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2025-02-13 10:06

Idrogeno: la ministeriale per lo sviluppo del SoutH2 Corridor

QUEL CHE C'È DA SAPERE

Il 21 gennaio 2025, a Villa Madama (Roma), i ministri di Italia, Germania, Austria, Algeria e Tunisia hanno firmato una dichiarazione d’intenti per proseguire lo sviluppo del SoutH2 Corridor, il gasdotto che trasporterà idrogeno dal Nord Africa all’Europa centrale attraverso l’Italia e la rete Snam.

L’incontro, presieduto dai ministri Antonio Tajani (Esteri) e Gilberto Pichetto (Ambiente e Sicurezza Energetica), ha visto la partecipazione di rappresentanti di alto livello dei governi firmatari e della Commissione Europea. A seguire, si è svolto un forum con le principali imprese coinvolte nel progetto, tra cui Snam, Enel Green Power, Confindustria, Federacciai ed Eni.

Durante la tavola rotonda, i rappresentanti delle aziende coinvolte nel progetto hanno sottolineato le opportunità e le sfide legate allo sviluppo del SoutH2 Corridor.

L’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier, ha evidenziato come l’importazione di idrogeno dall’Africa rappresenti un tassello essenziale nella strategia energetica italiana. Tuttavia, affinché il progetto sia realizzabile, è fondamentale chiarire come verranno ripartiti i rischi tra i diversi attori della filiera.

Anche Aurelio Regina, delegato per l’energia di Confindustria, ha ribadito l’importanza del SoutH2 Corridor per la decarbonizzazione dell’industria italiana, a condizione che i costi rimangano competitivi, come lasciano sperare le stime secondo cui l’idrogeno prodotto in Nord Africa dovrebbe avere un prezzo compreso tra 3 e 4 euro al chilo, a cui si aggiungerebbero circa 0,5 euro al chilo per il trasporto fino all’Europa.

Salvatore Bernabei, responsabile di Enel Green Power, ha parlato del progetto pilota di Enel con Eni in Tunisia, un’iniziativa chiave nel quadro del Piano Mattei. Il progetto servirà a testare soluzioni concrete per la produzione di idrogeno verde a basso costo nel Nord Africa, contribuendo a sviluppare un ecosistema industriale e regolatorio adeguato. Senza progressi nelle tecnologie e nella costruzione di una filiera industriale locale, ha avvertito Bernabei, sarà difficile abbattere i costi e rendere l’idrogeno un’alternativa veramente competitiva.

Sul fronte dell’industria pesante, Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, ha ricordato che buona parte della siderurgia italiana ha già ridotto significativamente le proprie emissioni grazie all’uso dei forni elettrici. Tuttavia, ha spiegato, l’idrogeno sarà essenziale per la decarbonizzazione degli impianti a ciclo integrale, come l’ex Ilva, e potrà contribuire a sostituire il gas nei forni di riscaldo dell’elettrosiderurgia. Anche in questo caso, però, il principale ostacolo resta il costo della molecola, che dovrà essere competitivo per poter essere adottato su larga scala.

Infine, Lapo Pistelli, direttore Public Affairs di Eni, ha sottolineato che, se da un lato l’infrastruttura per il trasporto dell’idrogeno è già in fase avanzata, dall’altro produttori e consumatori necessitano di tempo per strutturare un mercato stabile.