RECENSIONE
Questo libro ricorda gli accordi del 1987 USA-URSS, quando la maggior parte delle armi nucleari esistenti fu eliminata, e racconta di come nacque l'idea, proprio da un gruppo di scienziati italiani, di distruggere le atomiche nell'unico modo possibile: utilizzando il materiale fissile come combustibile delle centrali nucleari. Una proposta oggi rinnovata, con l'idea di destinare gli utili per l'aiuto allo sviluppo.
In Copertina: L’Atomo convertito è un libro del Comitato per una Civilità dell'Amore
C’è qualcosa di visionario nella riproposizione di un progetto così ineffabilmente pacifista come quello dell’ingegner Rotunno, e del Comitato per una civiltà dell’amore proprio nel momento in cui la minaccia di una guerra nucleare è tanto reale e grave.
Visionario non vuol dire utopico o astratto e nemmeno ingenuo o – addirittura – ipocrita, come quando la parola “Pace” viene agitata come un’ arma dai sostenitori di una parte contro l’altra, generalmente dai sostenitore di un aggressore contro la vittima di turno.
Non è questo il caso. Qui la visione prescinde dai conflitti in corso e consiste in un progetto che coinvolge professionisti ed esperti, in modo pragmatico, a individuare le condizioni politiche e tecniche per la riduzione e – in prospettiva – per l’abbandono degli armamenti nucleari e per la loro trasformazione in strumenti di sviluppo, di cooperazione e di convivenza civile.
Si tratta di un progetto realistico in quanto già parzialmente realizzato con la riduzione, negli anni Novanta, del numero maggiore di testate nucleari esistenti in quel momento e con la predisposizione e la sperimentazione di trattati internazionali. I trattati, poi, hanno funzionato in modo parziale come tutte le cose umane, ma sono perfettibili ed è sempre meglio iniziare anche percorsi di diritto che non affidarsi unicamente alla forza, anche quando la forza è – o appare – inevitabile.
Ed è anche un progetto positivo perché non si fonda sulla paura o sulla demonizzazione antiscientifica del nucleare ma sulla fiducia e sulla capacità di governare le tecnologie, anche le più complesse, volgendole verso il progresso anziché sulla volontà di sterminio e sopraffazione.
Quale che sia la contingenza attuale, un percorso simile sarà felicemente inevitabile quando ci saranno soluzione dei conflitti armati e ripresa di fiducia nel diritto internazionale. L’alternativa, d’altra parte, non c’è. Ovvero, non è augurabile.
P.S. Anche grazie alla penna felice di Maurizio Stefanini, il libro non è pedante come sono, di solito, le proposte politiche e militanti ma riesce a narrare gli eventi con facilità e compiutezza a partire dalle contraddizioni che attraversarono gli scienziati che diedero inizio allo sviluppo dell’energia atomica fino al peso degli arsenali dei giorni nostri e alle opportunità positive insite nella loro possibile conversione.