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2024-03-19 08:49

Unione Europea: “Ciò Che Non Disperdi, Lo Compriamo Noi”.

PERDITE DI METANO

di: 
Ilaria Restifo*e James Turitto**

I nuovi accordi europei di acquisto del gas naturale dovrebbero dare priorità al metano sprecato. Gli autori esaminano il caso Italia – Algeria nell’ambito della campagna contro le emissioni dirette di metano, una campagna condotta in collaborazione con gli Amici della Terra.

REPowerEU, il progetto presentato lo scorso 18 maggio dalla Commissione Europea e inteso ad una maggiore sicurezza di approvvigionamento energetico, compresa la sostituzione delle fonti fossili di provenienza russa, ha impresso una forte accelerazione al processo delineato dalla stessa Unione per ridurre le emissioni di metano in Europa e a livello internazionale.

L'Europa, infatti, importa oltre l'85% del suo fabbisogno di petrolio e gas, e si stima che le emissioni di metano associate al gas consumato in UE siano dalle tre alle otto volte superiori prima che questo raggiunga i confini europei.

Anche il Regolamento UE sul tema delle emissioni di metano dell’industria energetica, la cui bozza è stata pubblicata dalla Commissione lo scorso 15 dicembre, affronta l’argomento delle emissioni associate alle importazioni europee, per quanto più timidamente.

La bozza di Regolamento, al Capitolo 5, prevede obblighi informativi in capo ai soggetti europei importatori di gas circa gli impegni dei Paesi fornitori in materia di controllo e rimedio delle emissioni. Queste informazioni dovranno poi essere trasmesse alle autorità nazionali competenti incaricate che, però, non sono tenute ad agire sulla base di tali informazioni, e quindi la proposta di dicembre non contiene alcuna misura pratica per ridurre le emissioni di metano dei combustibili fossili importati.

La Strategia Esterna UE per l’Energia, collegata agli scopi del pacchetto REPowerEU, va molto oltre, e si riferisce esplicitamente alla necessità di incorporare la cooperazione sulle strategie collettive di riduzione delle emissioni di metano nell'ambito degli sforzi di diversificazione dell'approvvigionamento gas, prevedendo direttamente nei nuovi accordi di importazione, sostitutivi di quelli con la Russia, precisi impegni di riduzione delle emissioni, anche in collaborazione tra società produttrici e importatrici.

Il REPowerEU utilizza la mitigazione del metano per ottenere risultati vantaggiosi sia sul piano dell'approvvigionamento energetico che su quello climatico. Esiste un enorme potenziale per sostituire il gas fossile necessario e impedire al contempo le perdite diffuse, il flaring e lo sfiato del metano lungo la filiera di petrolio e gas. Con l’introduzione di specifiche misure sul metano nell’ambito del REPowerEU, si evidenzia la possibilità di rapidi vantaggi climatici in un momento in cui tutti gli sguardi sono rivolti alle questioni di sicurezza energetica.

Accogliamo con favore l’impostazione del pacchetto REPowerEU e della Strategia Esterna per l’energia, ma nello specifico auspichiamo anche che quanto previsto per i nuovi accordi in termini di collaborazione dell’Unione Europea con i suoi partner fornitori di combustibili fossili per ridurre le emissioni di metano sia esteso anche ai contratti pluriennali e di breve termine esistenti.  Così potrà essere colta appieno l’opportunità rappresentata dall’emergenza indotta dall’aggressione russa dell’Ucraina.

 

La contrattualizzazione delle emissioni

L’impegno della UE riguarda sia le strategie di diversificazione, sia la possibilità di mettere in comune la domanda di gas, favorire il coordinamento delle infrastrutture d’importazione e la negoziazione con i partner internazionali per gli acquisti congiunti di gas, sia da gasdotto che da GNL. In ogni caso, tutte queste iniziative si concretizzeranno in rapporti contrattuali.

Oltre alle azioni per contrastare le fughe involontarie di metano, l’impegno riguarderà anche i rilasci autorizzati (ad eccezione di quelli indispensabili per motivi di sicurezza) e la bruciatura in torcia del gas residuale che con i prezzi attuali è molto più conveniente da recuperare. La riduzione delle emissioni aumenterà significativamente la disponibilità di gas naturale che potrà essere valorizzato ed importato anziché disperso in atmosfera, con significativi benefici climatici.

Il documento della Commissione quantifica in circa 46 miliardi di metri cubi il gas recuperabile a livello globale dai Paesi potenziali fornitori dell’Europa e questo potrebbe anche permettere di rinunciare a nuove esplorazioni ed estrazioni, almeno finché in tutti i paesi produttori non saranno raggiunti gli stessi livelli dei paesi più virtuosi.

Le tecnologie disponibili permettono questi recuperi di gas naturale in modo sostenibile ed economico e la UE è pronta anche a fornire l’assistenza sia tecnica che finanziaria, con il coinvolgimento della Banca Europea per gli investimenti (BEI), la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) e la Banca Mondiale. Il gas recuperato sarà acquistato, con vantaggi reciproci sia per l’acquirente sia per il venditore, facilitando così gli obiettivi della transizione ecologica.

E’ quindi auspicabile che i nuovi contratti di approvvigionamento gas includano condizioni che comportino l'adesione dei fornitori agli standard delle migliori pratiche esistenti, in linea con la proposta di regolamento del 15 dicembre 2021, e incorporati in gran parte nello schema OGMP 2.0, un'iniziativa della Commissione europea e delle Nazioni Unite, lanciata nel 2020, che mira a raggiungere un livello di gold standard relativo al monitoraggio, rendicontazione e verifica delle emissioni di metano, ma anche in linea con le migliori pratiche già previste da legislazioni internazionali relative al rilevamento e riparazione delle perdite e alla limitazione delle pratiche di rilascio e combustione in torcia (venting & flaring).

 

Il caso Algeria

In questo quadro, è esemplare il caso dell’Algeria, con cui l’Italia sta raggiungendo importati accordi per la fornitura di nove miliardi di metri cubi di gas all’anno, in aggiunta ai circa 20 miliardi che importiamo abitualmente attraverso gasdotti che, partendo dal deserto algerino, attraversano la Tunisia e il Canale di Sicilia per approdare sulle nostre sponde fino a raggiungere la Valle Padana.  Analoghi accordi riguardano anche l’Egitto e altri Paesi africani, soprattutto via GNL.

L’impegno con l’Algeria prevede la realizzazione di nuovi pozzi di gas e una maggiore produzione. Ma questa perforazione semplicemente potrebbe non essere necessaria. Gli stati europei, Italia inclusa, potrebbero invece investire in Algeria per aggiornare le infrastrutture esistenti dei combustibili fossili e catturare i miliardi di metri cubi di gas che vanno sprecati ogni anno tramite le attività di flaring, venting e le perdite.

Questa alternativa potrebbe fornire molto rapidamente sicurezza energetica per l'Italia e contribuire ad alleviare la crisi del gas in Europa, riducendo al contempo l'impatto climatico della produzione di gas e petrolio in Algeria.

Il metano è un potente gas serra, con oltre 80 volte il potenziale di riscaldamento globale dell'anidride carbonica in un periodo di vent'anni. Il gas bruciato in torcia (flaring) contribuisce in modo significativo al riscaldamento climatico. In effetti, a livello globale, il flaring disperde 2,1 volte la quantità di gas metano che l’Italia consuma annualmente. L’attività in torcia comporta l’emissione di ingenti quantità di CO2, ma anche di CH4, poiché le torce si spengono spesso e anche quelle rimaste accese non riescono a bruciare tutto il gas che ricevono, per cui un’importante quantità resta incombusta.

Si stima che nel 2020 l'Algeria abbia bruciato in torcia 10,5 miliardi di metri cubi di gas metano, abbia sfiatato altri 2,4 miliardi di metri cubi di gas e disperso 0,6 miliardi di metri cubi dovuti a emissioni fuggitive e perdite. E dunque il volume di gas andato perso in Algeria ammonterebbe a diversi miliardi di metri cubi all'anno, una cifra maggiore di quanto l'Italia ha intenzione di acquistare tramite il nuovo accordo.

 

L’impatto del flaring

Secondo un nuovo rapporto di Capterio, un’organizzazione che tiene traccia delle attività di flaring in tutto il mondo, una parte significativa di questi sprechi potrebbe iniziare a essere eliminata entro i prossimi due anni attraverso investimenti sulle infrastrutture esistenti, fornendo così il gas di cui l'Italia ha bisogno senza bisogno di nuove perforazioni. Se l'Italia immettesse rapidamente in rete maggiori volumi di metano non proveniente dalla Russia, anche altri Paesi europei ne trarrebbero beneficio.

Nel 2018, la compagnia petrolifera nazionale algerina si è impegnata a eliminare completamente il flaring di routine entro il 2030. Ciò nonostante, l'Algeria rimane uno dei primi sei paesi al mondo per attività di flaring in termini assoluti e la sua "intensità di flaring" (flaring per barile di petrolio), è quattro volte superiore alla media mondiale, superata solo dal Venezuela, tra le 25 maggiori nazioni produttrici di petrolio.

Oltre il 73% delle attività di flaring in Algeria avvengono entro 20 chilometri da un gasdotto. Aggiungere brevi gasdotti di collegamento per portare il gas da un pozzo petrolifero a un impianto di lavorazione è un’operazione che può essere eseguita rapidamente. Molte di queste torce funzionano senza sosta durante l'anno, il che le rende ottime candidate per progetti di cattura del gas per la vendita, attualmente bruciato.  

Dato l'attuale prezzo del gas in Europa, gli investimenti in gasdotti e impianti di trattamento saranno redditizi. In effetti, Capterio stima che un investimento di 45 milioni di euro in un progetto di cattura gas, altrimenti bruciato, genererebbe tra i 70 e i 460 milioni di euro all'anno (a 15-110 €/MWh).

 

Benefici anche economici dalla riduzione delle emissioni

Investire in questo tipo di progetti di riduzione delle emissioni è una grande opportunità, considerati i chiari benefici climatici. Il gas recuperato non solo sostituisce il gas russo eliminando la CO2 prodotta da ogni torcia estinta, ma riduce anche l'inquinamento da metano che viene attualmente rilasciato in atmosfera per una combustione inefficiente.

Per ottenere i nove miliardi di metri cubi di gas all’anno che l’Italia chiede all’Algeria, l’impatto combinato della riduzione emissiva di CO2 e CH4 tramite la cattura del gas inviato alle torce piuttosto che tramite nuove perforazioni, equivale a una riduzione emissiva di oltre 32 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, ovvero pari all’inquinamento climatico prodotto dall'intero settore agricolo italiano nel 2018.

Non solo l’Italia, ma l'Europa tutta ha l'opportunità di utilizzare questi nuovi negoziati per accelerare la mitigazione dell’impatto del metano e la riduzione del flaring. L'aggiunta esplicita nei contratti di disposizioni che incentivino la riduzione del flaring o che applichino specifici standard per lo sfiato e il rilevamento e riparazione di perdite garantirà la conservazione del metano lungo tutta la filiera del gas naturale.

Il metano sprecato sta letteralmente “divampando” alle porte dell'Europa. Accordi migliori possono essere vantaggiosi per tutti: per l'Europa, per l'Algeria, per le altre nazioni produttrici e per il mondo intero.

 

 

* Ilaria Restifo, Responsabile per l’Italia dell’Environmental Defense Fund

Environmental Defense Fund, una delle principali organizzazioni internazionali no profit (edf.org) crea soluzioni trasformative ai più gravi problemi ambientali. Per farlo, EDF collega scienza, economia, legge e partnership innovative nel settore privato. Con più di 2,5 milioni di membri e uffici negli Stati Uniti, Cina, Messico, Indonesia e Unione Europea, gli scienziati, gli economisti, gli avvocati e gli esperti di politica di EDF lavorano in 28 paesi per trasformare le nostre soluzioni in azione. Collegati con noi su Twitter @EnvDefenseFund, @EDFEnergyEX e @EnvDefenseEuro.

 

** James Turitto, Campaign Manager, Super Pollutants Clean Air Task Force

Clean Air Task Force (CATF) è un'organizzazione globale senza scopo di lucro che lavora per salvaguardare dagli impatti peggiori dei cambiamenti climatici catalizzando il rapido sviluppo e la diffusione di energia a basse emissioni di carbonio e altre tecnologie di protezione del clima. Con 25 anni di esperienza riconosciuta a livello internazionale sulla politica climatica e un feroce impegno nell'esplorazione di tutte le potenziali soluzioni, CATF è un gruppo di difesa pragmatico e non ideologico con le idee audaci necessarie per affrontare il cambiamento climatico.