QUEL CHE C’È DA SAPERE
In vista della conferenza Cop 23 dell’Onu, in programma dal 6 al 17 novembre a Bonn (Germania), il Parlamento europeo ha approvato per alzata di mano una lunga risoluzione di 86 punti, in cui curiosamente, nelle premesse riferite a diversi atti e pronunciamenti politici, si dice anche «vista l'enciclica di Papa Francesco Laudato Si'».
In merito alle basi scientifiche per l’azione per il clima, nelle premesse la risoluzione prende atto dei bilanci globali del carbonio presentati dal gruppo di esperti intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) nella sua quinta relazione di valutazione del 2014 e sottoliea che, “mantenendo l'attuale ritmo di emissioni di gas a effetto serra a livello globale, si consumerà il bilancio del carbonio residuo previsto per limitare l'aumento medio della temperatura a livello mondiale entro 1,5 °C nei prossimi quattro anni; sottolinea che tutti i paesi dovrebbero accelerare la transizione verso emissioni di gas a effetto serra pari a zero e verso la resilienza climatica, conformemente all'accordo di Parigi, al fine di evitare le conseguenze più gravi del riscaldamento globale”. Gli impegni attuali, afferma la risoluzione, “non sono tuttora sufficienti per raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi” e quindi si esorta la Commissione “a far preparare alla COP 24 una strategia a "zero emissioni" per l'Ue per la metà del secolo”. Questo significa aggiornare la Roadmap al 2050 approvata nel 2011, che prevede per il 2050 una riduzione delle emissioni di gas-serra dell'80% rispetto ai livelli del 1990 ,con target intermedi del 40% al 2030 e del 60% al 2040. Secondo quanto riferito da fonti comunitarie a Euractiv, la Commissione Ue sarebbe già al lavoro per portare al 100% la riduzione al 2050. Il Parlamento europeo chiede che la maggior riduzione inizi già rivedendo gli obiettivi al 2030.
Dopo aver giudicato insufficienti i progressi raggiunti nella riduzione dei gas a effetto serra nei settori dei trasporti e dell’agricoltura, la risoluzione chiede la “rapida adozione da parte dei colegislatori del regolamento dell'Ue sull'azione per il clima e la revisione della direttiva sul sistema ETS”, dichiarando che “accoglie con favore lo sviluppo di sistemi di scambio di quote di emissione a livello mondiale, ivi compresi i 18 sistemi di scambio delle emissioni attualmente operativi in quattro continenti, che rappresentano il 40 % del PIL globale; incoraggia la Commissione a promuovere collegamenti tra l'ETS dell'Unione e gli altri sistemi di scambio di quote di emissione allo scopo di istituire meccanismi internazionali per il mercato del carbonio, così da accrescere il livello di ambizione in campo climatico e da contribuire, nel contempo, a ridurre il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio mediante la creazione di condizioni uniformi”.
La risoluzione insiste poi sul fatto che, “soprattutto dopo l'annuncio del Presidente Trump, è importante adottare disposizioni adeguate contro la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e garantire che le aziende più virtuose ad alta intensità di carbonio e di scambi ottengano le quote necessarie a titolo gratuito; invita la Commissione a esaminare l'efficacia e la legalità di misure supplementari per tutelare le industrie a rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, quali ad esempio l'adeguamento dell'imposta sulle importazioni di carbonio e la tassa sul consumo, soprattutto in relazione ai prodotti provenienti da paesi che non rispettano gli impegni assunti nel quadro dell'accordo di Parigi”.
Per quanto riguarda la Cina e altri importanti concorrenti dei settori dell'Ue ad alta intensità energetica, la risoluzione afferma che, “fino a quando non saranno raggiunte condizioni paritarie, l'Ue dovrebbe mantenere misure adeguate e proporzionate per garantire la competitività dei suoi settori industriali ed evitare, ove necessario, la rilocalizzazione delle emissioni di CO2, senza dimenticare che le politiche in materia di energia, industria e clima vanno di pari passo”.
Infin, per quanto riguarda gli aspetti finanziari, la risoluzione afferma che l’Ue dovrebbe “trattare urgentemente la questione dei flussi finanziari verso i combustibili fossili e delle infrastrutture ad alta intensità di carbonio” e chiede ai governi e agli istituti finanziari pubblici e privati, tra cui banche, fondi pensione e compagnie di assicurazione, di “allineare le pratiche di prestito e di investimento all'obiettivo di contenere l'aumento della temperatura ben al di sotto dei 2° C” e di “abbandonare gli investimenti a favore dei combustibili fossili, in particolare eliminando gradualmente i crediti all'esportazione per tali investimenti”.