Oggi:

2024-04-27 10:55

Mille Miliardi di Nuovi Alberi Fanno Bene alla Terra

NATURE-BASED SOLUTIONS

di: 
Luca Garibaldi e Rosa Filippini

Anche se il target di mille miliardi di alberi sarà difficile da raggiungere e non sarà la pallottola d'argento per la crisi climatica, ben venga che miliardi di alberi siano piantati con i giusti criteri, che si investa nella cura del suolo e per il ripristino di aree naturali degradate.

Al G20 di Roma e alla COP26 di Glasgow, i leaders mondiali hanno fatto formali dichiarazioni a favore di un forte impegno per l’afforestazione e per fermare la deforestazione.

Nella Dichiarazione dei leaders del G20[1] si afferma che “Aumenteremo e incoraggeremo l'implementazione di Nature-based Solutions come strumenti preziosi che forniscono benefici economici, sociali, climatici e ambientali [...] Riconoscendo l'urgenza di combattere il degrado del suolo e di creare nuovi pozzi di assorbimento del carbonio, noi condividiamo l'obiettivo ambizioso di piantare collettivamente mille miliardi di alberi entro il 2030.”

Nella Dichiarazione di Glasgow su foreste e uso del suolo[2] gli Stati firmatari (137 finora, rappresentanti il 91% delle foreste globali) si sono impegnati a “...lavorare collettivamente per arrestare e invertire la perdita di foreste e il degrado del suolo entro il 2030.” Dodici paesi donatori hanno stanziato oltre 10 miliardi di euro per finanziare tra il 2021 e il 2025 i paesi in via di sviluppo che metteranno in atto misure concrete per porre fine alla deforestazione entro il 2030.

A chi non segue da vicino la galassia ambientalista e il dibattito su come controllare il cambiamento climatico può sembrare che piantare alberi riscuota sicuramente l’approvazione di tutti in quanto azione certamente green-ecologica-climaticamente corretta. Invece le iniziative forestali concordate al G20 e alla COP26 – e che comunque sono sul tavolo già da anni e necessitano di essere iniziate e implementate al più presto – hanno sempre ricevuto una serie di critiche proprio da esperti ed organizzazioni ambientaliste. Le riserve espresse sono principalmente di tre tipi: a) non sarebbe fattibile; b) piantare miliardi di alberi non sarebbe efficace per mitigare il cambiamento climatico; e c) distrarrebbe dall'urgente necessità di una rapida e sostanziale riduzione delle emissioni di gas serra da parte di tutte le attività umane.

Alberi e numeri. Uno studio[3] pubblicato su Nature nel 2015 - primo autore T.W. Crowther, un ricercatore gallese all’epoca neanche trentenne – ha stimato che sulla terra ci sono circa 3 mila miliardi di alberi. Nel 2019 Science ha pubblicato Bastin et al.[4] (Crowther come senior author) nel quale si affermava che sul pianeta ci sono quasi un miliardo di ettari nei quali si potrebbero piantare alberi e questa sarebbe “...la nostra più efficace soluzione al cambiamento climatico fino ad oggi”. Alcuni dati, metodologie e asserzioni in questo articolo hanno ricevuto critiche in una serie di commenti tecnici pubblicati dalla stessa rivista inducendo gli autori dell’articolo originale a pubblicare una risposta[5] ai commenti e un Erratum[6] nei quali hanno accettato alcune delle critiche ricevute e ne hanno respinte altre. Soprattutto hanno chiarito che non avevano suggerito che l’afforestazione dovesse essere considerata l'unica soluzione al cambiamento climatico ma che non erano a conoscenza di nessun'altra opzione praticabile che fosse quantitativamente così grande in termini di riduzione del carbonio.

Parallelamente alla controversia scientifica – non facile da risolvere dovendo fare calcoli su aree in tutto il pianeta - è velocemente partito il messaggio mediatico che, per riuscire a catturare l’attenzione, deve comunicare con slogan brevi e accattivanti.. È stata così lanciata la “One Trillion Trees Initiative” ovvero piantiamo mille miliardi di alberi per salvare il pianeta, un obiettivo fatto proprio dal World Economic Forum, da alcune agenzie dell’ONU e ora anche dal G20. Crowther ha negato[7] di aver mai fatto la cifra di mille miliardi, che probabilmente è eccessiva e difficile da raggiungere in tempi ragionevoli dato che a maggio 2020 erano stati piantati “solamente” 14 miliardi di alberi[8] (grazie anche a precedenti iniziative in varie regioni del mondo, vedi articolo su l’Astrolabio).

I problemi principali, che rendono per alcuni il progetto non fattibile, sono la carenza di semi e di piantine, la disponibilità di terreni adatti dove piantare i nuovi alberi, il possibile stravolgimento dell’habitat di alcune comunità locali. Secondo altre critiche[9], [10] a Bastin et al., una parte considerevole dei terreni idonei alla piantagione si trovano nell'estremo nord del pianeta dove sono coperti di neve per molti mesi l’anno e afforestare massicciamente queste aree potrebbe essere addirittura controproducente per il clima in quanto invece di riflettere la radiazione solare con il bianco della neve l’assorbirebbero con il colore scuro degli alberi. La risposta5 di Bastin et al. a questa critica in particolare è risultata vaga.

Forti antipatie sono state suscitate a suo tempo dall’adesione di Trump all'iniziativa One Trillion Trees mentre allo stesso tempo la sua Amministrazione consentiva il disboscamento di foreste precedentemente protette[11] e vista la sua ostilità agli accordi internazionali sui cambiamenti climatici.

Afforestare, riforestare e gestire le foreste esistenti, prima di tutto non tagliandole, sono le principali Nature-based Solutions (d’ora in avada nti NbS) che possono contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico. Nathalie Seddon, della Nature-based Solutions Initiative[12] dell’Università di Oxford, insieme ad altri autori8 riporta che è in aumento il numero di industrie ad alte emissioni come aeroporti, compagnie aeree e compagnie petrolifere e del gas, che propongono di sostenere in generale le NbS e in particolare la messa a dimora di alberi per compensare le proprie emissioni di gas serra. Secondo le critiche, questo permetterebbe alle aziende di propagandare che stanno lavorando per il net zero senza dover ridurre la produzione di emissioni, e incoraggerebbe i clienti a guidare o a volare di più diminuendo il loro senso di colpa di inquinatori individuali. L’accusa è quindi che le NbS possano essere usate delle aziende per il praticare il cosiddetto greenwashing.

A noi sembra una buona cosa anche che le aziende finanzino propri progetti NbS, anche perché gli effetti positivi delle NbS sono molteplici (vedi articolo su l’Astrolabio) e non solo in relazione alla lotta al cambiamento climatico. Al fine di contrastare il greenwashing si potrebbe, ad esempio, stabilire che per ottenere che i progetti NbS finanziati possano essere considerati come compensazione di emissioni, le aziende impegnate attuino un programma parallelo verificabile di efficientamento e di riduzione delle loro emissioni specifiche. Inoltre, le aziende dovrebbero finanziare solo progetti NbS che vengono implementati seguendo lo standard globale[13] sviluppato dalla International Union for Conservation of Nature (IUCN).

Ma tutte queste critiche al One Million Trees, utili in teoria per migliorare il progetto, appaiono pretestuose quando tendono a considerare nulli o inutili gli impegni. È chiaro, infatti che un simile programma debba essere considerato con serietà per le sue dimensioni e per le sue difficoltà, al pari di ogni altro progetto di portata epocale, al pari di quelli che ambiscono a sostituire per intero i sistemi di produzione e di utilizzo dell’energia.

Il programma chiama in causa l’accettazione di standard internazionali per l’utilizzo della manodopera, il riconoscimento di diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, l’indagine accurata sulla biodiversità e sulle caratteristiche naturali dei luoghi di impianto, sulle specie da diffondere e quelle da introdurre. Nessuno può pensare che si tratti di una passeggiata. E, tuttavia, ognuna delle difficoltà rappresentate non costituisce niente di impossibile o fondamentalmente dannoso, niente che non sia possibile affrontare con le conoscenze, le capacità, le tecnologie già note e sperimentate da anni.

Infine, il sospetto che il progetto di piantare miliardi alberi possa essere usato come un diversivo per evitare di affrontare seriamente la riduzione delle emissioni costituisce una critica a doppio taglio: chi lo agita può essere altrettanto credibilmente sospettato di non essere tanto preoccupato di combattere i cambiamenti climatici quanto di avere prevalentemente a cuore gli interessi di alcune tecnologie ritenute salvifiche (come l’eolico e le grandi estensioni di fotovoltaico) al punto da combattere (apertamente o implicitamente) ogni altra soluzione naturale o tecnologica anche se più efficace o economica.

Anche se il target di mille miliardi di alberi sarà difficile da raggiungere e non sarà la pallottola d'argento per la crisi climatica, ben venga che miliardi di alberi siano piantati con i giusti criteri, che si investa nella cura del suolo e per il ripristino di aree naturali degradate ottenendo in ritorno una larga serie di benefici dalle Nature-based Solutions.

[Da tre anni piantava alberi in quella solitudine. Ne aveva piantati centomila. Di centomila, ne erano spuntati ventimila. Di quei ventimila, contava di perderne ancora la metà, a causa dei roditori o di tutto quel che c’è di imprevedibile nei disegni della Provvidenza.

Restavano diecimila querce che sarebbero cresciute in quel posto dove prima non c’era nulla.]
Jean Giono, L’uomo che piantava gli alberi, 1953.

 


REFERENZE

[1] G20 Rome Leaders’ Declaration. 2021 Rome, Italy, 31 October 2021, 20 p,

https://www.g20.org/wp-content/uploads/2021/10/G20-ROME-LEADERS-DECLARATION.pdf

[2] Glasgow Leaders’ Declaration on Forests and Land Use. 2021. Glasgow, Scotland, UK, 2 November 2021, https://ukcop26.org/glasgow-leaders-declaration-on-forests-and-land-use/

[3] Crowther, T.W., H.B. Glick, K.R. Covey, C. Bettigole, D. S. Maynard, S. M. Thomas, J. R. Smith, G. Hintler, M. C. Duguid, G. Amatulli, M.-N. Tuanmu, W. Jetz, C. Salas, C. Stam, D. Piotto, R. Tavani, S. Green, G. Bruce, S. J. Williams, S. K. Wiser, M. O. Huber, G. M. Hengeveld, G.-J. Nabuurs, E. Tikhonova, P. Borchardt, C.-F. Li, L. W. Powrie, M. Fischer, A. Hemp, J. Homeier, P. Cho, A. C. Vibrans, P. M. Umunay, S. L. Piao, C. W. Rowe, M. S. Ashton, P. R. Crane & M. A. Bradford. 2015. Mapping tree density at a global scale. Nature 525, 201–205, 2 Sep 2015, https://doi.org/10.1038/nature14967

[4] Bastin, J.-F., Y. Finegold, C. Garcia, D. Mollicone, M. Rezende, D. Routh, C. M. Zohner, T. W. Crowther. 2019. The global tree restoration potential. Science 365, no 6448, 5 Jul 2019, 76–79, https://www.science.org/doi/full/10.1126/science.aax0848#con1

[5] Bastin, J.-F. , Y. Finegold, C. Garcia, N. Gellie, A. Lowe, D. Mollicone, M. Rezende, D. Routh, M. Sacande, B. Sparrow,  C. M. Zohner, T. W. Crowther. 2019. Response to Comments on “The global tree restoration potential”. Science 366, no. 6463, 18 Oct 2019, https://www.science.org/doi/10.1126/science.aay8108

[6] Bastin, J.-F. , Y. Finegold, C. Garcia, N. Gellie, A. Lowe, D. Mollicone, M. Rezende, D. Routh, M. Sacande, B. Sparrow,  C. M. Zohner, T. W. Crowther. 2020. Erratum for the Report: “The global tree restoration potential” by J.-F. Bastin, Y. Finegold, C. Garcia, D. Mollicone, M. Rezende, D. Routh, C. M. Zohner, T. W. Crowther and for the Technical Response “Response to Comments on ‘The global tree restoration potential’” by J.-F. Bastin, Y. Finegold, C. Garcia, N. Gellie, A. Lowe, D. Mollicone, M. Rezende, D. Routh, M. Sacande, B. Sparrow, C. M. Zohner, T. W. Crowther Science 368, no 6494 29 May 2020, https://www.science.org/doi/10.1126/science.abc8905

[7] Greenfield, P. 2021. “I’ve never said we should plant a trillion trees”: what ecopreneur Thomas Crowther did next. The Guardian, 1 Sep 2021, https://www.theguardian.com/environment/2021/sep/01/ive-never-said-we-should-plant-a-trillion-trees-what-ecopreneur-thomas-crowther-did-next-aoe

[8] Seddon, N., A. Smith, P. Smith, I. Key, A. Chausson, C. Girardin, J. House, S. Srivastava and B. Turner. 2021. Getting the message right on nature-based solutions to climate change. Global Change Biology, 27:1518–1546,https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/gcb.15513.

[9] Friedlingstein, P., M. Allen, J. G. Canadell, G. P. Peters, S. I. Seneviratne. 2019.  Comment on “The global tree restoration potential”. Science 366, no 6463, 18 Oct 2019, https://www.science.org/doi/10.1126/science.aay8060

[10] Rahmstorf, S. 2019. Can planting trees save our climate? RealClimate, 16 Jul 2019, https://www.realclimate.org/index.php/archives/2019/07/can-planting-trees-save-our-climate/

[11] Frazin, R. 2020. Trump creates federal government council on global tree planting initiative. The Hill, 13 Oct. 2020, https://thehill.com/policy/energy-environment/520852-trump-creates-federal-government-council-on-global-tree-planting

[12] https://www.naturebasedsolutionsinitiative.org/

[13] IUCN. 2020. Guidance for using the IUCN Global Standard for Nature-based Solutions. A user-friendly framework for the verification, design and scaling up of Nature-based Solutions. First edition. IUCN, Gland, Switzerland, 78p. https://portals.iucn.org/library/sites/library/files/documents/2020-021-En.pdf