Oggi:

2025-04-29 17:00

Superior Stabat Lupus

CLIMA E INFORMAZIONE

di: 
G.Alimonti, L.Mariani, F.Prodi, R.A.Ricci

“Il lupo e l’agnello”, la celebre favola di Fedro – scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con accuse false – è evocata dai quattro autori per denunciare un clima di intimidazione vissuto a causa di un articoloA critical assessment of extreme events trends in times of global warming  pubblicato oltre un anno fa dopo una regolare peer review e ora ritirato dall'editore. L’Astrolabio che, a suo tempo, ne aveva pubblicato la traduzione in italiano , riprende ora dal sito climatemonitor il racconto di una vicenda inquietante e di un comportamento di parte che non si addice ad una rivista scientifica internazionale come EPJ Plus (European Physical Journal - Plus).

Foto di Copertina: Immagine da https://berlicche.files.wordpress.com/ 


Breve cronistoria della vita travagliata dell'articolo e della sua retraction

Come autori dell’articolo: Alimonti G., Mariani L., Prodi F. e Ricci R.A., 2022. A critical assessment of extreme events trends in times of global warming, Eur. Phys. J. Plus, (2022) 137:112, https://doi.org/10.1140/epjp/s13360-021-02243-9 riteniamo che possa essere interessante per i lettori  la descrizione della nostra esperienza, conclusasi con una a nostro avviso ingiustificata retraction dell’articolo stesso, che è liberamente accessibile al sito https://link.springer.com/article/10.1140/epjp/s13360-023-04386-3). Per essere il più possibile concisi svilupperemo la cronistoria e le nostre argomentazioni accessorie per punti.

 

Cronistoria della vicenda

1) 30 settembre 2022: dopo circa nove mesi dalla pubblicazione del nostro articolo sulla rivista scientifica internazionale EPJ Plus (European Physical Journal - Plus), avvenuta dopo aver superato un regolare processo di peer review, nel settembre 2022 l’articolo stesso è stato posto “sotto contestazione” (con un messaggio di cautela per i lettori riportato nel sito web di EPJ-Plus), sulla base di opinioni personali espresse da alcuni scienziati a un giornalista del quotidiano The Guardian - https://www.theguardian.com/environment/2022/sep/22/sky-and-the-australian-find-no-evidence-of-a-climate-emergency-they-werent-looking-hard-enough (il che costituisce un procedimento alquanto anomalo in ambito scientifico).

2) 5 ottobre 2022: concordiamo con l'editor dell'EPJ-P che l'articolo originale non sia inviato a nuovi revisori e che invece (a) sarà richiesto un articolo scientifico di riferimento (RSA) agli scienziati che sul Guardian hanno criticato il nostro articolo originale (b) e che noi autori avremo modo di rispondere alle obiezioni contenute nella RSA dopo che questa sarà stata sottoposta a peer review.

3) 17 novembre 2022: a fronte della mancata ricezione della RSA (in sostanza gli scienziati che sul Guardian hanno criticato il nostro articolo con toni ingiuriosi hanno nascosto la mano dopo aver lanciato il sasso) ci viene richiesto di scrivere un Erratum in quanto a parere dell’editor di EPJ Plus alcune delle affermazioni presenti nel nostro articolo sarebbero in disaccordo con il recente rapporto IPCC AR6 (procedura scientifica a nostro avviso non del tutto corretta).

4) 14 dicembre 2022: entro la scadenza stabilita dall’editor consegniamo un Addendum adeguatamente referenziato e dettagliato (abbiamo optato per l’Addendum ritenendo la richiesta di Erratum infondata, in quanto nessuno ha posto in evidenza errori nel nostro articolo ed inoltre il report IPCC AR6, che non era ancora stato diffuso, non risultava citabile come riferimento bibliografico nel momento in cui nostro articolo è stato pubblicato). In tale Addendum dimostriamo il nostro sostanziale accordo con le tesi espresse in IPCC AR6 (pur non essendo mai giunta la RSA concordata, abbiamo mantenuto un atteggiamento scientificamente corretto).

5) Marzo 2023: per valutare il nostro Addendum vengono coinvolti due revisori che esprimono giudizi del tutto opposti: uno suggerisce di accettarlo con piccole revisioni, l'altro suggerisce di non pubblicare l'Addendum sulla base di convinzioni personali e a nostro avviso scientificamente non fondate.

6) Considerando anche il revisore dell'articolo originale, due revisori su tre (ma il Prof. Pielke nella sua ricostruzione della vicenda effettuata sulla base di notizie ricevute da un wistleblower interno alla casa editrice - si vedano i link in calce alla presente - parla di quattro revisori su cinque…) hanno espresso una valutazione positiva. Nonostante ciò, e nonostante il fatto che si fosse originariamente concordato che non vi sarebbero state ulteriori revisioni dell'articolo originale, l’editor della rivista ritiene a questo punto di dover coinvolgere un ulteriore revisore (il cosiddetto adjudicator) che con un'analisi a nostro avviso molto debole e parziale del nostro articolo originale raccomanda sia di non pubblicare l'Addendum sia di procedere alla retraction dell’articolo originale.

7) 13 luglio 2023: sulla base della valutazione dell’adjudicator che, come sta scritto nella sua relazione, “non era stato invitato a commentare l'elaborato originale” (“excusatio non petita, accusatio manifesta” verrebbe spontaneo dire…) l'Editor ci comunica per iscritto che, dopo approfondita consultazione con il publisher, l’Addendum non sarà pubblicato e l’articolo originale sarà ritirato (retracted) (e qui ci si domanda che titolo avesse il publisher per entrare in questo processo decisionale).

8) 23 agosto 2023: sul sito di EPJ plus che ospita (e continuerà ad ospitare) l’articolo, viene pubblicata la seguente nota di retraction (https://link.springer.com/article/10.1140/epjp/s13360-023-04386-3): “The Editors-in-Chief have retracted this article. Concerns were raised regarding the selection of the data, the analysis and the resulting conclusions of the article. The authors were invited to submit an addendum to the article, but post publication review of the concerns with the article and the submitted addendum concluded that the addendum was not suitable for publication and that the conclusions of the article were not supported by available evidence or data provided by the authors. In light of these concerns and based on the outcome of the post publication review, the Editors-in-Chief no longer have confidence in the results and conclusions reported in this article.

The authors disagree with this retraction.

(“I caporedattori hanno ritirato questo articolo. Sono state sollevate preoccupazioni riguardo alla selezione dei dati, all'analisi e alle conclusioni dell'articolo. Gli autori sono stati invitati a presentare un addendum all'articolo, ma l'esame successivo alla pubblicazione delle preoccupazioni relative all'articolo e all'addendum presentato ha concluso che l'addendum non era adatto alla pubblicazione e che le conclusioni dell'articolo non erano supportate da prove o dati disponibili forniti dagli autori. Alla luce di queste preoccupazioni e sulla base dell’esito della revisione post pubblicazione, i caporedattori hanno non hanno più fiducia nei risultati e nelle conclusioni riportati in questo articolo.

Gli autori non sono d’accordo con questa ritrattazione”)

 

Commenti alla nota di retraction

Con riferimento al brano della nota di retraction: "Concerns were raised regarding the selection of the data, the analysis and the resulting conclusions of the article."(Sono state sollevate preoccupazioni riguardo alla selezione dei dati, all'analisi e alle conclusioni dell'articolo) si riporta qui di seguito l'abstract dell'articolo originale, invitando i lettori a leggerlo per intero per avere una visione il più possibile oggettiva della questione:

This article reviews recent bibliography on time series of some extreme weather events and related response indicators in order to understand whether an increase in intensity and/or frequency is detectable. The most robust global changes in climate extremes are found in yearly values of heatwaves (number of days, maximum duration and cumulated heat), while global trends in heatwave intensity are not significant. Daily precipitation intensity and extreme precipitation frequency are stationary in the main part of the weather stations. Trend analysis of the time series of tropical cyclones show a substantial temporal invariance and the same is true for tornadoes in the USA. At the same time, the impact of warming on surface wind speed remains unclear. The analysis is then extended to some global response indicators of extreme meteorological events, namely natural disasters, floods, droughts, ecosystem productivity and yields of the four main crops (maize, rice, soybean and wheat). None of these response indicators show a clear positive trend of extreme events.

(Questo articolo esamina la bibliografia recente sulle serie temporali di alcuni eventi meteorologici estremi e sui relativi indicatori di risposta al fine di comprendere se è rilevabile un aumento di intensità e/o frequenza. I cambiamenti globali più consistenti negli estremi climatici si riscontrano nei valori annuali delle ondate di calore (numero di giorni, durata massima e calore cumulato), mentre le tendenze globali nell’intensità delle ondate di calore non sono significative. Nella maggior parte delle stazioni meteorologiche l'intensità delle precipitazioni giornaliere e la frequenza estrema delle precipitazioni sono stazionarie. L'analisi dell'andamento delle serie temporali dei cicloni tropicali mostra una sostanziale invarianza temporale e lo stesso vale per i tornado negli USA. Allo stesso tempo, l’impatto del riscaldamento sulla velocità del vento superficiale rimane poco chiaro. L’analisi viene poi estesa ad alcuni indicatori di risposta globale ad eventi meteorologici estremi, ovvero disastri naturali, inondazioni, siccità, produttività dell’ecosistema e rese delle quattro colture principali (mais, riso, soia e grano). Nessuno di questi indicatori di risposta mostra una chiara tendenza positiva degli eventi estremi).

Si noti che le nostre conclusioni sono in perfetto accordo con quanto emerge dalla Tab. 12.12 di IPCC AR6 (in allegato) che riassume le variazioni significative negli eventi estremi già oggi osservabili o che, secondo le previsioni IPCC, si renderanno osservabili nel prossimo futuro (da qui al 2050 e fra il 2050 ed il 2100), peraltro ottenute utilizzando uno scenario molto drastico e ritenuto oggi poco realistico (l’RCP 8.5). Nella tabella spicca il prevalere delle aree verdi, in cui una significativa confidenza nella direzione del cambiamento non esiste oggi e, in molti casi, non dovrebbe emergere neppure entro il 2100.

Si noti anche che le analisi contenute nel nostro articolo concordano appieno con quelle dell’IPCC. Il nostro articolo potrà forse essere criticato perché non si è detto nulla di nuovo rispetto al report IPCC (che tuttavia, lo sottolineiamo, è uscito dopo) ma mai e poi mai avrebbe dovuto essere ritirato in base a preoccupazioni riguardanti la selezione dei dati e l'analisi, altrimenti lo stesso rapporto IPCC AR6 sarebbe meritevole di ritiro!

 

Il tema della crisi climatica

Ad una critica più ragionevole potrebbe prestarsi la parte finale dell'abstract, ove si afferma: ”In conclusion on the basis of observational data, the climate crisis that, according to many sources, we are experiencing today, is not evident yet. It would be nevertheless extremely important to define mitigation and adaptation strategies that take into account current trends.” (In conclusione, sulla base dei dati osservativi, la crisi climatica che, secondo molte fonti, stiamo vivendo oggi, non è ancora evidente. Sarebbe tuttavia estremamente importante definire strategie di mitigazione e adattamento che tengano conto delle tendenze attuali). Anche se supportata da tutte le osservazioni riportate nell’articolo originale (non solo sugli eventi estremi, ma anche sui disastri naturali e sui danni economici normalizzati che non aumentano, sulla produzione alimentare in costante crescita e sulla mortalità legata al clima che è in forte diminuzione), questa conclusione esprime un’opinione personale, come ulteriormente chiarito nell'Addendum, ed in tal senso dovrebbe essere letta e commentata. In ogni caso un argomento di questo tipo non può a nostro avviso essere motivo di retraction di un articolo scientifico già pubblicato. Se è infatti vero che non abbiamo costruito una metrica scientifica per dimostrare che la crisi climatica non è ancora evidente, allo stesso modo non esiste a tutt’oggi una metrica in grado di confermare che la crisi è in atto, se non sul piano sociologico (crisi climatica come espressione di uno dei tanti miti a sfondo millenaristico di cui è costellata la storia umana), mediatico o politico ed è a tale accezione a cui si fa riferimento nell’articolo. A ciò si aggiunga che l’IPCC in AR6 parla di "crisi climatica" una sola volta definendola come un termine giornalistico[1].

 

Considerazioni accessorie

- La rivista EPJ-Plus (Renato Angelo Ricci, coautore dell’articolo in questione, è stato cofondatore delle riviste EPJ ed Editor in Chief di EPJ-A) ha sempre pubblicato articoli relativi al clima in quanto sistema fisico, tant'è che che Franco Prodi, altro coautore dell’articolo, fu in passato Editor di EPJ-Plus ed in tale veste ha curato un intero numero della rivista dedicato a studi sul clima. Pertanto, l'argomento utilizzato dagli scienziati intervistati dal Guardian secondo cui avremmo pubblicato su una rivista non climatologica per sfuggire ad un referaggio serio non ha alcun fondamento. 

- Gli attuali Editor di EPJ-Plus non ci hanno mai accusati di aver frodato, plagiato i lavori di altri autori o inventato/manipolato dati o immagini, il che di norma è alla base dei casi di retraction. La nostra personale interpretazione è allora che si sia purtroppo aperto il vaso di Pandora di una "realtà scomoda", posta in evidenza a partire da dati osservativi provenienti da banche dati internazionali (FAO, CRED) e da una bibliografia tutt’altro che eretica (è la stessa che usa IPCC). In base a tale analisi siamo anche giunti ad esprimere un'opinione (che la crisi climatica non sia ad oggi evidente) che, come ogni opinione, è ovviamente discutibile;

- alla nostra opinione sulla non evidenza della crisi climatica siamo stati in sostanza “impiccati", nel senso che ci è stato chiesto dapprima un Addendum (inizialmente ci era stato chiesto un Erratum) in cui confermassimo la nostra ortodossia rispetto alle tesi IPCC in fatto di eventi estremi, cosa che abbiamo regolarmente prodotto, e poi dicendoci che l'Addendum da noi redatto non era sufficiente, il che ha giustificato anche la retraction dell'articolo originale (in altri termini si sono presi “due piccioni con una fava”);

- in riferimento alla frequenza dei disastri naturali ed alla mortalità ad essi legata, segnaliamo il recentissimo articolo Alimonti e Mariani, 2023. “Is the number of global natural disasters increasing?”, uscito il 7 agosto scorso sulla rivista scientifica Environmental Hazards (https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/17477891.2023.2239807);

- segnaliamo infine che l’articolo ha avuto una visibilità altissima per i nostri standard (ad oggi 107 mila scarichi, 3702 citazioni su twitter, 72 citazioni su blog e 23 su web of science) ed ha dunque risposto appieno al fine scientifico-culturale per cui era stato scritto.

 

Conclusioni

In conclusione, osserviamo che la morale della vicenda si trova nel finale de “Il lupo e l’agnello”, celebre fiaba di Fedro: "Lupus et agnus ad eundem rivum venerant... superior stabat lupus, longeque inferior agnus.… Atque ita correptum lacerat iniusta nece. Haec propter illos scripta est homines fabula qui fictis causis innocentes opprimunt."
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Maggiori informazioni, l'Addendum inedito e le relazioni dei revisori sono consultabili qui:

https://rogerpielkejr.substack.com/p/think-of-the-implications-of-publishing

https://rogerpielkejr.substack.com/p/the-alimonti-addendum

Un resoconto della vicenda a firma di Sergio Pinna, docente di Climatologia presso UniPi, e’ disponibile qui:

https://sergiopinna-clima.jimdofree.com/articoli/l-inquisizione-del-clima/

 

Tabella - Emersione di CID (Climatic Impact Drivers) in diversi periodi di tempo. Il colore, la cui spiegazione è riportata in legenda) indica la confidenza osservata nella regione a confidenza più elevata (da tabella 12.12 di IPCC AR6 – integrata dagli autori). Si noti il prevalere delle aree verdi in cui una significativa confidenza nella direzione del cambiamento non esiste oggi e in molti casi non sarà ottenibile neppure entro il 2100.

 

 

 
NOTE


[1] Così recita IPCC AR6 in fatto di crisi climatica: "Also, some media outlets have recently adopted and promoted terms and phrases stronger than the more neutral ‘climate change’ and ‘global warming’, including ‘climate crisis’, ‘global heating’, and ‘climate emergency’. Google searches on those terms, and on ‘climate action’, increased 20-fold in 2019, when large social movements such as School Strikes for Climate gained worldwide attention” [p. 173]. (Inoltre, alcuni media hanno recentemente adottato e promosso termini ed espressioni più forti dei più neutrali “cambiamento climatico” e “riscaldamento globale”, tra cui “crisi climatica”, “riscaldamento globale” ed “emergenza climatica”. Le ricerche su Google relative a questi termini e all’“azione per il clima” sono aumentate di 20 volte nel 2019, quando grandi movimenti sociali come gli scioperi scolastici per il clima hanno attirato l’attenzione di tutto il mondo)

 

Quando si approfondisce, le evidenze sconfessano la narrazione!

Una vicenda davvero eclatante che serve - per chi non ha visioni ideologiche preconcette - che la realtà è, per fortuna, ben diversa e molto meno "catasatrofica" della narrazione abitualmente prevalente da parte dei MEDIA e di diversi ricercatori che devono (evidentemente) difendere il proprio posto di lavoro o reddito!

La cosa è oltremodo inquietante e dannosa quando si osswervi l'enorme livello di spreco delle risorse economiche disponibili per rincorrere teoremi fuorvianti e si potrebbe anche dire "blasfemi", mentre i veri problemi dell'umanità - tra i quali le miserevoli condizioni di vita dei nostri simili che vivono nei troppi Pòaesi sotto sviluppati del Pianeta - dove uno dei maggiori riguarda il tuttora mancato accesso ad adeguate, rtagionevoli e davvero sostenibili "Fonti di Energia" per consentire loro di iniziare ad accedere allo sviluppo che i Paesi OCSERoggi avanzati hanno saputo conquistare nei trascorsi 50-70 anni.
Ecco perchè occorre definire e varare un serio "Piano Marshall dell'Energia", finanziato proporzionalmente dai Paesi OCSE su base del loro PIL, per avviare tale sviluppo i cui benefici poi saranno apprezzabili per tutti, noi compresi.