Oggi:

2024-10-12 17:05

Dialogo su Popper ed il Riscaldamento Globale

CAMBIAMENTI CLIMATICI

di: 
Nino di Franco*

 

Tommaso: San Tommaso apostolo Tertulliano: il filosofo del credo quia absurdum


Tom.:  Senti qua: “…Nell’agosto del 2010 il fisico Sergio Bertolucci, direttore Research and Computing del CERN di Ginevra, rilasciò un’intervista alla radio svizzera. Nel corso dell’intervista, sollecitato sul bosone di Higgs, disse testualmente: “Se non scoprissimo il bosone di Higgs, avremmo di fatto distrutto il modello standard” e: “Se non lo troviamo, e abbiamo tutti gli strumenti per trovarlo, abbiamo bisogno di qualcos’altro per spiegare le cose”. Il 6 marzo 2013 il CERN confermava la scoperta del Bosone di Higgs a seguito degli esperimenti ATLAS e CMS condotti nel Large Hadron Collider. In questa parabola è racchiusa la scienza moderna. Per secoli i filosofi si sono interrogati su cosa è possibile conoscere, e come sia possibile giungere alla verità. Karl Popper ha copernicanamente rivoluzionato il dibattito nel corso dei primi decenni del secolo scorso. Una teoria, per dirsi “scientifica”, deve essere in grado di spiegare e prevedere i fenomeni che avvengono in natura, e per dimostrarne la scientificità Popper rifiutò tuttavia il processo basato sull’induzione a favore della critica profonda della teoria in esame, e dell’ideazione dell’esperimento falsificatore. Solo se è falsificabile – afferma Popper – una teoria può dirsi scientifica. Infatti una teoria non può essere ‘verificata’; bisognerebbe altrimenti testarne la validità in tutte le condizioni, in qualunque tempo ed in qualunque luogo dell’universo: il risultato di un esperimento non è infatti logicamente estrapolabile dal laboratorio al mondo reale. L’unica cosa che possiamo dire è che una teoria è valida fintantoché non se ne dimostra la falsità, e dunque una teoria, per dirsi scientifica, deve essere falsificabile. La teoria del flogisto fu considerata scientifica finché fu confutata da Lavoisier (1783); successe lo stesso alla teoria dell’etere, che l’esperimento di Michelson e Morley (1881) dimostrò falsa; la gravitazione universale di Newton fu confutata dalla teoria della relatività di Einstein (1905-13), e così via. Sergio Bertolucci, nel caso di fallimento dell’esperimento alla ricerca del bosone di Higgs, non avrebbe accusato la scarsa affidabilità degli strumenti, o una sfavorevole congiuntura, o la non correttezza di un particolare aspetto del modello standard cui si sarebbe dovuto mettere una pezza. No. Se avendo tutti gli strumenti il bosone non esce fuori, vuol dire che tutta la teoria del modello standard è falsa, e c’è bisogno di qualcos’altro. Popper avrebbe denominato gli esperimenti ATLAS e CMS “esperimenti falsificatori”, il cui esito avrebbe costituito la demarcazione tra teoria “falsa” e teoria “di cui non è stata ancora dimostrata la falsità”. L’astrologia non è una teoria scientifica perché non è possibile teorizzare l’esperimento falsificatore. Scrive Nassim Nicholas Taleb nel suo Giocati dal caso: “L’astrologo può sempre trovare una ragione che si adatti agli eventi, dicendo per esempio che «Marte era probabilmente in linea, ma non troppo»”. Ed è questo il motivo per cui nella scienza i teorici di leggi poi dimostratesi false non passano per ciarlatani. Il loro universo era popolato solo da cigni bianchi, mentre un nuovo teorico dopo di loro ha scoperto un cigno nero. A tutt’oggi, l’epistemologia popperiana è entrata a far parte del tessuto intimo di qualunque dibattito sulle finalità della scienza…”

Ter.:   Interessante. E poi?

Tom.:  Senti quest’altro: “…A partire dagli anni ’70 del secolo scorso si è imposto a livello planetario il tema del cambiamento climatico dovuto alle attività antropiche. Il tema sarebbe probabilmente rimasto confinato agli addetti ai lavori se tra gli effetti non fossero stati previsti sconvolgimenti climatici che potrebbero mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell’umanità. L’innalzamento incontrollato della temperatura atmosferica dovuto all’effetto serra potrebbe infatti causare il sollevamento degli oceani per lo scioglimento dei ghiacciai di Antartide e Groenlandia; la diffusione di terribili morbi  finora confinati nelle fasce equatoriali (malaria, febbre gialla…); l’incremento di malattie cardiovascolari e respiratorie; l’inaridimento di intere aree geografiche con riduzione globale di produzione di colture alimentari; uragani e tempeste di frequenza e violenza mai sperimentate prima; migrazioni forzate di intere popolazioni; collasso della Corrente del Golfo nordatlantica; rilascio di quantità imprecisate di metano attualmente intrappolato nei permafrost; incendi e frane; estinzione di specie animali; difficoltà di reperimento di risorse idriche; e altro. Il pericolo di accadimento di simili conseguenze ha prodotto nel tempo un’intensa legiferazione finalizzata al contenimento delle emissioni climalteranti su scala globale. Il 23 settembre 2014, nel corso del Vertice dei Capi di Stato e di Governo sul Clima a New York, il segretario generale dell’ONU Ban Ki-Moon ha sollecitato i paesi aderenti ad impegnarsi ancor di più nelle misure di riduzione delle emissioni di gas serra…”

Ter.:   Non capisco proprio dove vuoi andare a parare. Che c’entra Popper col cambiamento climatico?

Tom.: È da tempo che mi domando se il tema del cambiamento climatico causato dall’uomo – in grado di sconvolgere il pianeta – abbia lo status di “teoria scientifica”. Perché se non lo avesse, sarebbe oltremodo singolare un impegno di risorse così ingenti a livello planetario, per contrastare un fenomeno di cui non si avesse certezza su cause e rimedi.

Ter.:   Che discorsi! Posso anche non avere certezza su cause e rimedi, ma di fronte all’ipotesi delle catastrofi che hai letto prima è sempre meglio fare qualcosa oggi, no?

Tom.:  Questo che invochi si chiama ‘principio di precauzione’, ed è troppo discutibile. Non può costituire la giustificazione di base delle politiche di contrasto adottate a livello globale. Mi ricordo che il suo assunto di base fu codificato durante la conferenza di Rio del 1992, ed è clamorosamente anti-popperiano, senti: «Ove vi siano minacce di danno serio o irreversibile, l’assenza di piena certezza scientifica non deve servire come pretesto per posporre l’adozione di misure, efficaci rispetto ai costi, volte a prevenire il degrado ambientale».

Ter.:   Giusto. Impeccabile.

Tom.:  Sì, ma Popper individua invece proprio nell’assenza di piena certezza la caratteristica di una teoria scientifica, che deve essere per definizione falsificabile.

Ter.:   Dalla conferenza di Rio sono passati 22 anni; nel frattempo è stato prodotto un numero enorme di lavori scientifici e l’IPCC ha rilasciato 5 rapporti. Stiamo parlando di due epoche diverse…

Tom.:  Ho letto il Synthesis Report del 5° rapporto, che comincia così: “The Synthesis Report provides an overview of the state of knowledge concerning the science of climate change”. Come dobbiamo intendere la parola science?

Ter.:   Non penso che vada intesa come ‘scienza’ che spiega e prevede i fenomeni naturali. Piuttosto come ‘disciplina’ ricettacolo di dibattiti, opinioni, conclusioni generali intorno all’argomento del cambiamento climatico, un po’ come le scienze sociali…

Tom.:  Può essere, ma dallo scritto non traspare. Il Panel monitora la letteratura scientifica sull’argomento, e poi ne estrapola le conclusioni, condensate nel Summary for Policymakers o SPM. Tutto questo sforzo per dare solo dei consigli di buon senso?

Ter.:   Pensandoci, le SPM poggiano la propria credibilità su una gamma sterminata di studi scientifici, e… in effetti dovrebbero a loro volta avere lo status di ‘scientificità’.

Tom.:  E leggendole, le diverse SPM hanno un evidente carattere assertivo, senti la prima: “L’influenza umana sul sistema climatico è chiara, e le attuali emissioni di gas serra di origine antropica sono le più alte nella storia. Gli attuali mutamenti di clima hanno avuto impatti diffusi sui sistemi umani e naturali. Qui non c’è più bisogno del principio di precauzione, come ai tempi della conferenza di Rio.

Ter.:   Benissimo, abbiamo messo un punto fermo nel discorso. L’uomo influenza il clima, e gli scettici devono farsene una ragione.

Tom.:  Me lo aspettavo. Non trovi singolare questo tuo atteggiamento? Nella storia della scienza, una nuova teoria accettata dalla comunità scientifica viene offerta agli addetti ai lavori come strumento per indagare quel particolare ambito naturale, per derivarne nuovi risultati e nuove fonti di conoscenza. È come se si desse una torcia a chi si sta muovendo a tentoni in un ambiente buio. Se pensi che le conclusioni dell’IPCC abbiano veramente uno status ‘scientifico’, o che la frase “L’influenza umana sul sistema climatico è chiara” abbia una pretesa di verità, non ti dovresti preoccupare di cercare ulteriori conferme.

Ter.:   E perché no? Le conferme corroborano la teoria.

Tom.:  Ma la scoperta del bosone di Higgs non ha scatenato un dibattito tra chi ci crede e chi non ci crede. Si è invece presa in carico la scoperta, e questa ora contribuirà alla comprensione delle origini del cosmo, alla scoperta della materia oscura che sembra pervadere l’universo, e così via.

Ter.:   Buono a sapersi. Ma che c’entra tutto questo col cambiamento del clima?

Tom.:  È che quando invece si parla di cambiamento climatico, prima o poi esce fuori l’allusione a chi ancora non ci crede, e che ormai “non è più un’ipotesi ma una certezza”. Se è una certezza ‘scientifica’ come dice l’IPCC, perché ribadirlo di continuo, e non utilizzare invece in qualche modo le evidenze raggiunte? Mi sembra invece una disputa che ha molto di ideologico, quasi religiosa: credenti da un parte, non credenti dall’altra.

Ter.:   Mi stupisce la tua ingenuità. Non tutti gli aspetti della realtà possono essere indagati col metodo scientifico. Non tutto può essere testato in laboratorio, ma non per questo simili approcci non possono essere dichiarati ‘scientifici’. Le previsioni sul clima sono basate sull’uso di modelli, alimentati da dati storici e dalle leggi fisiche conosciute che regolano le interazioni tra le diverse variabili. Così si ricostruiscono fenomeni passati e si prevedono quelli futuri. L’uso di modelli, piuttosto che di una teoria logicamente fondata, è ineludibile nelle scienze del clima. Non si può portare una nuvola o una corrente marina in laboratorio.

Tom.:  Troppo facile. Se il modello poi non risponde a quanto effettivamente accade nella realtà – e capita spesso –  può essere ‘sintonizzato’ per fornire i risultati attesi, e questo ha veramente poco di scientifico.

Ter.:   Questo tipo di ricerche si può fare solo così. Cosa dovrebbero fare gli scienziati del clima? Abbandonare il campo e darsi alla meteorologia per dirti se domenica farà sole o pioverà?

Tom.:  Il riscaldamento globale ha assunto ormai un’importanza pervasiva a qualunque livello socio-economico. Ma sull’esattezza delle previsioni dell’IPCC ci sono troppe alee, e nonostante questo molti governi impostano le proprie politiche energetiche, economiche ed ambientali proprio su queste previsioni. Il cittadino medio potrebbe pretendere chiarezza.

Ter.:   L’IPCC sta dando chiarezza. È la tematica che è complessa.

Tom.:  Ma non possiamo aspettare decenni per sapere ogni volta se è finalmente confermata la teoria del cambiamento climatico antropogenico. Ecco dove serve Popper. Potrebbe essere il caso di orientare il dibattito verso la falsificazione della teoria…

Ter.:   Falsificare il cambiamento climatico…?

Tom.:  …individuando quale potrebbe essere l’esperimento falsificatore. Per esempio, si mette a punto il modello definitivo, su cui tutti i climatologi si dichiarano d’accordo, e con questo si prevede che la temperatura superficiale terrestre, nei prossimi anni, avrà proprio quella particolare dinamica. Oppure, che quella popolazione di mammiferi subirà quella riduzione percentuale. Che il Mediterraneo si innalzerà esattamente con quel profilo di crescita. Che la Corrente del Golfo rallenterà di x metri al secondo.

Ter.:   Ma le cose non sono così facili. È impossibile scindere gli effetti dei parametri climatici che interagiscono tutti uno con l’altro, e questo rende impossibile progettare questo famoso esperimento…

Tom.:  …e la conseguente univoca interpretazione dei dati raccolti…

Ter.:   …considerato che il riscaldamento atmosferico è un coacervo di interazioni fra anidride carbonica, metano, ossidi di azoto, aerosol, temperatura di masse d’aria e dei mari, velocità di circolazione delle nuvole e delle correnti marine, volume dei ghiacciai, acidificazione dei mari, ondate di calore, precipitazioni di acqua grandine e neve, attività solare, con retroazioni positive e negative…

Tom.:  …e bisogna tirare poi in ballo la teoria del caos. E inoltre. Il rapporto IPCC è pervaso di un numero imprecisato di giudizi del tipo ‘estremamente improbabile’, ‘molto improbabile’, ‘improbabile’, ‘indecidibile’, ‘probabile’, ‘molto probabile’, ‘virtualmente certo’.  Altro che il rasoio di Occam! Effettivamente sarebbe come cercare di far centro con mano tremante in un bersaglio sempre in movimento.

Ter.:   Visto? Popper non serve.

Tom.:  Ahimé, invece è il contrario. È proprio perché non si può ipotizzare l’esperimento falsificatore, che la teoria del cambiamento climatico antropogenico non può per ora aspirare allo status di ‘scientificità’.

Ter.:   Ma alla fine, a che servirebbe questa benedetta ‘scientificità’?

Tom.:  È logico secondo te che si adottino politiche globali, che avranno un impatto pesante sulle economie delle nazioni, senza la ‘ragionevole’ certezza che la catastrofe climatica sia un’ipotesi reale?

Ter.:   Ma la scienza deve essere esatta, non ‘ragionevole’. Ti stai contraddicendo.

Tom.:  Ma se non ti sottoponi al test di Popper non sei scienza, né esatta né ragionevole.

Ter.:   Guarda, ci sono dei cigni sul lago!

Tom.:  Bianchi o neri?

* ENEA – Unità Tecnica per l’Efficienza Energetica
Articolo pubblicato su Nuova Energia 6-2014

popper ed il clima

nella falsificazione del clima dando una spiegazione conferente ad analisi di linguaggio possiamo aggiungere che1)la scentificità del quadro,nei vari dati che lo compongono secondo le ricerche effettuali che si stanno svolgendo propongono 2)come elemento produttore e compartecipe del quadro stesso l'uomo,la società,3)nel cambiamento del clima secondo proiezioi verificate nei singoli dati che lo compongono,il clima,4)in definitiva date pr certe la falsifichità dei dati ne deriva l'esatezza della teoria e la necessità 59quindi di fare la scelta propositiva per il cambiamento ,in meglio,dello stesso 6)capacità riservata all'uomo,alla società,che deve cambiare il suo registro di azione e intervento.
Questa scelta che l'uomo deve fare trae origine dal principio degli equilibri ,ed in questi ,il maggiore da recuperare è l'accontentarsi ,per il metro di misura dell'uomo e dei suoi bisogni.
accontentarsi sapendo le regole,queste nel campo del clima sono date dalla teoria sopra tratteggiata scentificamente vera e quindi e necessario cambiare le regole della società ,l'uomo conoscendo le regole.
Aggiungo che l'equilibrio corrisponde in questo caso, ed è manifesto,al principio asintotico che in fisica corrisponde esattamente a quanto dovremmo fare ,umanità sociale,noi.
In tal modo ci restutuiremmo anche ad un equilibrio etico indispensabile per la sopravvivenza delle presenti e delle future generaioni.
Giovanni lombardi per la casa della coltura antiatomica.