Oggi:

2025-01-26 07:05

Efficienza negli Usi e nella Produzione di Energia

XVI CONFERENZA EE

di: 
Monica Tommasi

Dopo almeno cinque anni di critica esplicita al Green Deal Europeo  l’autrice, presidente degli Amici della Terra, ha aperto la XVI Conferenza per l’Efficienza Energetica con l’invito a riconoscere il fallimento delle politiche energetico climatiche basate sulle fonti rinnovabili elettriche intermittenti e a cambiare direzione scegliendo di ridurre davvero le emissioni dannose per il clima attraverso le misure di efficienza negli usi dell’energia. Ma anche attraverso la produzione efficiente di energia elettrica, ovvero con la ripresa  di un programma di centrali nucleari della tecnologia più avanzata disponibile commercialmente. 

In Copertina:  Foto Giorgio Maiozzi - Amici della Terra

 

Non è indifferente che la Conferenza nazionale per L’Efficienza Energetica si tenga da 16 anni e che abbia mantenuto nel tempo così tanti interlocutori, nonostante le nostre posizioni di politica energetica ci collochino spesso in minoranza, sia rispetto al mondo delle aziende e della politica se pensiamo al ruolo attribuito alle rinnovabili elettriche intermittenti, sia presso gli ambientalisti se pensiamo, ad esempio, alla nostra recente presa di posizione in favore del nucleare.

In realtà, il successo e la durata della campagna #primalefficienza, sui cui siamo impegnati da oltre 40 anni, testimoniano che l’efficienza energetica non è solo un insieme di buone pratiche per risparmiare energia ma rappresenta un criterio cardine per definire e pianificare politiche energetiche.

Infatti, l’efficienza si può misurare e confrontare e costituisce il metro principale per operare scelte ragionate non solo su come usare l’energia ma anche su come produrla, per definire le strategie di decarbonizzazione più efficaci e per scegliere le tecnologie più convenienti su cui concentrare gli investimenti. 

Per questo, i lavori della sessione di apertura di questa edizione della Conferenza sono introdotti da due relatori, Giuseppe Zollino e Giovanni Brussato che hanno lungamente lavorato sul confronto tra diversi scenari e strategie e che, sono abituati, come noi, a fare scelte consapevoli basate sulla realtà e sull’analisi dei dati. 

È proprio l’analisi dei dati che ha portato l’Associazione, da diversi anni, a sviluppare una critica e una presa di distanza dalle politiche europee come il Green Deal e il Fit455 : ci siamo resi conto per tempo che proporre obiettivi sempre più alti, come la riduzione, nella sola UE, del 55% delle emissioni climalteranti entro il 2030 attraverso strumenti e percorsi che non hanno attinenza con la realtà, rischia di portare l’Europa al suicidio, senza alcun reale effetto sul clima globale.

Mai come in questo momento si registra un divario così grande tra i risultati dei programmi clima-energia dell’Europa e gli obiettivi di riduzione effettiva delle emissioni dannose per il clima. E, nonostante esso appaia con chiarezza con l’aggiunta dell’aggravamento delle crisi economiche e la destabilizzazione della politica europea, il presupposto ideologico che ha portato a tali programmi ancora gode di una stampa favorevole e non viene messo in discussione seriamente dai governi europei.

La narrazione sulla possibilità di un “mondo carbon free praticamente domani” ancora prevale sui mezzi di informazione mentre la realtà è ben diversa. La realtà è quella che stiamo vedendo in questi mesi con la chiusura delle industrie, come quella degli elettrodomestici in Italia o con i costi imposti ai cittadini dalla direttiva Case Green. O con la profonda crisi dell’industria automobilistica in tutta Europa che coinvolge 14 milioni di persone che rischiano di perdere il lavoro.

Persino misure condivisibili come una maggiore elettrificazione dei consumi hanno bisogno di tempi e condizioni ben diverse da quelle attuali. Una delle condizioni è che il costo dell’energia elettrica sia sostenibile da famiglie e imprese. Invece, quello che sta succedendo è che lo sviluppo forzato  delle rinnovabili elettriche intermittenti contribuisce a determinare costi insostenibili sulle bollette dei consumatori che devono accollarsi anche il costo degli incentivi, delle reti, degli accumuli e del capacity market.

Sono sempre di più le prove sull’impossibilità di fare tutto quello che il Green Deal ha previsto, così come è impostato. La nuova Commissione e il Parlamento dovrebbero prenderne atto subito e cambiare il percorso e gli strumenti, concentrarsi su quello che realmente si può fare per la decarbonizzazione con le tecnologie a disposizione. Continuare a non riconoscere il fallimento di queste politiche non farà che ostacolare ulteriormente il percorso possibile di riduzione delle emissioni dannose per il clima, percorso che dovrebbe essere il vero obiettivo condiviso delle politiche climatiche.

È questo il senso del rapporto che abbiamo prodotto quest’anno e che presentiamo nella Conferenza. Abbiamo voluto misurare la distanza tra gli obiettivi dichiarati al 2030 e la realtà, non per assecondare chi, ideologicamente o per interesse, vuole sempre “fare molto di più e più in fretta” ma per rendere evidente che non bisogna perdere altro tempo per decidere di cambiare strada. La nuova strada non può essere che quella dell’efficienza energetica, sia negli usi che nella produzione di energia, forse più complessa da intraprendere nell’immediato, ma che darà risultati certi nel medio periodo e per il futuro.

A conclusione del rapporto, abbiamo avanzato un elenco di proposte specifiche, come quelle per l’incremento dell’efficienza energetica nei processi produttivi, per la riduzione delle emissioni di metano, per detrazioni fiscali sostenibili per la finanza pubblica per rilanciare il processo di riqualificazione energetica degli edifici, per la valorizzazione delle tecnologie italiane per la  decarbonizzazione come la filiera delle pompe di calore elettriche e per il ruolo che dovrebbero avere i  biocombustibili nella transizione energetica nei trasporti.

Infine, non c’è da perdere altro tempo nel predisporre un quadro di regolazione e le condizioni operative per realizzare  un piano di centrali nucleari della tecnologia più avanzata disponibile commercialmente. I tempi saranno lunghi, il dibattito faticoso ma la maggioranza degli italiani è oggi consapevole che lo sforzo è necessario per ottenere risultati certi in termini di ambiente, costi dell’energia e sicurezza energetica.