RICERCANDO GLI ENTI DI RICERCA
Non è chiaro perché, ma del progetto di riforma degli enti di ricerca annunciato dal ministro Profumo e basato sulla creazione di un super-CNR, ove far confluire alcuni enti appositamente disciolti, non si sente più parlare. Beninteso, nella legge di stabilità la riforma viene affidata al “conclavino” dei presidenti dei 10 enti candidati alla confluenza (o sono 12?); ed ENEA, ISPRA ed ASI sono per adesso usciti dal quadro. Ma il silenzio impera. Tace il ministro, tacciono i presidenti, tacciono persino i ricercatori, tace la stampa.
Una cosa però viene data per certa, se si gira nei corridoi degli enti: il ministro Profumo non demorde.
In attesa quindi di informazioni che per ora non vengono diffuse, abbiamo cercato nel passato del ministro qualche indicazione sulle sue idee in proposito. E abbiamo trovato qualche chicca.
“E’ possibile che il Cnr abbia 440 sedi? E che ci siano anche sedi con 3 ricercatori? Questo ente paga 20 milioni in affitti soltanto a Roma. Credo che sia il momento di occuparsene”.
Lodevole intenzione quella del ministro, ma non era proprio lui presidente del CNR? E ancora: è proprio il caso di basare una riforma su un super-CNR?
“Esistono moltissime duplicazioni e situazioni anomale, ci metteremo mano … Il motivo per cui questi enti sono implosi è che hanno perso il contatto con gli studenti. Devono tornare ad avere sedi all’interno delle università … Gli enti sono indietro rispetto alle università perché non hanno autonomia. Bisogna dargliela e poi sottoporli ad una valutazione per capire se i risultati sono quelli attesi”.
Il ministro è sincero. Per lui esiste solo l’università. Cosa c’entri l’università strutturalmente con enti di ricerca e controllo, o con enti esperti, è un problema che non si pone. E poi: mettere gli enti dentro un super-CNR e subordinare verosimilmente questo al sistema di potere universitario, in che modo ciò porterebbe all’autonomia?
Riguardo all’INFN: “Recupereremo il taglio (dei finanziamenti). E’ stato fatto in modo strano, non si può arrivare a tagliare come è avvenuto senza un approfondimento. E comunque andare a colpire proprio i ricercatori dell’Istituto di Fisica Nucleare non mi è parsa un’iniziativa di marketing ideale”.
Distratto questo ministro: prima dimentica che il presidente del CNR era stato lui, ora si dimentica che il ministro (dei tagli) è lui. I ricercatori dell’INFN stiano attenti: se alle agenzie di rating gli gira di declassare anche i ricercatori, potrebbero non essere più buoni oggetti di marketing …