QUEL CHE C’È DA SAPERE
Nuovo rinvio per la pubblicazione della Carta delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, che dopo vari slittamenti avrebbe dovuto avvenire tra il secondo e il terzo trimestre del 2017 e che ora è rinviata all’ultimo trimestre dell’anno. Lo ha annunciato il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, nel corso di un’audizione davanti alla commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. “Evidenzio che sono stati necessari ulteriori sei mesi di lavoro rispetto alla tabella di marcia stabilita e condivisa con voi lo scorso settembre”, ha detto il ministro ai parlamentari, spiegando i motivi di questo ulteriore ritardo, rispetto alla tabella di marcia comunicata alla stessa commissione lo scorso settembre, quando aveva riconosciuto esserci “stati ritardi e criticità nella gestione dell’intero processo”.
La Cnapi è pronta dal luglio 2015 ma non viene pubblicata perché prima il ministro vuole portare a termine la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) sul Programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, previsto dalla direttiva Euratom 70/2011, durante la quale sono emersi aspetti sinora non considerati. In particolare, la Regione Lombardia ha inviato osservazioni di competenza dell’Arpa, evidenziando “come il rapporto preliminare ambientale non avesse tenuto in considerazione i rifiuti radioattivi derivanti da problemi di contaminazione in impianti destinati al recupero di metalli ferrosi e non. Ciò ha portato i ministeri procedenti a richiedere nei mesi successivi maggiori informazioni, attraverso il supporto sia del Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente sia dell'Ispra. È stata così data evidenza che sul territorio nazionale sono mantenuti in appositi siti dedicati rifiuti radioattivi prodotti da interventi di bonifica di installazioni industriali contaminate a seguito di fusioni accidentali di sorgenti radioattive”. Secondo stime di massima effettuate dall’Ispra e pervenute il 18 maggio 2017, da considerarsi provvisorie, i rifiuti radioattivi provenienti da attività di bonifica di installazioni industriali contaminate accidentalmente ammonterebbero a circa 58.000 metri cubi. L’8 giugno, il governo ha richiesto all’Ispra “ulteriori urgenti informazioni di dettaglio per ciascun sito di stoccaggio”.
Al termine delle consultazioni e dell’istruttoria, i ministri dello Sviluppo economico e dei Beni culturali emaneranno il decreto interministeriale con il parere motivato di VAS ed eventuali prescrizioni relative alla revisione e all'implementazione del Programma nazionale. A questo punto, nell’ultimo quadrimestre del 2017, dovrebbe essere pubblicata la Cnapi. Successivamente, il Programma verrà approvato con decreto del presidente del Consiglio, sentiti il ministro della Salute, la Conferenza unificata e l'Isin. “Stimiamo l'approvazione finale del documento entro il primo trimestre del 2018”, ha detto Calenda. “Certamente si può anche decidere di pubblicare la Cnapi in un momento precedente rispetto al completamento di tutto il processo del Programma nazionale e della VAS”, ha osservato il ministro. “Io credo, però, che, se noi vogliamo che il dibattito sulla Cnapi diventi il più concreto possibile, questo sia sbagliato.”
Sul Programma nazionale sta per prendere il via la fase di consultazione pubblica di VAS. Entro il termine di 60 giorni dalla pubblicazione dell'avviso nella Gazzetta Ufficiale, chiunque può prendere visione della documentazione posta in consultazione e presentare proprie osservazioni in forma scritta, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi.
Dopo la pubblicazione della Cnapi, è previsto un processo di consultazione pubblica, nell’ambito del quale i soggetti coinvolti potranno formulare osservazioni o proposte. Alla fine di questa consultazione, 120 giorni dopo la pubblicazione della Carta, ci sarà un seminario nazionale organizzato dalla Sogin. Successivamente, è prevista l’istruttoria finale di approvazione della Carta, sulla cui base potranno essere formulate le dichiarazioni d’interesse da parte delle amministrazioni locali, propedeutiche agli approfondimenti di dettaglio e all’individuazione del sito definitivo.
Il tempo stimato per arrivare all'autorizzazione del Deposito è di circa quattro anni e mezzo dalla definizione delle caratteristiche delle aree potenzialmente idonee. Secondo quanto dichiarato dal ministro Calenda, “sebbene l'intera realizzazione del Deposito nazionale e del relativo Parco tecnologico è prevista per la fine del 2025, l'esercizio delle strutture per l'immagazzinamento di rifiuti ad alta attività e del combustibile esaurito è previsto a partire dall'inizio del 2024. Pertanto, il rientro dei soli rifiuti radioattivi italiani ad alta attività riprocessati all'estero potrà aver luogo già a partire dal gennaio 2024”.
Il 13 luglio, intanto, la Commissione europea ha comunicato di aver avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia, inviando al governo un parere motivato, in relazione alla violazione della direttiva Euratom 70/2011, in base alla quale i vari Stati avrebbero dovuto notificare i programmi nazionali di gestione dei rifiuti radioattivi entro il 23 agosto 2015. La Commissione Ue ha dato all’Italia due mesi di tempo per adempiere ai propri obblighi, cosa che, secondo il calendario annunciato da Calenda, non avverrà. A quel punto, la Commissione Ue potrà decidere di deferire l’Italia (insieme ad Austria, Croazia, Portogallo e Repubblica Ceca) alla Corte di giustizia dell’Ue.