Oggi:

2025-10-29 19:17

La Strada dell’Idrogeno Sostenibile Non è in Discesa

PNRR & DECARBONIZZAZIONE

di: 
Amici della Terra

Gli Amici della Terra, in collaborazione con Environmental Defense Fund Europe (EDFE), hanno organizzato un webinar dedicato alle politiche e strategie per la riduzione delle emissioni di idrogeno lungo la filiera, con la partecipazione di rappresentanti istituzionali e associazioni del settore. Nel corso dell’evento è stato presentato il Rapporto “Idrogeno In Italia: realtà e prospettive dell’uso dell’idrogeno per la decarbonizzazione”, che analizza l’evoluzione della filiera nazionale nel contesto europeo e introduce il tema ancora poco esplorato delle emissioni di idrogeno. Di seguito, l’abstract del documento.

In Copertina: Foto Pixabay


Abstract
Il rapporto analizza lo sviluppo della filiera dell’idrogeno in Italia nel quadro degli obiettivi europei di decarbonizzazione e delle misure PNRR, anche nella prospettiva delle problematiche relative alle emissioni di idrogeno.

Il quadro regolatorio europeo ha fissato obiettivi ambiziosi: dalla Strategia UE per l’idrogeno del 2020 al pacchetto Gas e Idrogeno (Direttiva 2024/1788 e Regolamento 2024/1789), passando per la RED III (2023/2413) che introduce target specifici per l’idrogeno rinnovabile. In questo contesto, l’Italia ha promosso l’utilizzo dell’idrogeno sia attraverso il PNRR, che finanzia progetti per produzione, usi industriali e trasporti, sia con il PNIEC del 2024, che riconosce un ruolo strategico sia all’idrogeno verde sia a quello low-carbon.

A fine 2024 è stata varata la Strategia Nazionale Idrogeno, primo documento organico di indirizzo. Nel 2025, è stato approvato preliminarmente dal Governo un disegno di legge con la finalità di introdurre un quadro normativo strutturato sul settore, mentre ARERA ha già avviato attività regolatorie dedicate.

Per quanto riguarda le misure previste dal PNRR, a fronte di risorse dedicate pari a circa 2,87 miliardi di euro, l’attuazione procede a rilento e in modo disomogeneo. I progetti delle Hydrogen Valleys e le iniziative per il trasporto stradale a idrogeno mostrano ritardi, rinunce e difficoltà autorizzative. In ogni caso alcune primissime esperienze di impianti di produzione di idrogeno, come quella di Italgas a Sestu, sono state attivate.

Sul piano strutturale, persiste il rischio di pianificare usi e infrastrutture senza bacini di domanda credibili e senza capacità rinnovabile addizionale. Inoltre, l’utilizzo di idrogeno verde dovrebbe essere valutato al confronto di alternative energeticamente più efficienti, anche l’utilizzo di idrogeno low-carbon dovrebbe essere considerato solo se inquadrato entro soglie emissive rigorose di CO₂ residua e metano lungo la filiera.

Guardando la realtà, oggi, l’idrogeno in Italia è quasi interamente utilizzato in processi industriali (raffinazione, produzione di ammoniaca). Gli impieghi come vettore energetico nei trasporti e nel civile sono ancora marginali.

Nel 2023 la capacità produttiva annua si attesta a ~844 mila t, con produzione reale di ~552 mila t (circa 65% di utilizzo della capacità). Circa il 95% della produzione è idrogeno “grigio” da SMR/IGCC, circa il 4,9% by-product, mentre blu e verde restano marginali (circa 0,1%). Sono operativi 41 impianti di diverse taglie, localizzati nei distretti industriali dove è richiesto l’utilizzo dell’idrogeno.

Per gli usi nei trasporti, esiste una sola stazione di rifornimento di idrogeno attiva (Bolzano), con prime aperture/infrastrutture in avvio (es. Mestre; Carugate inaugurata nel 2025 con apertura al pubblico prevista nel 2026).

L’Italia dispone di ~35.000 km di gasdotti per il trasporto, ma ad oggi il blending in rete è limitato a prime esperienze di utilizzo di miscele idrogeno/gas naturale fino al 2%. Sono in corso adeguamenti e test per aumentare le percentuali oltre il 2% e, in prospettiva, abilitare tratte a idrogeno puro.

Il ruolo dei porti potrebbe essere strategico come hub di import e conversione in ammoniaca o in e-fuel, anche in connessione con corridoi come il SoutH2. Tuttavia, i costi energetici e le perdite lungo la filiera e le catene logistiche impongono valutazioni di costo-beneficio e coerenza con la domanda effettiva.

Accanto alle difficoltà attuative, il rapporto pone l’attenzione su un tema ancora poco trattato: le emissioni di idrogeno. L’idrogeno non è un gas serra diretto, ma amplifica (indirettamente) l’impatto climalterante attraverso l’allungamento della vita del metano, la formazione di ozono troposferico e di vapore acqueo stratosferico. Le stime correnti indicano un GWP100 ≈ 11–12 e tassi di perdita lungo la filiera ancora incerti (ordine 0,3–20% a seconda degli asset e delle pratiche operative), complici limiti tecnologici di misura.

Per questo Amici della Terra aveva proposto di integrare nella Strategia Nazionale il tema delle emissioni di idrogeno, prevedendo monitoraggi sistematici, standard tecnici e misure di mitigazione (rilevamento, manutenzione, progettazione).

In conclusione, l’idrogeno potrebbe contribuire alla transizione energetica italiana solo dentro un quadro regolatorio chiaro, una governance istituzionale più robusta e una pianificazione integrata di domanda, produzione rinnovabile addizionale e infrastrutture (rete, porti, stoccaggi), un’effettiva efficienza energetica e competitività della filiera. Facendo tesoro di quanto avvenuto per le emissioni di metano nel caso della filiera del gas naturale, lo sviluppo della filiera dovrebbe integrare fin da subito la dimensione climatica delle emissioni di idrogeno, garantendo tracciabilità e contenimento delle emissioni, affinché questo vettore energetico contribuisca realmente alla decarbonizzazione.