’efficacia, rimane da comprendere quanta era in Spagna, al momento del blackout, la potenza immessa dal piccolo solare collocato sui tetti che questa funzione non ce l'ha. O in termini più generali quale percentuale di produzione senza masse in movimento può reggere il sistema?

Non è un caso che Terna in questi giorni stia, senza troppo clamore, aumentando gli ordini di distacco della produzione per motivi di sicurezza della rete. Non pare una fortuita coincidenza il tempismo con cui Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, con la delibera del 27 marzo 2025, hadeciso per effetto delle segnalazioni di Terna in merito al potenziale incremento dell’impiego di modulazioni straordinarie (leggi ordine di distacco) a scendere già a decorrere dalla primavera 2025, sia necessario e urgente estendere anche alle fonti rinnovabili non programmabili diverse dalla fonte eolica (ovvero il fotovoltaico) il diritto alla remunerazione della mancata produzione derivante dalle citate modulazioni a scopo emergenziale”.

Di conseguenza, quando nei mesi a venire nelle ore centrali della giornata tutti gli impianti produrranno contemporaneamente, Terna per garantire la stabilità della rete dovrà distaccarli, ma l’energia prodotta, perfettamente inutile, verrà comunque retribuita: dalle nostre bollette.

Pertanto, quando i profeti del sole e del vento ci narrano festosi che “il sole e il vento sono gratis” e che prezzi dell’energia elettrica sono precipitati fino quasi ad azzerarsi non è il caso di gioire: significa che è stata prodotta un’enorme quantità di energia, perfettamente inutile, ma che dovremo comunque pagare.

Quindi più energia solare non significa una spesa energetica minore per tutti, significa piuttosto affari d’oro per qualcuno che vive nel “Paradiso delle rinnovabili” dove il rischio d’impresa non esiste.

Anche perché un istante dopo aver decantato i prezzi a zero, i profeti vi diranno che questo pone delle “sfide”. Ecco è questo il momento di cui vi spiegheranno che servono gli accumuli e naturalmente una rete elettrica “smart” per non sprecare tutta quell’energia e quindi può esservi utile sapere che la Germania qualche conto l’ha già fatto.

Quella che a Berlino chiamano una “rete elettrica sostenibile” i cui requisiti tecnologici sono stati progettati dalla BDEW, la più grande associazione dell'industria energetica in Germania, e dalla ZVEI, l’Associazione tedesca dell'industria elettrica e digitale, costerà 570 miliardi di euro. Quanti secoli di blackout ci attendono?

 

Un mese dopo.

Mentre il governo Sánchez continua la sua crociata ideologica a favore delle rinnovabili intermittenti, le opposizioni - che numericamente stanno diventando maggioranza -  insistono sulla necessità del mantenimento in esercizio delle centrali nucleari. Circa le reali cause del blackout fa un certo clamore il silenzio di Redeia, che in realtà aveva parlato prima del blackout segnalando le criticità della rete elettrica, ignorate dal Governo. Nel suo ultimo rapporto annuale aveva identificato come un pericolo il fatto di avere "informazioni insufficienti per il funzionamento in tempo reale del sistema a causa di un aumento degli impianti di generazione rinnovabile con potenze inferiori a 1 megawatt (MW)". Si stima che nel Paese ci siano circa 54.000 impianti solari collegati alla rete, compresi i pannelli sui tetti di fabbriche, uffici e case.

Beatriz Corredor, Presidente di Redeia, giurista, era stata scelta da Sánchez nel 2021 per sostituire Jordi Sevilla, dopo gli scontri sulla pianificazione energetica con la “la profeta del apagón”. È nella lettera di congedo di Sevilla che si comprendono meglio le causa dell’odierno blackout: il governo interferiva nelle decisioni tecniche e non gli consentiva di rafforzare il sistema come riteneva necessario. Il sistema, ereditato da un'altra epoca, non è stato quasi mai adattato a sostenere i nuovi grandi impianti eolici e fotovoltaici: in termini di rete elettrica, ma non solo, di più non sempre significa meglio.

Nel frattempo, Madrid chiede di potenziare la sua connessione alla rete elettrica dell'Europa centrale attraverso la Francia per compensare sovraccapacità e strozzature nell'approvvigionamento. Soluzione non a breve: pare che la disponibilità di Parigi in questo senso sia molto limitata.

E gli spagnoli scoprono che il costo del gas per evitare blackout fa lievitare i prezzi e mette a rischio decine di aziende: secondo i dati dell'Istituto Nazionale di Statistica spagnolo l'energia ha registrato l'aumento più elevato in termini tendenziali (5,7%), dopo l'evento del blackout nazionale, seguita da quella dei beni intermedi (0,1%). Per contro, i costi dei beni di consumo non durevoli hanno registrato un calo su base annua dell'1,3% rispetto allo stesso periodo del 2024.

Il blackout è passato ma ha lasciato, traccia evidente del suo passaggio, la distanza tra le ambizioni di Sánchez e la realtà della fisica.