DETERRENZE
Come funziona l’alleanza militare a cui partecipa l’Italia? Mentre si discute di ReArm Europe, si stenta a trarre le conclusioni del cambiamento di posizione degli Usa in relazione ai “concetti strategici” che la NATO si è data meno di tre anni fa e di quanto questi cambiamenti costituiscano un “tradimento” degli intenti comuni.
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Quando leggiamo la sigla NATO più o meno abbiamo una idea del perché c’è, cosa fa e cosa non fa (o invece dovrebbe, secondo qualcuno di noi). Dopodiché una “alleanza”, tra più soggetti, oltre all’onestà intellettuale nell’adesione, deve avere essa stessa una idea condivisa su cosa si vuole fare e come.
L’anima della NATO
Certamente la NATO configura un legame difensivo, e non potrebbe essere diversamente, poiché riunisce paesi caratterizzati da sistemi democratici liberali ad economia di mercato, basata sul libero scambio di beni e servizi. Libertà politica ed economica sono strettamente connesse: poter intraprendere attività economiche senza coercizione è un'estensione della libertà personale e politica. Le Costituzioni dei Paesi aderenti rigettano iniziative militari verso paesi terzi, tranne per interventi di peace keeping sotto egida ONU.
Alleanze come la NATO, ma anche singoli Stati, usano stendere dei documenti programmatici, “Concetti strategici”, in vigore per congrui periodi di tempo, tipicamente dieci anni, sottoscritti da tutti. La durata garantisce impegni degli Stati slegati dalle scadenze elettorali (che sono più frequenti in tutti i paesi aderenti) e da eventuali cambiamenti delle maggioranze politiche e governative. In ogni caso l’accordo si può denunciare, si può chiedere una revisione che sarà discussa e, al limite, si può prevedere l’uscita dall’alleanza [1]. Gli Stati, alleandosi, realizzano degli affidamenti gli uni verso gli altri, militari, economici e quindi sociali. Una improvvisa defezione configura un tradimento.
Il Concetto strategico 2022 della NATO
Il 29 giugno 2022 a Madrid, a quattro mesi dall’aggressione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa con la complicità della Bielorussia, la NATO ritenne necessario aggiornare il precedente documento programmatico del 2010, approvando un nuovo Concetto strategico. Si è trattato dell’ottavo aggiornamento dalla fondazione dell’organizzazione nel 1949, che adesso, dopo 76 anni, consta di 32 Paesi. Il documento rafforza inoltre la collaborazione dei Paesi già partner, Corea del Sud, Giappone, Australia e Nuova Zelanda, e per la prima volta affronta i potenziali rischi nell’area indo-pacifica, a causa del riarmo e delle minacce della Cina verso Taiwan.
Nel documento, dopo i consueti preamboli, si legge: “La guerra di aggressione della Federazione Russa contro l'Ucraina ha infranto la pace e alterato gravemente il nostro ambiente di sicurezza. La sua brutale e illegale invasione, le ripetute violazioni del diritto umanitario internazionale e gli attacchi e le atrocità hanno causato sofferenze e distruzioni indicibili. Un'Ucraina forte e indipendente è fondamentale per la stabilità dell'area euro-atlantica. Il comportamento di Mosca riflette un modello di azioni aggressive russe contro i suoi vicini e la più ampia comunità transatlantica”.
La nuova Presidenza degli Stati Uniti condivide ancora queste valutazioni e giudizi? Fino ad ora non ci sono stati cambiamenti ufficiali riguardo al Concetto strategico della NATO del 2022. Ripetute prese di posizioni pubbliche del Presidente e della sua Amministrazione sono però in palese contraddizione con il giudizio sui comportamenti della Federazione Russa. Quanto condiviso nel 2022 viene però ribadito dai restanti 31 Paesi e dai partner. Il timore di questi ultimi di perdere l’”ombrello atomico” degli USA, che dovrebbe garantire la sicurezza di tutti, li rende timorosi dal sollecitare un chiarimento, che invece appare necessario.
NATO senza USA?
L’eventuale uscita degli USA dalla NATO con il ritiro delle truppe americane dall’organizzazione dovrebbe prevedere il trattenimento sul suolo europeo delle testate atomiche americane, che potrebbero essere gestite da Francia e Gran Bretagna, nell’ambito di una nuova “NATO europea”. Già l’Ucraina fece l’errore fatale di rinunciare alle testate russe che erano nel suo territorio, restituendole a Mosca in cambio della promessa di non aggressione. Le basi americane potrebbero essere utilizzate dalle truppe dei vari Paesi europei, primi nuclei dell’esercito continentale di cui è ormai inevitabile la progressiva costituzione.
Forti perplessità sui più recenti comportamenti della Presidenza USA riguardano anche l’ambiente economico, che i mercati stanno già registrando (oltre al crollo dei voli dall’Europa). Per quanto sempre condannabili se l’obiettivo è il libero mercato, i dazi sono strumenti storici di riequilibrio dei disavanzi commerciali tra i Paesi. Alle volte sono giustificati da aiuti di stato che rendono artatamente più economici i beni esportati. I mercati subiscono i dazi ma fino ad ora sono stati tollerati perché considerati un male in via di esaurimento sulla strada della piena globalizzane. Più facile sopportarli quando a imporli sono le dittature, ma se vengono utilizzati, o vengono percepiti come tali, per obiettivi politici da governi che professano la libertà di impresa, come nella natura stessa degli USA, causano incertezze che mettono a rischio gli investimenti, mentre la paura generalizza alti livelli e rialzo dei prezzi. Questo tradimento sarebbe per certi versi anche peggiore di quello militare.
Le parole contano
Resta il fatto che la presa di posizione della NATO con il Concetto strategico del 2022 non ha spaventato nessuno, men che meno la Federazione Russa. Parole roboanti, ma ipocrite. L’essenza del documento è nella frase “L’area euro-atlantica non è in pace” e nella seguente “La NATO non cerca lo scontro e non rappresenta una minaccia per la Federazione Russa”. Quindi, mentre le truppe della Federazione Russa occupavano quasi un terzo delle terre ucraine, rubavano i bambini e massacravano i cittadini la NATO non era in pace, ma neanche in guerra, e riconosceva di non costituire una minaccia per gli aggressori di un Paese europeo libero e indipendente. Facile immaginare che effetto possono aver fatto queste affermazioni ad un criminale incallito come Putin.
Poi, certo, si leggono tantissime parole riferite alla Federazione Russa, come attività dannose, interferenze nei processi democratici, tattiche ibride contro la sicurezza dei cittadini europei, disinformazione, strumentalizzazione dell’emigrazione, manipolazione dell’energia, coercizioni economiche, promozione di modelli autoritari, insidia delle norme e le istituzioni multilaterali, coercizione, sovversione, aggressione, annessione, comprovata volontà di usare la forza (!), destabilizzazione, sfida alla libertà di navigazione, azioni ostili, aggressioni maligne… Ma, nonostante tutto questo, “siamo in pace”, anche se Putin la guerra ce l’aveva già dichiarata a Monaco nel 2007.
Le cose vanno chiamate con il loro nome, siamo in guerra, anche se non lo volevamo. Certo le parole guerra e riarmo vanno usate con prudenza, ma non si può nascondere la verità, soprattutto se, per non soccombere del tutto, si devono chiedere sacrifici alle popolazioni europee. Che poi, da che esistono le guerre, esistono anche i prestiti di guerra di lungo periodo, che sarebbe la strada più corretta e trasparente per rendere coscienti i cittadini della situazione e coinvolgerli, a tutela non tanto di sé stessi, quanto di figli e nipoti.
NOTE
[1] Il recesso è previsto dall’art. 13 del Trattato di Washington che ha istituito la NATO il 14 aprile del 1949. Richiede una notifica di recesso, da mandare al Governo statunitense e che in ogni caso sarebbe effettiva dopo un anno. Se fossero il Governo USA a chiedere il recesso dovrebbe scrivere a sé stesso.