TEE, LA NUOVA GUIDA OPERATIVA
In un paese dove dilagano troppi incentivi, quelli per l’efficienza energetica nei processi produttivi, che sarebbero davvero utili, hanno subito invece un forte declino. Ora si spera che la Nuova Guida operativa per i Certificati Bianchi possa far ripartire i progetti. Purtroppo è già chiaro che non ripartiranno quelli per estendere le reti di teleriscaldamento, sabotati non da una legge o da un indirizzo di governo, ma da... una scheda tecnica di rendicontazione predisposta, con scarsa trasparenza, da una “manina ostile”.
All’inizio di maggio è stato pubblicato dal Ministero per la Transizione ecologica un Decreto Direttoriale che approva la nuova “Guida Operativa per promuovere l'individuazione, la definizione e la presentazione di progetti nell’ambito del meccanismo dei Certificati Bianchi e della tabella recante le tipologie progettuali ammissibili di cui al decreto del Ministro dello Sviluppo Economico 11 gennaio 2017 e s.m.i.”.
Si tratta di un provvedimento molto atteso, cui sono affidate le speranze di rilancio dei Certificati Bianchi, ovvero i Titoli di Efficienza Energetica (TEE), il meccanismo per la promozione e l’incentivazione dell’efficienza energetica che da sempre produce i migliori risultati di riduzione delle emissioni dannose per il clima, specialmente nei processi industriali, e che, nonostante ciò, negli ultimi anni, è stato pesantemente limitato e depresso nelle sue potenzialità.
Il documento, molto corposo, fornisce indicazioni dettagliate su come presentare i progetti che intendono accedere all’incentivo dei TEE. Ad un primo esame, esso recepisce molte indicazioni provenienti dagli operatori e dagli Energy manager che hanno contribuito con numerose audizioni alla sua stesura ed è meritevole di giudizi approfonditi e meditati di cui daremo conto con attenzione nei prossimi mesi.
Rileviamo invece, da subito, inaspettati ostacoli al teleriscaldamento, proprio nel momento in cui l’espansione delle reti esistenti potrebbe rappresentare un importante e stabile alternativa al consumo di gas. Ostacoli tanto più gravi perché non derivano da una scelta strategica dichiarata o da una interpretazione di indirizzi legislativi, ma vengono interposti senza motivazione e con molte contraddizioni, attraverso gli allegati di una regolazione secondaria.
Ostacoli burocratici, dunque, ovvero disparità immotivate che denunciano un approccio di pregiudiziale – e incomprensibile - ostilità alle reti che recuperano e utilizzano tutto il calore disponibile su un territorio, calore che andrebbe altrimenti disperso e che, quindi, già oggi e da tempo, rappresentano una concreta realizzazione di economia circolare.
Non una scelta politica ma... una scheda tecnica
Vediamo. Come previsto dal D.M. 21/05/2021 all’art. 18, comma 1, lett. b), il Decreto direttoriale pubblica in allegato le Schede di Progetto a Consuntivo. Tra queste, c’è quella riguardante “allaccio di nuove utenze a reti di teleriscaldamento”. La scheda si applica a progetti relativi all’allacciamento di nuove utenze a reti di teleriscaldamento “efficienti” ma, in modo del tutto incomprensibile non consente di rendicontare i risparmi relativi:
- all’utilizzo di energia termica generata da impianti di cogenerazione;
- all’utilizzo di energia termica generata da impianti a fonte rinnovabile diversi dagli impianti solari termici e dagli impianti a pompa di calore;
Nei fatti, è prevista una formulazione di calcolo che impone di decurtare il risparmio totale realizzato dalla rete rispetto alle nuove utenze allacciate di un fattore percentuale calcolato sottraendo all’energia termica totale distribuita la quota parte di energia termica prodotta da impianti di cogenerazione e/o alimentati da geotermia, biomasse, combustione dei rifiuti. Resta invece inclusa l’energia termica prodotta da pompe di calore e dal solare termico che, tuttavia, nella realtà, rappresenta solo lo 0,5% del calore termico distribuito nelle reti di teleriscaldamento esistenti.
Una fonte rinnovabile non vale l’altra
Oltre a discriminare fittiziamente le diverse fonti rinnovabili di energia rispetto alle definizioni stabilite da leggi e direttive, la scheda limita l’incentivo agli allacci alle reti di teleriscaldamento classificate “efficienti”. Ma, allo stesso tempo, non permette di incentivare i risparmi dovuti agli impianti che rendono la rete efficiente!
Infatti, la definizione di rete di teleriscaldamento efficiente (tra l’altro, non quella riportata nella scheda stessa che è stata superata della Direttiva UE 2012/27/CE recepita dal D.Lgs 102/2014 come modificato dall'art. 39-bis della legge n. 164 del 2014) recita:
“una rete di teleriscaldamento efficiente è definita tale se utilizza, in alternativa, almeno:
Data la definizione vigente di “rete efficiente”, la limitazione prevista nella scheda a consuntivo appare in contraddizione sia con l’indirizzo fornito dal DM 21/5/2021 che con la legislazione superiore nazionale ed europea, compresa la bozza di nuova direttiva EED, inviata nei mesi scorsi dalla Commissione al Parlamento ed al Consiglio europeo.
Probabilmente chi ha realizzato la scheda obietterà che i Titoli di Efficienza Energetica non possono essere cumulati con altri incentivi. Ma, per ovviare a questo inconveniente che riguarda ormai un numero limitato di impianti esistenti e per un periodo limitato, sarebbe stato sufficiente utilizzare una formula, dello stesso tenore di quella prevista, che scomputasse proprio la quota parte di calore incentivata attraverso altri strumenti.
Invece, dobbiamo rilevare che il DM 21/5/2021 prevede l’incentivazione di nuovi allacci a reti di teleriscaldamento efficienti ma il Decreto Direttoriale esclude la maggior parte delle fonti che rendono una rete efficiente e, di fatto, limita quasi totalmente l’applicabilità della norma, rendendola inutilizzabile per la maggior parte delle reti di grandi dimensioni presenti nel nostro Paese, ovvero quelle alimentate da geotermia, biomasse, cogenerazione e recupero di calore dalla combustione dei rifiuti, tecnologie che permettono di ridurre notevolmente le emissioni ed il consumo di gas naturale rispetto alle caldaie che generalmente vanno a sostituire. E’ prevedibile, inoltre, che le limitazioni introdotte dalla scheda finiscano per scoraggiare anche i nuovi progetti di teleriscaldamento, in considerazione dei piani finanziari richiesti per reperire i forti investimenti iniziali nella struttura delle reti urbane.
A questo punto ci sarebbe da chiedersi se la voce introdotta nella Tabella 1 del DM sia solo uno “specchietto per le allodole” per far credere di sostenere il teleriscaldamento efficiente, quando, nella realtà, non si ha intenzione di farlo.
Il teleriscaldamento è energia pulita al servizio delle comunità locali ed è al centro dei piani di sostenibilità e di decarbonizzazione europei. Sfruttando questo potenziale si potrebbe aumentare l’estensione attuale dei sistemi di teleriscaldamento facendo risparmiare prezioso gas naturale, oggi importato dall’estero, e permettendo di ridurre le emissioni di CO2.
In definitiva, l’ampliamento delle reti di teleriscaldamento potrebbe dare un contributo fondamentale ed immediatamente attivabile per la transizione ecologica e l’indipendenza energetica del nostro Paese, oltre che per migliorare la qualità dell’aria delle nostre città.
E’ paradossale che tutto questo non sia attivabile a causa della malcelata ostilità verso i termovalorizzatori che alimentano le reti di teleriscaldamento. Ostilità che, evidentemente, è capace di condizionare la politica e l’amministrazione anche in contrasto con leggi e direttive.