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2024-09-18 19:36

Fredda, Calda. Comunque Aria Pulita

CONTRO L’INQUINAMENTO INDOOR

di: 
Angelo Spena*

Made in Italy, filiera corta, alto valore aggiunto. Perché è inconcepibile rinunciare al presidio epidemiologico impiantistico negli ambienti chiusi. Per fronteggiare l’epidemia in corso e per migliorare la nostra vita futura.

Intere tipologie di ambienti pubblici, dagli sportelli bancari o postali, ai mezzi di trasporto, a scuole e università, sono sempre più a rischio di costituire sistematici moltiplicatori epidemiologici (9). Luoghi in cui, in piena pandemia, non basta la parola magica di una ambigua, opportunistica, generica “sanificazione”. Troppo semplicistico. Per non parlare della drammatica realtà degli ospedali di tutto il mondo, ormai studiata come caso di specie di scuola, e tragicamente riconosciuta, accettata e perfino freddamente classificata: “nosocomial infections”. C’è una strage in corso, migliaia di persone muoiono per infezioni ospedaliere, ma il fenomeno viene sottovalutato, si è diffusa l’idea che si tratti di un fatto ineluttabile” dichiarava (10) nel maggio del 2019 Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute. Con il nuovo coronavirus la situazione è, infatti, precipitata perché i reparti più a rischio, quelli di rianimazione, devono contemperare esigenze di segregazione aeraulica controllata impreviste, spesso contrapposte a quelle preesistenti, e altamente critiche.

Purtroppo, come ebbi modo di denunciare su queste pagine fin dal marzo 2020, l’OMS ha fino alla scorsa estate caparbiamente negato - e, pur messa davanti all’evidenza (12), continua come è noto incomprensibilmente a contestare - la pericolosità della trasmissione via aerosol, senza spiegare tra l’altro come mai la presunta enorme massa di asintomatici potesse contagiare senza starnutire o tossire, al di là del contatto fisico stretto. E rimane il fatto – comunque inquietante – che il combinato disposto della doppia sinergica negazione della pericolosità sia degli asintomatici che del trasporto via aerosol abbia oggettivamente fatto da detonatore all’esplosione mondiale del COVID-19 grazie ai contagi negli ambienti confinati o, peggio, segreganti: dai mezzi di trasporto e relativi hub, alle comunità tipo RSA, e molti altri. Mutando in sostanza quella che era una epidemia cinese, in una pandemia mondiale.

Tutto quanto sopra ha reso possibile, nel mainstream dei media e di pressoché tutte le istituzioni governative dei diversi Paesi, cadere nella trappola di una inconcepibile, surreale sparizione del controllo ambientale indoor dal novero delle tecnologie prese in considerazione per fronteggiare la pandemia. Un contesto nel quale invece un soccorso decisivo potrebbe venire proprio dall’ingegneria e dalle tecnologie “vere” del controllo ambientale, settore nel quale l’industria italiana possiede riconosciute tecnologie HVAC – Heating, Ventilating and Air Conditioning, di assoluta eccellenza mondiale (13).

Nel passato anche lontano, dopo ogni epidemia c’è stato spesso un balzo in avanti della igiene delle città, delle case, delle acque. Facciamo fin d’ora di tutto perché nel dopo COVID-19 nulla possa essere più come prima per l’igiene dell’aria indoor. Non sono mai stato indulgente con il comparto dell’edilizia per via dell’ormai ingiustificabile e inaccettabile ulteriore consumo di suolo. Tuttavia oggi si pone una straordinaria opportunità di declinarne le migliori potenzialità tecnologiche per un obiettivo ben preciso e difficilmente contestabile. Dalla accorata recente esortazione dell’apprezzato Ministro uscente dell’Economia Giovanni Tria “investire nella maggiore sicurezza del sistema di trasporti, scuole e uffici in cui il contagio può alimentarsi(14), passando per la constatazione che “il rinnovo di infrastrutture e immobili è una chiave per generare resilienza e perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale(15), e preso atto di quanto documentato dal presidente Assistal, Angelo Carlini (16), che cioè “nel 2020 il mercato europeo dell’installazione di impianti (tecnologici, ESCO, facility management) registra una perdita di circa l’8% eppure l’Italia si conferma secondo mercato impiantistico … resta in atto una forte richiesta di riqualificazione energetica degli impianti: sarà questo il driver di sviluppo”, emerge irrinunciabile il contributo delle migliori tecnologie HVAC per una sanità di sistema.

Certo, lo sforzo economico per il presidio ambientale indoor sarebbe ingente, ma procedendo per priorità potrebbe rivelarsi anche moltiplicatore del Pil. L’industria delle costruzioni pesa in Italia per l’8% del Pil ed è leva per l’attivazione rapida di una gamma molto ampia di economie nel 90% degli altri settori (16). Una mia stima di massima (17) individua nella forbice 10-30 euro per mc di ambiente servito il costo di un nuovo impianto VMC. E in dieci volte di meno (quindi 1-3 euro per mc) il costo medio del riavviamento di un impianto esistente. In Italia l’universo del costruito è dell’ordine di grandezza di 11-12 miliardi di metri cubi. Di questi, almeno 4-5 miliardi costituiscono luoghi pubblici o di lavoro (edifici industriali, commerciali e per servizi, scuole e università, strutture sanitarie e ricettive).

Ammettendo che, per consentire in sicurezza le relative attività socioeconomiche, a una metà degli almeno 4-5 miliardi di cubature sia sufficiente la bonifica e riattivazione, e all’altra metà serva un impianto nuovo, per il settore dell’edilizia e dell’impiantistica si delinea una prospettiva di lavoro il cui valore andrebbe da un minimo dell’ordine di una ventina di miliardi (22,0) a un massimo dell’ordine di 80 miliardi (82,5) di euro. Di cui, in ogni caso, almeno metà nell’industria, e quasi un quarto nel commercio. L’equivalente, in tempi ordinari, di una o più manovre. Già a breve, senz’altro almeno in parte attivabile con le risorse per il rilancio offerte dall’Europa. Per un presidio epidemiologico a lungo termine, il cui mantenimento in continua efficienza nel tempo attiverebbe a regime investimenti, insieme pubblici e privati, dell’ordine di 2-4 miliardi di euro l’anno.

Sul fronte occupazionale, assumendo un fatturato per addetto del settore edilizia-impianti di 200.000 euro (un po’ più elevato, considerato l’elevato contenuto tecnologico degli interventi, della attuale media di ca. 165.000 € per addetto) e ipotizzando di spalmare i suddetti interventi strutturali in tre anni, si sosterrebbero da 35.000 a 135.000 posti di lavoro qualificato; e, ciò che è forse ancora più importante e che davvero rende inconcepibile trascurare una prospettiva del genere, attingendo alle eccellenze di una filiera industriale nazionale: quindi non solo con accorciamento della catena del valore (18), ma soprattutto con forte incorporazione di valore aggiunto italiano.

Sostenibile? Da sostenere! E senza ulteriore consumo di un solo mq di suolo. Un soccorso della tecnologia italiana non solo al rilancio di gran parte – considerato l’indotto - della nostra economia e della occupazione in un comparto sistematicamente anticiclico e intrinsecamente capace di produrre effetti fin dal breve termine; ma soprattutto al mantenimento delle funzioni vitali della nostra organizzazione sociale. Abbiamo perso già troppo tempo.

 

*Ordinario di Fisica Tecnica Ambientale, Dipartimento di Ingegneria dell’Impresa, Università Tor Vergata di Roma

 

RIFERIMENTI

1 – A. Spena, Efficienza energetica. Governare la complessità delle opzioni più avanzate, Editoriale, La Termotecnica, novembre 2017

2 – American Society of Heating Refrigerating Air Conditioning Engineers, ASHRAE Position Document on Airborne Infectious Diseases, reaffirmed by Tecnology Council, February 5, 2020

3 – A. Spena, Governo del territorio e infrastrutture. Il profilo energetico, in “Economia circolare, governo del territorio e sostenibilità energetica”, a cura di R. Rota, G. Giappichelli Editore, Torino, novembre 2019

4 – M.A. MacKenzie, Cold exposure and winter mortality in Europe, The Lancet, Vol. 350, Issue 9077, pp. 590-591, August 23, 1997

5 - C. Mazzenga, V. Iaria, V. A. Spena, On the misleading perception by the occupants of the indoor air renewals. First experimental evidences in densely occupied lecture halls, Proceedings 51st CARR Intern.l Conference, Venice, February 20-22, 2019

6 – A. Gennai, Ora si snobbano i vecchi macro-temi, Plus24 – Il Sole 24 Ore, 25 aprile 2020

7 – L. Incorvati, I trend che nasceranno da Covid-19, Plus24 – Il Sole24Ore, 25 aprile 2020

8 – A. Spena, COVID-19. L’azzardo epidemiologico e le devianze nel condizionamento degli ambienti chiusi, Editoriale, La Termotecnica, aprile 2020

9 – A. Spena, Le tecnologie che servono contro il COVID-19. L’opinione del prof. Spena, 4 aprile 2020, https://formiche.net/2020/04/tecnologie-covid-19-opinione-spena/

10 – ANSA, Roma, 15 maggio 2019

11 – A. Spena, ACR indoor & COVID-19 - Cambiate l’aria, L’Astrolabio, 18 marzo 2020

12 - L. Morawska, D. K. Milton, It’s Time to AddressAirborne Transmission of COVID-19, https://academic.oup.com/cid/article-abstract/doi/10.1093

13 - A. Spena, Efficienza energetica e igiene degli ambienti chiusi: what is past, is prologue, Nuova Energia, 2, pagg. 49-53, 2020

14 - G. Tria, Un paese in crisi che non ha né bussola né timone, Il Sole24Ore, 24 ottobre 2020

15 – G. Bonomi, Per coniugare crescita, lavoro e ambiente serve un piano casa, Il Sole24Ore, 20 ottobre 2020

16 – Assistal, Installazione impianti, business in calo dell’8%, Il Sole24Ore, 31 ottobre 2020

17 – A. Spena, Coronavirus e ambienti chiusi. Per la ripartenza le nostre eccellenze industriali devono scendere in campo, blog Istituto Bruno Leoni, 5 aprile 2020, https://www.leoniblog.it/2020/04/05/coronavirus-e-ambienti-chiusi/

18 – P. Bricco, Dazi e virus, globalizzazione in ritirata, Il Sole24Ore, 4 novembre 2020.