TECNOLOGIE EFFICIENTI
Le pompe di calore hanno un ruolo ben preciso nella decarbonizzazione del settore del calore residenziale, commerciale ed industriale, ma per liberare il loro vero potenziale è auspicabile un cambio radicale di strategia. L’autore, che non si rassegna all’abbandono del Piano d’azione da parte della Commissione Europea, esamina alcune criticità e sollecita un nuovo approccio nel segno della trasparenza.
In Copertina: Immagine tratta dal sito della Commissione Europea relativa al “Heat pumps action plan: online consultation launched by Commission to accelerate roll-out across EU”
La doccia fredda, che arriva da Bruxelles, il 28 ottobre 2025 e che dice “This initiative has been abandoned”, alla pagina internet dedicata allo sviluppo delle pompe di calore (Heat pumps – action plan to accelerate roll-out across the EU) sul sito della commissione Europea, lascia sicuramente senza fiato.
È una notizia grave, confermata da EHPA (European Heat Pump Association), subito il 29 ottobre 2025, con un proprio comunicato in cui conferma che la Commissione Europea ha ufficialmente abbandonato il suo Piano d’Azione dedicato alle Pompe di Calore.
Tutto questo, sebbene molti addetti ai lavori già avessero intuito che qualcosa non stava andando nel verso giusto fin dallo scorso dicembre 2023, quando il lancio del piano fu rimandato a data da destinarsi, ed EHPA dica nel suo comunicato, testualmente, “non è una sorpresa”, impone invece alcune riflessioni urgenti ed importanti quali ad esempio:
- Perché una tecnologia così efficiente a livello di sostanziali riduzioni dei consumi di energia primaria (anche del 50% in meno rispetto ad un tradizionale dispositivo di riscaldamento a combustione) ed abbattimento delle emissioni climalteranti, viene messa apparentemente in stand-by nel piano di azione, ad essa dedicato, a livello EU ?
- Perché, se ormai sta scritto dappertutto che per decarbonizzare il settore edilizio ma anche quello industriale, le pompe di calore sono necessarie per adempiere al piano di decarbonizzazione EU al 2050, un simile “abbandono” da parte della Commissione Europea?

Figura 1 - Fonte: Sito della Commissione Europea https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/13771-Heat-pumps-action-plan-to-accelerate-roll-out-across-the-EU_en
Il piano “Heat pumps – action plan to accelerate roll-out across the EU” non era un giochino, una buttata, uno scherzo, si poneva obiettivi solidissimi tra cui: “La diffusione delle pompe di calore è fondamentale per la transizione verso l’energia pulita e per raggiungere la neutralità carbonica in linea con gli obiettivi fissati nel Green Deal europeo. Tutti gli scenari politici alla base delle proposte legislative del pacchetto “Fit for 55” mostrano un significativo aumento dell’adozione delle pompe di calore in tutti i settori, in particolare negli edifici. Per raggiungere gli obiettivi del 2030 e garantire una rapida decarbonizzazione del riscaldamento, l’installazione di caldaie nei nuovi edifici e la sostituzione di caldaie a combustibili fossili con modelli più recenti dovrebbero essere interrotte il prima possibile” (tradotto dal documento originale EU: Rolling out heat pumps is central to the clean-energy transition and to achieving carbon neutrality in line with the goals set in the European Green Deal. All policy scenarios underpinning the ‘Fit for 55’ legislative proposals show a significant uptake of heat pumps in all sectors, and notably in buildings. To meet the 2030 targets and deliver the needed fast decarbonisation of heat, installing boilers in new buildings and replacing fossil-fuel boilers by newer ones should be discontinued as soon as possible).
Tutto era praticamente pronto: già nel 2023 Mr. Thomas Nowak, allora Segretario Generale di EHPA aveva presentato, il 6 giugno 2023, proprio a Bruxelles al Commissario Europeo per l’Energia, Ms. Kadri Simson, il documento “Heat Pump Accelerator” insieme alla Fondazione Europea per il Clima (European Climate Foundation): un documento straordinario, chiaro e ben fatto.
La stessa Ms. Kadri Simson, invitata all’Heat Pump Summit a Bruxelles lo scorso 27-28 settembre 2023 diceva letteralmente, nella sua funzione istituzionale di Commissario EU all’Energia, in conferenza plenaria, difronte a più di 200 esperti e dirigenti del settore delle pompe di calore: "Il futuro del riscaldamento domestico non risiede nella combustione di combustibili fossili. Si trova invece nelle tecnologie basate su fonti di energia rinnovabile, così come nei sistemi efficienti di teleriscaldamento e teleraffrescamento. Le pompe di calore, in particolare, sono pronte a diventare la tecnologia di riscaldamento principale" (tradotto dallo speech originale “The future of heating in households does not lie in fossil fuel combustion. It lies in technologies based on renewable energy sources, as well as efficient district heating and cooling. Heat pumps, in particular, are ready to become mainstream heating technology”).
Appare evidente che, sebbene la partita non finisca qui (con questo abbandono del piano EU dedicato alle pompe di calore) e che ci saranno nuove opportunità di riportare le pompe di calore in cima all’agenda europea, quali ad esempio collocarla in maniera forte all’interno della “Strategia europea per il riscaldamento e il raffreddamento” e nel “Piano d’Azione per l’Elettrificazione”, è auspicabile prenda avvio un nuovo movimento intorno a questa straordinaria tecnologia che vada magari a valorizzarla, oltre agli indubbi risparmi sulle emissioni climalteranti e di energia primaria, che sono necessari al pianeta ed all’uomo (e che sono concreti e dimostrati in maniera inequivocabile), trattando anche le tematiche (magari da qualcuno ritenute secondarie, ma che a questo punto secondarie non sono) che ne stanno evidentemente limitando uno sviluppo sostenibile e rapido.
Un possibile nuovo approccio
E’ importante si possa entrare in una nuova fase, dove accanto ai valori inequivocabili di questa tecnologia si parli con chiarezza di quali sono gli ambiti applicativi più promettenti, si discuta serenamente degli ambiti meno favorevoli, entrando su temi chiari con mappe di “Technology Readiness Level” (TRL) magari per applicazione impiantistica, fascia climatica e tipologia di edificio o processo industriale e non pensando, come in tante situazione viene detto (o viene lasciato intendere) di inserire questa tecnologia ovunque, indipendentemente dalle condizioni al contorno, puntando (spesso troppo) su obblighi e incentivi e dedicando poco spazio alla discussione, contestualizzazione e soluzione dei fenomeni che la frenano.
Eppure, l’esperienza dovrebbe averci insegnato ormai che un processo che punti prevalentemente su “obblighi e incentivi” non funziona (vedi, ad esempio, il settore automotive). Proprio perché teniamo molto alle pompe di calore, desideriamo che non si inseriscano in una spirale negativa che, come è accaduto al settore dell’auto, non favorisce né l’auto elettrica, né l’auto a combustibili fossili, né i lavoratori, né i consumatori e né le imprese, ma sembra favorire invece quei paesi con manifattura a basso costo che, da iniziali antagonisti del green deal, si stanno invece posizionando nel mondo delle rinnovabili in una maniera straordinariamente veloce ed efficace.
Non è un fatto casuale: dobbiamo prendere atto ed ammettere che la Cina, senza tropi proclami, ma anticipando i tempi, ha saputo sviluppare negli ultimi 15 anni, meglio di chiunque altro, una filiera completa e domina la produzione di tecnologie di massa nel campo delle energie rinnovabili termiche ed elettriche e componenti grazie ai bassi costi di produzione, una solida base nei materiali produzione e sostegno politico (giusto o sbagliato, discutibile o non) forte in questi segmenti industriali. La Cina controlla almeno la metà della produzione della maggior parte delle principali tecnologie di questo tipo, in particolare il solare fotovoltaico e le batterie dei veicoli elettrici e sta acquisendo una posizione fortissima anche nel mondo delle pompe di calore residenziali.
Non sono queste congetture: sono dati chiari e non è certo un segreto quanto indicato dalla IEA (International Energy Agency) quando esprime il fatto che le filiere necessarie per la decarbonizzazione dell’UE e le tecnologie connesse al mondo delle rinnovabili, purtroppo, come emerge dall’Energy Technology Perspectives 2023 (report edito da IEA), sono concentrate al di fuori del continente europeo, principalmente in Cina (in media per il 65% del totale, con punte del 90%) vedasi diagramma 1.
DIAGRAMMA 1: QUOTE REGIONALI DELLA CAPACITÀ PRODUTTIVA PER LA PRODUZIONE DI MASSA DI TECNOLOGIE E COMPONENTI PER L’ENERGIA GREEN, SECONDO L’ENERGY TECHNOLOGY PERSPECTIVES 2023, REPORT EDITO DA IEA
Diagramma 1 – Fonte: Pubblicazione Energy Technology Perspectives 2023.
Report edito da IEA (International Energy Agency)
L’opportunità e le sfide in Europa e in Italia
A nostro favore c’è il fatto che la cultura scientifica di settore si sta elevando molto in questi anni, il numero di laureati che si cimentano nel campo della sostenibilità e delle rinnovabili è in constante crescita in tutta Europa, le associazioni di categoria nei campi della climatizzazione e del riscaldamento, in Italia come in Europa, sono dotate di figure autorevoli e competenti ed hanno conoscenze e mezzi mai avuti prima in maniera così specifica e dettagliata anche per dialogare con la politica italiana ed europea. Abbiamo dunque le competenze per trovare la soluzione ma bisogna probabilmente impegnarsi molto di più, affiancando alla spinta per l’ottenimento di incentivi governativi e sovvenzioni, criteri anche più scientifici per enucleare i freni reali allo sviluppo di questa tecnologia su larga scala.
È probabilmente auspicabile fare un salto di qualità in tema di contestualizzazione delle potenzialità, del mercato di riferimento e delle implicazioni OpEx (Costi operativi di conduzione) e CapEx (costi iniziali per l’adozione della tecnologia), che pesano come macigni nei ritorni dell’investimento. Molta più attenzione dovrà essere dedicata sulle materiae prime critiche, delle filiere europee della componentistica, a livello di ciclo vita, includendo anche la dismissione e lo smaltimento di una pompa di calore, rispetto alle tecnologie esistenti in largo impiego.
Non sono questi fattori secondari, specie se siamo difronte a milioni di pompe di calore che auspicabilmente inonderanno il mercato europeo. Banalmente, smaltire una caldaia da 24kW (peso orientativo medio 20-30 kg) e una pompa di calore di pari potenza (peso orientativo medio 150-200 kg) o di potenza inferiore es. 8kW (peso orientativo medio 60-80 kg) non fa una differenza trascurabile, anche in fatto di impiego di materie prime che, causa inflazione in Europa, hanno subito incrementi importanti, e per maggiori difficoltà di separazione dei materiali compositi in fase di smaltimento. Sono elementi che devono imporre livelli di analisi chiari per capire se tali fattori rappresentano o meno un problema e, se sì, in che dimensione, perché liberarsi dalla dipendenza da combustibili fossili per entrare nella dipendenza da materie prime (o nel mondo del riciclo complesso di un uso sconsiderato di materia prime) non è certo un grande passo in avanti né per l’Europa né per l’Uomo sulla terra in senso generale.
Dobbiamo probabilmente porci con chiarezza queste domande e tante altre. Darle per scontate o fare finta di niente rischia solo di ostacolare lo sviluppo delle pompe di calore.
Dobbiamo in sostanza fare un salto di qualità nel motivare ad ampio spettro la bontà di questa tecnologia, affrontarne con trasparenza i limiti, per valorizzare gli ambiti più promettenti non fermandoci all’indiscutibile vantaggio sulla riduzione nel consumo di energia primaria: questo è un fatto evidente e chi discute ancora di questo è meglio si documenti.
Dobbiamo sicuramente discutere di più e meglio su come l’energia elettrica con cui alimentiamo le pompe di calore sia davvero green e non sia proveniente in larga misura da generazione elettrica che ancora si basa sui combustibili fossili. Dovremmo premiare, ad esempio, sistemi combinati energia green + pompa di calore come stanno facendo alcuni meccanismi incentivanti?
Tutto questo per evidenziare che se non modifichiamo l’approccio per sostenere con i numeri, in maniera olistica, questa straordinaria tecnologia efficiente e rinnovabile, il rischio è quello di sacrificarla sull’altare delle ideologie green sempre più sotto pressione da chi vorrebbe, ad esempio, continuare con le caldaie e con le auto a combustione interna all’infinito. Pompe di calore dappertutto / auto elettriche dappertutto / ibrido dappertutto / caldaie il nemico numero 1, ecc.: non è così semplice: magari lo fosse!
Dobbiamo essere consapevoli che il mondo in cui siamo non è semplice: le pompe di calore, le auto elettriche, le soluzioni ibride hanno un posto fondamentale nella società del futuro, ma le soluzioni da trovare e le analisi da fare non sono semplici e vanno avviate senza timori in maniera convinta, scientifica e sistematica.
Strumenti come LCA (analisi del ciclo di vita) e TLCC (costo totale del ciclo di vita) sono elementi che devono diventare la normalità per far sì che le tecnologie scelte siano davvero le più corrette sotto vari punti di vista, a seconda delle diverse applicazioni, e non limitandosi a “consumano il 50% in meno di energia primaria: incentiviamole con sostegni statali”.
È bello da dire ed è anche vero - consumano davvero il 50% in meno di energia primaria, nella media a parità di energia termica prodotta - ma questo non sta funzionando nel contesto politico ed economico attuale al fine di far veramente decollare il settore. In particolare, il settore residenziale sta avendo un momento difficile ormai da tre anni, indipendentemente dall’abbandono dell’action plan da parte della commissione europea del 28 ottobre 2025; quello semmai può demoralizzare, ma non è quello che impatta sulla situazione attuale, già abbondantemente compromessa dalle azioni attuali su incentivi a singhiozzo e scarsa azione prospettica.
Quindi, incentivare a pioggia senza esplicitare, ad esempio, che energia elettrica si utilizza (in che quota green), quali sono i parametri di confronti delle tecnologie alternative o tradizionali (LCA, TLCC, ecc.), quali sono i parametri in termini di impiego di materie prime critiche ed in termini di smaltimento, non sembra la strada giusta.
Le pompe di calore, tra tutte le rinnovabili, sono ancora una grande opportunità per l’Europa e per l’Italia, che ha un tessuto di produzione d’eccellenza in questo campo, ma che forse manca di aggregazione: tante piccole aziende che faticano sempre più a tenere il passo della competitività, del carico normativo e delle risorse necessarie; se non sapranno fondersi in una mega-factory o trovare il modo di aggregarsi, magari condividendo R&D e servizi comuni, aumentando massa critica, potrebbero nell’arco di 10 anni non esistere più, superate da multinazionali estere che si muovono a passo doppio o triplo in termini di investimenti e capacità di promozione.
Un esempio virtuoso dal settore commerciale e industriale
Abbiamo già incoraggianti esempi nel campo del terziario e dell’industria, dove approcci più tecnici e ponderati stanno dando ottimi segnali. In quei settori dove prevale l’approccio tecnico, il mercato già da solo sta premiando questa tecnologia green: nel terziario ormai da tanti anni si assiste ad una crescita stabile, indipendentemente dal contesto incentivante, perché l’approccio tecnico ed il calcolo preciso di parametri, come CapEx, OpEx ed LCA sono la normalità prima delle decisioni sulle tecnologie.
Anche nel campo industriale, le pompe di calore si stanno facendo spazio e sempre più si punta a soluzioni alimentate da energia 100% rinnovabile (es. Fotovoltaico, Idroelettrico, Eolico, ecc.) e con refrigeranti naturali (es. Ammoniaca (R717), Anidride Carbonica (R744) o Propano (R290). Ma non sempre queste soluzioni sono adatte a tutti i campi e questo fatto viene affrontato spesso in maniera scientifica, senza fondamentalismi ideologici e tecnologici.
È questo uno dei temi di grande dibattito ed attualità nel mondo industriale, ovvero il “Technology Readiness Level” (TRL) per classificare il fatto che non tutte le alte temperature richieste nell’industria possono essere raggiunte con le tecnologie green e che, sebbene le cose stiano cambiando velocemente, per i trattamenti termici più impegnativi - ad esempio al di sopra dei 100-120 °C - le tecnologie in pompa di calore non sono così diffuse e, spesso, sono ancora a livello prototipale. Sopra il 140 °C parliamo quasi sempre di ricerca di laboratorio e, comunque, il tutto poi dipende dalla temperatura delle sorgenti termiche. Per quanto riguarda i livelli di temperatura coperti dalle pompe di calore, si può fare una distinzione in tre categorie principali, basate sulla temperatura della fonte di energia (T Source) e il livello di temperatura erogabile (T Supply) come espresso nel diagramma 2.
In linea di massima, le 3 tipologie possono essere così descritte:
RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELLE TEMPERATURE
DI SORGENTE E UTILIZZO DEI DIVERSI TIPI DI POMPE DI CALORE
Diagramma 2 – Fonte: Pubblicazione “High temperature heat pumps: Market overview, state of the art, research status, refrigerants, and application potentials”, autori C. Arpagaus, F. Bless, M. Uhlmann, J. Schiffmann, and S. S. Bertsch [6]
Dalla lettura della Tabella I appare evidente che il campo di applicazione delle pompe di calore sia certamente ampio e adatto a molti settori applicativi nell’industria (quelli nelle aree verde chiaro e verde scuro). Le aree gialle e arancioni, che rappresentano temperature al di sopra dei 100 °C, sono ancora saldamente dominate dalle applicazioni a combustione tradizionale. Queste includono caldaie a condensazione di tipo evoluto, modulante, con controlli digitali e alimentate a gas: una combinazione che offre certamente buoni livelli di efficienza (nell’ambito delle apparecchiature a combustione) per raggiungere alte ed altissime temperature, dove le pompe di calore oggi non riescono ad arrivare in modo efficiente, ma dove si prevede arriveranno in un tempo relativamente breve.
CAMPI DI TEMPERATURA RICHIESTI A SECONDA DEI DIVERSI SETTORI E PROCESSI INDUSTRIALI
Tabella I – Fonte: Pubblicazione “High temperature heat pumps: Market overview, state of the art, research status, refrigerants, and application potentials”, autori C. Arpagaus, F. Bless, M. Uhlmann, J. Schiffmann, and S. S. Bertsch
Su tutto questo, la IEA (International Energy Agency) ha già le idee molto chiare e, attraverso il proprio “Technology Collaboration Programme on Heat Pumping Technologies” (HPT TCP) e la pubblicazione “Annex 58 High Temperature Heat Pumps Task 1 – Technologies Task Report”, ha già offerto una chiara visione su quali siano le straordinarie opportunità di sviluppo delle pompe di calore nel campo industriale, con una roadmap molto interessante, nel periodo 2020-2030, di sviluppo di numerosi segmenti di prodotto, in parte maturi ed in parte in maturazione proprio nei prossimi 5 anni nel campo delle HTHP e VHTHP, ribadita e presentata anche lo scorso 28 ottobre 2025 a Norimberga (Germania) in occasione dell’Heat Pump Summit, uno degli eventi di riferimento del settore delle pompe di calore a livello mondiale a cui lo scrivente ha avuto il piacere di partecipare.
IEA (INTERNATIONAL ENERGY AGENCY) – ANNEX 58:
PROSPETTIVE DI SVILUPPO TECNOLOGICO DELLE POMPE DI CALORE AD ALTA TEMPERATURA
Figura 2 - Immagine esemplificativa delle attese di sviluppo delle pompe di calore ad alta temperatura per il settore industriale dai giorni nostri al 2030. Fonte: IEA (International Energy Agency). Technology Collaboration Programme on Heat Pumping Technologies (HPT TCP) “Annex 58 High Temperature Heat Pumps Task 1 – Presentazione effettuata il 28 ottobre 2025 a Norimberga in occasione dell’Heat Pump Summit, uno degli eventi di riferimento del settore delle pompe di calore a livello mondiale
Conclusioni
Una larga diffusione delle pompe di calore è di fondamentale importanza per limitare l’impiego di combustibili fossili e i problemi collegati ma l’approccio “incentivi-obbligo centrico” dimostra più che mai i suoi limiti: se c’è l’incentivo si vende, se non c’è l’incentivo il mercato crolla. Lo abbiamo visto in Italia e lo abbiamo visto in Germania, in maniera inequivocabile.
È necessario un netto cambio di passo nel sostegno a questa tecnologia evidenziando dove e quanto il passaggio alle pompe di calore sia accessibile economicamente, sia in termini di costi iniziali che di gestione, affrontando il tema dei sussidi, della tassazione energetica, dell’impiego di materia prime e dello smaltimento in maniera molto più ampia e completa.
Gli investimenti e la pianificazione possono essere consolidati attraverso politiche chiare, coerenti e di lungo periodo, ad esempio tramite obiettivi più chiari, sotto vari punti di vista.
Se la Commissione Europea sosterrà in questo modo una diffusione più rapida delle pompe di calore nei prossimi piani, ciò aumenterà i benefici per l’Europa, maggiore sicurezza energetica, leadership nelle tecnologie pulite, occupazione locale, decarbonizzazione degli edifici e dell’industria, come era previsto dal Piano d’Azione per le Pompe di Calore dell’UE, ora abbandonato, purtroppo.
La speranza è che associazioni autorevoli come quelle italiane e come EHPA, che fa parte della “Piattaforma per l’Accelerazione delle Pompe di Calore della Commissione Europea” che mira a riunire la comunità del settore per promuovere la diffusione della tecnologia, siano in grado di imporre un approccio più incisivo, facendo uscire questa tecnologia dal vicolo cieco “incentivi-obbligo” che sembra avere imboccato soprattutto nel settore residenziale.
*Jacques Gandini ha un’esperienza di 25 anni nel settore delle pompe di calore ed è disponibile a condividere le proprie competenze: j.gandini@gandinistudio.com