QUEL CHE C’È DA SAPERE
Il governo francese ha approvato un Piano d’azione con cui intende vigilare sull’entrata in vigore del CETA, il trattato di libero scambio tra Ue e Canada, che è entrato parzialmente e provvisoriamente in vigore il 21 settembre ma che necessita dell’approvazione di tutti i parlamenti nazionali dell’Unione per la sua piena applicazione.
In luglio, il governo di Parigi aveva istituito una commissione di esperti per una valutazione d’impatto del CETA, che era stata consegnata all’inizio di settembre. Secondo la commissione, è necessario vigilare su diversi punti previsti dall’accordo e quindi ha raccomandato al governo di prendere alcune misure per un’applicazione del trattato conforme all’obiettivo di assicurare elevati livelli di protezione dell’ambiente e della salute, in coerenza con l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Il governo francese si era quindi impegnato ad adottare ad adottare alcune azioni correttive, anche sulla base delle clausole di revisione del CETA.
In particolare, la Francia chiede che l’Accordo di Parigi costituisca una clausola essenziale degli accordi commerciali dell’Ue e che il CETA abbia delle modalità di applicazione esemplari, per garantire che le norme sanitarie e ambientali siano applicate e preservate, e non siano oggetto di ricorso da parte degli investitori stranieri. In particolare, il governo francese vuole che le regolamentazioni riguardanti il clima non siano indebolite dal meccanismo che consente agli investitori stranieri di citare in giudizio i governi presso un tribunale bilaterale, nel caso ritengano che i loro interessi siano stati lesi.
Si tratta di quello che è stato definito un “veto climatico”. Scrive infatti il governo francese nel suo Piano d’azione che occorre definire delle modalità di funzionamento della Corte bilaterale sugli investimenti che preservino pienamente il diritto di regolamentazione degli Stati e dell’Ue, esplicitando che tutte le regolamentazioni climatiche non discriminatorie non potranno essere attaccate dagli investitori. La Francia chiede anche che le modalità di funzionamento di questa Corte bilaterale, che sarà attiva solo dopo l’approvazione del CETA da parte di tutti i parlamenti nazionali, garantiscano imparzialità, trasparenza ed efficacia.