XII CONFERENZA NAZIONALE SULL’EFFICIENZA ENERGETICA
La terza e la quarta sessione della XII Conferenza Nazionale sull’Efficienza Energetica degli Amici della Terra hanno trattato rispettivamente di Certificati Bianchi e di Carbon Border Adjusment Mechanism, due temi di grande attualità e importanza per le imprese italiane ed europee che potrebbero incidere profondamente sui programmi di ripresa ma su cui il dibattito pubblico è veramente carente. Sull’uno e sull’altro argomento preoccupa l’assenza del Governo italiano, atteggiamento che non favorisce la trasparenza delle decisioni. I video integrali, le presentazioni e i materiali della conferenza sono già disponibili in download sul sito degli Amici della Terra
La terza sessione sui Certificati Bianchi
Monica Tommasi ha introdotto i lavori confermando l’attenzione degli Amici della Terra per il meccanismo dei TEE che, nelle sue diverse fasi di gestione, ha dimostrato la propria efficacia nella promozione dell’efficienza energetica. “Ci auguriamo che l’annunciato decreto del ministero dello Sviluppo Economico sul periodo 2021-2024 per i Certificati Bianchi, non alteri l'architettura di fondo del meccanismo – ha detto la presidente degli Amici della Terra – per superare la crisi in cui versa la gestione dello strumento dal 2015, contiamo piuttosto su una semplificazione delle fasi istruttorie e sull'introduzione di sistemi di bilanciamento in mano al regolatore”, come ad esempio la riserva stabilizzatrice del mercato (Msr) del sistema Ets. “Ci aspettiamo l'introduzione di una maggiore flessibilità nella modulazione della domanda, con obiettivi fissi nel medio e lungo periodo ma modulabili nei singoli anni, con interventi gestiti da Arera e Gse sulla base dell'effettivo rapporto tra la disponibilità reale di titoli e l'obbligo dell'anno corrente”. Un altro elemento fondamentale è l'ampliamento dell'offerta, indispensabile per un corretto funzionamento della borsa regolamentata e dei relativi strumenti di stabilità di mercato introdotti. “Bisognerebbe avere il coraggio – ha sottolineato Tommasi – di ampliare la base di interventi ammissibili anche a nuovi domini come l'economia circolare, i rifiuti e l'idrogeno verde”. Tommasi si è invece detta preoccupata sull'ipotesi delle aste, su cui di recente il Mise avrebbe fatto un'apertura, e dell’assenza del Governo dal confronto pubblico, cosa che non aiuta la trasparenza delle decisioni.
Al dibattito della terza sessione, il portale della Staffetta ha dedicato una cronaca particolarmente attenta da cui riprendiamo ampi stralci.
“Il punto sullo stato dell'arte del meccanismo è stato fatto da Luca Barberis (Gse). La parola è poi passata a operatori e multiutility. Egidio Adamo di Eni Gas e Luce ha evidenziato la necessità di stabilizzare e rilanciare il meccanismo dei Certificati Bianchi perseguendo l'equilibrio tra domanda e offerta, attraverso una semplificazione dell'iter dei progetti, un adeguamento della tempistica alle esigenze di business e un ampliamento della platea delle soluzioni e dei risparmi ammessi.
“Claudio Palmieri (Gruppo Hera), rappresentando il punto di vista di una multiutility ben radicata sul territorio, si è soffermato sulla necessità di rafforzare la borsa e ripristinare la liquidità. Sarà fondamentale introdurre sistemi di bilanciamento annuale compatibili con i meccanismi di mercato e ripristinare la cumulabilità del Certificato Bianco con il credito di imposta per gli interventi dell'industria 4.0. Il sistema dei Tee andrebbe inoltre esteso a nuovi ambiti di intervento, come le rinnovabili termiche, l'economia circolare, il teleriscaldamento e la cogenerazione, settori che potrebbero avere un “enorme impatto sul ripristino della mobilità del meccanismo”. Un altro compito estremamente importante del decreto, secondo Palmieri, sarà il ripristino della fiducia degli operatori: “la recente governance del Gse ha fatto passi avanti importantissimi verso il ripristino del dialogo con gli operatori e principalmente le Esco ma non sarà sufficiente”, è importante che all'uscita del decreto “tutte le istituzioni, il Mise, il Gse e l'Arera si presentino con una campagna promozionale massiccia rivolta agli investitori”. Sulle aste, ha concluso, “noi siamo sempre stati molto perplessi, però se le si vuole sperimentare l'importante è che non vadano a indebolire la borsa”.
“Simona Ferrari, vice presidente di AssoEsco, ha presentato le rimostranze dell'associazione per l'ipotesi aste, già rese note la settimana scorsa in un comunicato mentre Mattia Sica, direttore energia di Utilitalia, ha sottolineato il potenziale di un'estensione dei Certificati Bianchi a settori come l'idrico e l'economia circolare.
“Un lungo focus ha poi riguardato la cogenerazione e il teleriscaldamento, il cui potenziale è stato ed è tuttora ampiamente sottovalutato. Lo ha ricordato Lorenzo Spadoni, presidente Airu, con un lungo excursus sugli interventi normativi che si sono succeduti negli ultimi anni, come la legge n. 172/2017, che prevede il rilascio di Tee a progetti di cogenerazione abbinati allo sviluppo di sistemi di teleriscaldamento ma per la quale non è ancora arrivato il decreto attuativo; o il recente Superbonus, che “esclude inspiegabilmente il teleriscaldamento dalla platea degli interventi trainanti che possono beneficiare dell'incentivo”, salvo in alcuni Comuni montani.
“Secondo Marta Bucci di Anigas, in relazione alla crisi di liquidità che negli ultimi anni ha caratterizzato il mercato dei TEE, risulta necessario rilanciare l'offerta e introdurre nuovi meccanismi di stabilizzazione del mercato che, mantenendo una adeguata incentivazione degli investimenti, possano garantire dinamiche di prezzo sostenibili sia per i consumatori finali che per i soggetti obbligati. Giuseppe Astarita ha presentato e argomentato la proposta di Confindustria per la riforma dei Certificati Bianchi, già resa nota a luglio di quest'anno.”
Fra gli interventi della terza sessione segnaliamo anche quello di Andrea Bordoni di A2A che si è soffermato sugli obiettivi del PNIEC e delle nuove Direttive Comunitarie e quello di Simone Malvezzi che, sempre per A2A, ha illustrato il progetto d’impianto “Flue Gas Condensation”, finalizzato all’incremento del recupero energetico del termoutilizzatore di Brescia verso la rete di teleriscaldamento nonché ad una conseguente riduzione dell’uso di combustibili fossili presso la centrale Lamarmora .
Pasquale Monti ha illustrato la complessità di azioni e gli strumenti che, nella visione di Enel X, servono ad individuare le soluzioni di efficienza energetica “per ridurre il contributo alle emissioni di anidride carbonica dovuto al settore industriale ed anche la via maestra per rendere più competitivo il settore produttivo italiano nel mondo.” Infine, Marco Golinelli, in rappresentanza di ITALCOGEN ha sottolineato che la pandemia, il calo della domanda e il crescente ruolo delle rinnovabili intermittenti evidenziano l’estrema necessita di tecnologie per aumentare efficienza e flessibilità.
Ancora da Staffetta riprendiamo la sintesi degli interventi finali. “Per il deputato Luca Squeri (FI) “bisogna fare in modo che gli intoppi burocratici siano sempre meno, quindi adottare un approccio diverso a quelli che sono i criteri per promuovere o meno un'iniziativa o un progetto, dove far chiarezza rispetto alla soggettività di chi giudica un progetto legittimato ad essere approvato o meno”. È necessaria una rivitalizzazione del meccanismo dei Certificati Bianchi, anche per evitare le frodi. Infine, secondo Squeri il governo “si è comportato in maniera non coerente” mettendo in campo uno strumento come il Superbonus senza considerare il teleriscaldamento, se non sulle aree montane.
“Secondo il capogruppo M5S alla Camera, Davide Crippa, bisognerà ragionare soprattutto su due aspetti: “sull'inserimento dei certificati all'interno della mobilità e del trasporto pesante e marittimo” e su “come aiutare maggiormente i percorsi di transizione”, laddove in particolare “i settori molto intensive possono trovare un sostegno e lo devono trovare non soltanto come agevolazione alla produzione di idrogeno green ma soprattutto come trasformazione industriale del ciclo produttivo”.
“Le conclusioni dell'evento sono state affidate a Stefano Besseghini, presidente Arera. “Questi strumenti vanno costruiti e adattati nella maniera più flessibile possibile dal punto di vista della loro capacità di rispondere alle esigenze del momento, avendo sempre chiaro l'obiettivo finale ma non costruendo degli strumenti troppo rigidi”, ha commentato. “Ecco perché sono convinto che alla fine il ruolo della regolazione potrebbe non essere marginale, perché riesce a tracciare quegli interventi e quegli strumenti che nettano i cicli più periodici della politica, nettano le situazioni contingenti e distribuiscono su periodi di tempo più ampi gli interventi normativi. Con questo non auspico ritorni a situazioni precedenti ma un coinvolgimento dell'Autorità nella riflessione che riguarda questi strumenti, la loro valutazione e un confronto su come e dove si possa intervenire per rendere tutto più efficace”.
La quarta sessione dedicata al Carbon Border Adjstument Mechanism
Nel quadro del Green Deal europeo, la Commissione punta a rendere l’Europa il continente leader sulla strada della decarbonizzazione a livello globale, proponendo un menù di tecnologie e di politiche economico-ambientali che, adattate ai diversi contesti, possono attivare altrettanti percorsi di transizione energetica.
Parallelamente la Commissione UE sta lavorando a meccanismi di tutela dei settori produttivi europei, esposti a concorrenza sleale proprio dagli sfidanti obbiettivi ambientali adottati. Il Carbon Border Adjstument Mechanism per il quale si è conclusa lo scorso ottobre la fase di consultazione pubblica dovrebbe essere un sistema di perequazione carbonica per l‘accesso esterno al mercato europeo di servizi e di prodotti, come incentivo allo sviluppo sostenibile globale che, però, già evidenzia non poche criticità rispetto alle regole dell’organizzazione mondiale del commercio, ai costi redistributivi e alle questioni geopolitiche che caratterizzano questa fase storica.
Arriva in un contesto in cui l’Europa ha ridotto le sue emissioni interne del 24% rispetto al 1990. Mentre le emissioni incorporate dai commerci, quelle che derivano dalle importazioni, sono aumentate costantemente negli ultimi anni e rappresentano il 20% di tutte le emissioni europee. Il meccanismo, questa la tesi della Commissione europea, permetterebbe di mantenere le produzioni in Europa, di incentivare i partener commerciali a decarbonizzare le loro economie e consentirebbe di ottenere risorse per finanziare la transizione climatica. E su questo l’Europa ha una road map incalzante.
Nella prossima primavera arriverà il voto del Parlamento su una sua proposta di meccansimo e subito dopo la proposta della Commissione. Quindi, il negoziato tra i due legislatori, Commissione e Parlamento, e poi il negoziato con il Consiglio dove sono rappresentati tutti i 26 paesi membri. L’obiettivo è che il meccanismo sia approvato in via definitiva entro il 2023.
A concorrere alla formulazione finale del meccanismo due temi molto delicati: dove vanno a finire le risorse generate e come superare le criticità già oggi ipotizzabili. Sulle risorse, la Commissione propone di utilizzare le entrate generate dal meccanismo come nuova risorsa del bilancio dell’EU, in particolare per rimborsare una parte dei debiti del Recovery Fund, mentre il Parlamento vuole destinare le risorse a sostenere la cosiddetta transizione giusta, alla decarbonizzazione dell’economia domestica e ad aumentare i contributi europei ai finanziamenti internazionali per il clima a favore dei paesi meno sviluppati. Una contraddizione di obiettivi a cui rischia di sommarsene un’altra rappresentata dalla tentazione di alcuni paesi membri di utilizzare queste risorse per ridurre il loro contributo al bilancio comunitario.
Per quanto riguarda le diverse criticità, il meccanismo rischia di diventare uno strumento di protezionismo. Le regole dell’organizzazione mondiale del commercio, infatti, non permettono l’introduzione di un dazio aggiuntivo di questo tipo e prevedono il principio di non discriminazione. L’Europa deve quindi formulare una proposta che renda il meccanismo coerente con le regole del commercio internazionale e tenendo anche conto degli equilibri geopolitici di questa fase storica, soprattutto con riferimento ai rapporti commercial tra USA e Cina. Un’altra criticità riguarda i settori a cui applicare il meccanismo. La Commissione ha annunciato che vuole partire da una serie di settori, i principali sono quelli a forte intensità energetica: cemento, acciaio, prodotti chimici, fertilizzanti. Il Parlamento sembra più orientato ad applicare il meccanismo a tutte le importazioni. Poi ci sono le criticità tecniche. Quali parametri utilizzare per valutare il contenuto di emissioni di gas a effetto serra di un prodotto d’importazione e come fissare il prezzo del carbonio per questi prodotti.
L‘appuntamento della XII Conferenza, coordinato da Tommaso Franci è stato occasione di confronto tra operatori di settori esposti al problema e rappresentanti delle istituzioni europee, e si è concentrato sulle diverse possibilità di attuazione del meccanismo: quella che sostiene l’applicazione di un dazio secco alle frontiere da applicare a tutti i prodotti e servizi di importazione, come nelle intenzioni del Parlamento europeo, quella che intende applicarlo solo ai settori più energivori come cemento, acciaio, prodotti chimici e fertilizzanti, che sembra essere più vicina alle volontà della Commissione.
Nel dibattito, ha riscontrato condivisione, anche come possibile proposta italiana per l’attuazione del meccanismo, la proposta ImEA (Imposta sulle Emissioni Aggiunte), elaborata da Agime Gerbeti, che gli Amici della Terra sostengono da anni. Uno strumento di fiscalità ambientale che si propone di introdurre a livello UE uno sgravio fiscale tramite l’IVA sui prodotti con bassa intensità emissiva e contemporaneamente un incremento dell’IVA per i prodotti emissivi che superino gli standard europei di emissione. La proposta è compatibile con le regole del WTO in quanto non discriminatoria sulla provenienza del bene ma solo sulla sostenibilità reale e sulle emissioni puntuali, con effetti che consentirebbero, oltre a ridurre le emissioni globali, il recupero della competitività industriale europea.
Al dibattito hanno partecipato i giornalisti David Carretta di Radio Radicale, Federico Fubini del Corriere della Sera, i Parlamentari europei Simona Bonafè e Eleonora EVI, il Consigliere della Direzione Energia della Commissione europea Guido Bortoni, Marco Bentivogli di Base Italia, Armando Cafiero di Confindustria ceramiche, Ester Benigni di A2A, Flavio Bregant di Federacciai, Fabrizio Pedetta di Federbeton, Daniele Agostini di Enel, Ilaria Restifo di EDF Italia.