GESTIONE DEI RIFIUTI ATO COSTA TOSCANA
L’analisi dei dati sulle cause dell’inquinamento dell’aria a Livorno mette in rilievo la responsabilità del tutto trascurabile dell’inceneritore rispetto al traffico veicolare e portuale. La decisione di chiuderlo avrà conseguenze negative per la città. Ma assumerà anche un rilievo nazionale perché destinata ad allargare, anziché a ridurre, il numero delle Regioni dove, a causa dell’assenza di impianti, il ricorso alla discarica e all’export rimane importante.
Foto copertina: http://www.costaovest.info/
1. Introduzione
La Giunta Comunale di Livorno ha deciso la chiusura dell’impianto di incenerimento della città, prevista entro ottobre del 2023. Una decisione che appare priva di qualsiasi giustificazione ambientale, tecnica o economica. Tale decisione, assunta senza una preliminare discussione con la città e con le varie categorie, favorirà il cosiddetto “turismo dei rifiuti”, con il trattamento in impianti fuori regione (incrementando le emissioni inquinanti legate al traffico veicolare, compreso quelle di CO2), oppure lo smaltimento in discarica. Inoltre, si vuole dismettere l’unico impianto, esistente in tutto l’Ambito Territoriale Ottimale Toscana Costa, in grado di trattare la Frazione Residua dei Rifiuti (RUR), con produzione di energia elettrica per circa 15.000 famiglie livornesi.
Tale decisione appare come un improprio salto nel buio, in quanto presa anche in un contesto di incertezze legato all’assenza del nuovo Piano Regionale Rifiuti, non ancora in discussione.
L’impianto ha la certificazione EMAS ed é gestito in un processo di miglioramento ambientale continuo, con la restituzione delle informazioni sulle prestazioni ambientali alle organizzazioni, alle autorità di controllo ed ai cittadini. L’impianto ha ottime prestazioni ambientali, rispetta le più recenti BAT, infine è l’unico in Toscana ad essere classificato in categoria R1, in quanto recupera energia ed è quindi inserito a pieno titolo nelle attività e negli impianti che sono a supporto dell’Economia Circolare. Se verrà chiuso, pur adottando sistemi di selezione spinta dei rifiuti indifferenziati, ne rimarrà una quantità non recuperabile a cui andranno aggiunti gli scarti del recupero della plastica, della carta e degli impianti di compostaggio. Tali frazioni del rifiuto hanno ancora un valore, in quanto da essi si può recuperare energia e calore.
Le alternative di smaltimento dei i Rifiuti Residui sono: “andare a mercato”, con aumento dei costi per i cittadini, o il loro conferimento in discarica, che è la negazione totale di qualsiasi principio di economia circolare.
Dunque, ci chiediamo: “perché si vuole chiudere un impianto efficiente, che rispetta la normativa vigente con una pressoché nulla incidenza delle ricadute al suolo delle emissioni, ubicato in area industriale, destinata ad insediamenti produttivi e servizi?”. La risposta va ricercata negli accordi pre-elettorali dei candidati sindaco con l’Associazione Rifiuti Zero, che sostiene posizioni del tutto ideologiche e non ancorate a dati reali, frutto di analisi scientifiche.
“Rifiuti zero” è un obiettivo condivisibile e auspicabile, da perseguire con tutte le forze e strategie e, come tutti i grandi pensieri, necessita di un “transitorio sostenibile”, in cui i termovalorizzatori hanno ancora un ruolo.
2. Il Piano Regionale Toscano Rifiuti e Bonifiche (PRB)
Analisi della situazione regionale:
In Tabella 1 si riportano gli obiettivi che il PRB della Toscana del 2014 prevedeva di raggiungere nel 2020, per l’Ambito Territoriale Ottimale della Costa (ATO Costa):
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Produzione (Kg/ab/anno) |
Raccolta Differenziata |
Recupero di Materia |
Recupero Energia |
Smaltimento Discarica |
Obiettivo PRB 2020 |
597 |
70 % |
60 % |
20 % |
10 % |
Valore 2019 ATO Costa |
603 |
59 % |
52 % |
9 % |
27 % |
Valore Obiettivo ATO Costa 2023 |
582 |
75 % |
66 % |
13% - 17% |
9% - 5% |
Come si evidenzia gli obiettivi attesi dal PRB non sono stati sinora raggiunti. Occorre pertanto individuare i motivi di questo ritardo e come si pensa di superare la difficoltà di realizzazione degli impianti necessari.
La Regione Toscana prevede che entro il 2030 si arrivi ad una raccolta differenziata dell’80% (percentuale alla quale andrebbe aggiunto un ulteriore recupero del 5-6%, dovuto ad un trattamento di selezione (meccanico e biologico) dei rifiuti indifferenziati, il restante 15-20% dovrebbe essere inviato alla termovalorizzazione o in discarica. Inoltre, è prevista la realizzazione di sei impianti per la digestione anaerobica dei rifiuti organici, con la produzione di biometano. Non è prevista la costruzione di nuovi inceneritori con recupero di energia, nonostante la Tabella 1 mostri il forte ritardo del recupero energetico, ma un eventuale revamping degli impianti esistenti.
L’amministrazione regionale non è ancora riuscita a redigere il nuovo PRB che dettagli i contenuti, lasciando i territori privi di una indispensabile programmazione di settore e incerti sulla realizzazione di nuovi impianti. La conseguenza è il ricorso allo smaltimento in discarica, con richiesta di ampliamento delle discariche esistenti sul territorio, e/o all’esportazione del rifiuto, già selezionato e differenziato, fuori regione, con conseguente aumento del traffico veicolare, dell’inquinamento e dei costi per i cittadini.
3. Livorno, la sua dotazione impiantistica e le possibili sinergie
Livorno ed il territorio circostante, hanno la fortuna di essere in una situazione quanto mai positiva per svolgere un ruolo di primo piano nella gestione complessiva dei rifiuti a livello regionale, contribuendo concretamente all’economia circolare dei rifiuti. Questo è dovuto sia alle potenzialità ed alle professionalità che le aziende pubbliche livornesi, come AAMPS (gestione rifiuti) e ASA (servizio idrico integrato), hanno al loro interno, sia alla disponibilità di impianti di trattamento dei rifiuti ubicati nelle immediate vicinanze. Gli impianti a cui si fa riferimento sono: l’inceneritore e l’impianto di digestione dei fanghi, provenienti dall’impianto di depurazione dei reflui civili della città, costruito adiacente all’ inceneritore stesso (vedasi paragrafo successivo). Per rendere realizzabile questa sinergia tra le due aziende pubbliche e prevedere un ulteriore sviluppo delle capacità di trattamento dei rifiuti, è allo studio uno specifico progetto di fattibilità.
Scendendo maggiormente nel dettaglio delle potenzialità attuali e nelle prospettive degli impianti la situazione è la seguente:
Nella tabella 2 si riportano i dati dei flussi di rifiuto relativi all’anno 2019 del Comune di Livorno e quelli aggregati dell’Ambito Territoriale Ottimale Toscana Costa (ATO Costa), di cui fanno parte le province di Livorno, Pisa, Lucca e Massa, in quanto l’impianto di Livorno, unico nell’ATO Costa, incenerisce anche i RUR provenienti dalle suddette province. Dati più recenti non sono per il momento disponibili.
Tab. 2 - Flussi dei Rifiuti Urbani anno 2019
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Comune di Livorno |
ATO Costa (*) |
Rifiuti Urbani prodotti (t) |
82.000 |
800.000 |
Raccolta Differenziata (%) |
68,4% |
63% |
Rifiuti Urbani Residui (t) |
26.000 |
78.000 |
Energia elettrica Prodotta (MKwh) |
38.000 |
38.000 |
Energia Elettrica immessa in rete (MKwh) |
26.500 |
26.500 |
Ceneri avviate a Recupero di Materia (t) |
13.000 |
13.000 |
Ceneri avviate a Discarica (t) |
3.500 |
3.500 |
Rifiuti Urbani avviati a Discarica (t) |
0 |
600.000 |
CO2 immessa in atmosfera (t) |
90.000 |
Non Disponibile |
NOTE (*): comprensivo del Comune di Livorno
|
Inoltre, allo stato attuale, AAMPS “esporta” fuori dalla Toscana alcune tipologie di rifiuti:
La destinazione delle diverse tipologie di materiale fuori dalla Toscana è dettata dalle condizioni economiche, ma non prende in considerazione le conseguenze negative legate al trasporto su gomma sulle lunghe distanze nonché i tentativi di infiltrazione delinquenziale, come già avvenuto in passato attraverso il sistema del “giro bolla”.
3.1 L’impianto di incenerimento con recupero di energia di Livorno
Entriamo in alcune specifiche tecniche dell’impianto di incenerimento di Livorno:
- è composto da due linee di combustione con potenzialità complessiva di 70-80.000 t/anno di smaltimento di rifiuti indifferenziati (dati esercizio 2017), che soddisfa le esigenze attuali di un territorio più vasto della città di Livorno, stimabile intorno ai 300.000 abitanti (Massa, Carrara, Lucca e Pisa), con una produzione di energia elettrica immessa in rete di ca. 26.000 MWh/anno.
- ha buone prestazioni ambientali per quanto riguarda le sue emissioni e rispetta già adesso i valori limite previsti dalle più recenti BAT (prescrizioni della UE che riguardano i nuovi impianti), ad eccezione del parametro NOx, che risulta inferiore ma vicino al limite. Per rimanere abbondantemente all’interno dei valori limite fissati, è necessario (ed è ampiamente fattibile) aggiornare l’attuale sistema di depurazione fumi.
- è munito di sistemi di controllo in continuo delle emissioni inquinanti, che registrano e rimandano in sala controllo i parametri monitorati. Ogni 15 giorni i report delle misure in continuo vengono inviati all’ARPAT.
I campionamenti manuali dei microinquinanti organici e inorganici sono effettuati mensilmente con prelievo di lunga durata ed analizzati da ARPAT, attraverso strumentazione di alta precisione. L’agenzia provvede, inoltre, con cadenza periodica ad effettuare campionamenti ed analisi di tutti i parametri fissati dall’atto autorizzativo.
L’impianto è classificato in categoria R1 come recupero energetico e, quindi, è compreso nelle attività e negli impianti che sono a supporto dell’economia circolare. Con gli interventi di aggiornamento, si potrebbe recuperare altra energia dai fumi, sotto forma di calore da destinare ad usi diversi presso:
- le piccole e medie aziende artigianali e di distribuzione, presenti nei quartieri immediatamente adiacenti all’ inceneritore;
- il nuovo Ospedale, che sarà realizzato a qualche chilometro di distanzi;
- il vicino quartiere della “Cigna” o presso l’area commerciale di Porta a Terra;
- l’impianto di digestione anaerobica dei fanghi civili (gestione ASA: Servizio Idrico Integrato), nell’attuale configurazione, e nell’ipotizzata digestione anaerobica della frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata.
Il bilancio AAMPS del 2018 mette in evidenza un attivo di diversi milioni di euro, grazie all’incenerimento dei rifiuti esteso alle province presenti in ATO Costa.
Esiste, inoltre, un progetto definitivo, comprensivo della valutazione di impatto ambientale, per la realizzazione di una terza linea da 200 t/giorno, da affiancare a quelle attuali, aumentando la potenzialità complessiva, fino ad arrivare ad un bacino di utenza di almeno 800.000 abitanti, considerando i livelli attuali di raccolta differenziata.
Nell’ipotesi di un potenziamento dell’impianto, si abbatterebbero:
- i costi di gestione dell’impianto, per le economie di scala che si potrebbero avere poiché il personale diretto ed indiretto non subirebbe significativi aumenti;
- le ricadute connesse alle emissioni dell’inceneritore, che interesserebbero in misura minore il territorio circostante all’impianto, in quanto la nuova ciminiera avrebbe una altezza di ca. 70 mt (contro l’attuale di 40 mt), con dispersione maggiore delle emissioni e minori ricadute al suolo.
3.2 Possibili sinergie AAMPS e ASA
Come accennato, nell’area adiacente all’impianto di incenerimento sono collocati due digestori anaerobici (di proprietà AAMPS, ma gestiti da ASA), attualmente utilizzati per la digestione dei fanghi provenienti dell’impianto di depurazione della città. I digestori sono sovradimensionati rispetto alle esigenze attuali di ASA e, quindi, già in grado di poter accogliere la frazione organica (FORSU), proveniente dalla raccolta differenziata della città.
Per poter realizzare questa sinergia tra le due Aziende pubbliche è necessaria la costruzione di un impianto di pretrattamento del materiale organico, che trasformi il rifiuto organico raccolto in una miscela pompabile, impianto che può essere costruito all’interno dell’area. Oltre ai due digestori già operativi, vi è la possibilità averne un terzo, già installato, che adesso è utilizzato per lo stoccaggio di acqua industriale a servizio degli impianti.
L’utilizzo del terzo digestore triplicherebbe la potenzialità complessiva dell’impianto, che quindi potrebbe accogliere i rifiuti organici da un territorio ben più vasto della città, ponendosi come riferimento a livello più ampio. Il biogas che si otterrebbe dalla digestione anaerobica dei fanghi e dell’organico dovrebbe essere sottoposto a un processo di raffinazione al fine di ottenere biometano, con i seguenti utilizzi:
- darebbe la possibilità ad ASA, che gestisce la distribuzione del gas metano in città, di immetterlo direttamente nella rete cittadina;
- consentirebbe l’utilizzo nell’autotrazione, nell’ambito della mobilità urbana;
- la realizzazione di cogenerazione Energia Elettrica e Calore.
La presenza dell’inceneritore può offrire una soluzione allo smaltimento dei fanghi, qualora non fosse possibile utilizzarli in agricoltura, utilizzo talvolta problematico, sia per le difficoltà burocratiche e di autorizzazione, sia per la qualità degli stessi. L’utilizzo del calore proveniente dall’inceneritore nel pretrattamento parziale del “digestato” consentirebbe il suo essiccamento e la possibilità di smaltimento dello stesso nell’impianto, qualora le sue caratteristiche chimiche non lo rendessero adatto al compostaggio. L’abbinamento tra impianti delle due diverse Aziende pubbliche, sarebbe innovativo e potrebbe candidarsi a chiedere i finanziamenti europei, relativi al Next Generation.
Nella figura 1 sono evidenziati le attuali aree funzionali di AAMPS e di ASA, a cui si è aggiunto il conferimento a una ditta di Bergamo della frazione organica da raccolta differenziata.
Nella Figura 2 viene schematicamente illustrata la proposta di integrazione degli Impianti ASA ed AAMPS, come si è detto in precedenza.
4. I cosiddetti “impianti a freddo”
In questi ultimi anni, alcuni movimenti contrari agli inceneritori hanno sostenuto e proposto come alternativa l’adozione dei così detti “impianti a freddo”, costituiti da sistemi di selezione meccanica biologica dei rifiuti. Ciò è avvenuto anche nel nostro territorio, dove è nato recentemente anche un Comitato, denominato “Oltre l’inceneritore”, promotore di un referendum senza quorum (formula inserita nello statuto comunale dalla precedente amministrazione), avente il seguente quesito:
“Volete che il Consiglio Comunale di Livorno decida l’immediata creazione di nuove attività di trattamento meccanico e biologico dei rifiuti urbani ambientalmente sostenibili che trasformino i rifiuti in risorse permettendo la riduzione delle tariffe pubbliche nel rispetto del decoro della città, della salute dei cittadini e dei posti di lavoro – con un costo complessivo dei nuovi impianti di circa € 10 milioni e con l’incremento a circa 80 posti di lavoro rispetto agli attuali, costo ampiamente finanziato dal maggiore ricavo annuo per l’Azienda municipalizzata di almeno un milione di euro derivante soprattutto dalla valorizzazione dei rifiuti trattati e non più inceneriti, da un diverso trattamento della parte di rifiuto non valorizzabile nonché dai notevoli risparmi sulla gestione e manutenzione dell’impianto di incenerimento, – nuove attività di trattamento vincolate contestualmente allo spegnimento entro il 31/12/2021 dell’inceneritore di rifiuti costruito negli anni ’70 a Livorno, nel quale vengono conferiti attualmente rifiuti anche da altre province toscane?”
Il referendum, al momento, è fermo in Comune.
Al fine di predisporre un bilancio economico-ambientale circa l’utilizzo di una impiantistica basata sulla selezione meccanico biologica, AAMPS nel 2018 ha commissionato uno studio, (inoltrato all’Amministrazione comunale), per sostituire il proprio inceneritore, con un impianto che prevede una selezione spinta dei Rifiuti Urbani Indifferenziati.
A fronte di un investimento di 15 Milioni di euro, veniva proposto un impianto con una potenzialità complessiva di 60.000 t/anno di rifiuti indifferenziati (di gran lunga superiore alle 25000 t/anno prodotte in Livorno), che avrebbe prodotto:
- 39,7% da smaltire in discarica.
- 16,3% di bio-stabilizzato, da utilizzare in attività paesistico/ambientale, ovvero da inviare in qualche discarica per la copertura dei rifiuti;
- 20,6% di plasmix da pellettizzare, per una improbabile utilizzazione successiva.
In definitiva, si rischiava di investire 15 Milioni di euro per trattare un materiale che al 70% sarebbe finito in discarica, con un ipotizzato incremento della TARI dal 12,8% al 22,5%.
In conclusione, allo stato attuale dell’evoluzione tecnologica, i cosiddetti “impianti a freddo” non risultano un’alternativa all’inceneritore, per i loro alti costi e l’inconsistenza dei recuperi di materia.
5. Qualità dell’aria a Livorno
Nei paragrafi che seguono sarà analizzato il contributo che l’impianto di incenerimento di Livorno ha sui livelli di qualità dell’aria e sarà condotto un confronto tra diversi settori e attività che contribuiscono all’inquinamento atmosferico nella città, mettendo a confronto i relativi dati annuale di emissione in atmosfera.
La qualità dell'aria nella città di Livorno è misurata attraverso 3 stazioni di monitoraggio, facenti parte della Rete Regionale gestita da ARPAT, costituita da 37 unità; nel 2018, è stata attivata una quarta stazione nel centro abitato di Stagno, in prossimità della raffineria Eni.
In tabella 1 sono riportate le concentrazioni medie annuali di PM10 e PM 2,5 e i relativi trend dal 2015. I dati sono confrontati con i valori limite ammessi dalla normativa europea, recepita con il D.Lgs.155/2010 (allegato XI) e con i valori guida indicati dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Tabella 3 Qualità dell’aria PM10 e (PM2,5) e trend a Livorno
Come si evince dalla lettura dei dati, le stazioni di Livorno mostrano il rispetto della normativa europea, che attualmente è il nostro riferimento di legge, ma le medie annuali sia di PM10 che di PM2,5 sono molto prossime o superano i valori guida della OMS.
Si analizzano ora i livelli di NO2, altro parametro significativo, che ha origine dai processi di combustione.
In tabella 2 sono riportate le concentrazioni medie annuali nelle stazioni di monitoraggio.
Tabella 4 Qualità dell’aria NO2 e trend a Livorno
In questo caso i limiti della normativa coincidono con i valori guida dell'OMS. Le stazioni di Cappiello, La Pira e Stagno, mostrano un ampio rispetto della normativa, mentre la stazione di Carducci ha valori prossimi al valore limite: ciò è certamente legato al traffico veicolare che è significativo nella zona dove è collocata quella stazione.
6. Impatto Ambientale dell’inceneritore di Livorno
Recentemente AAMPS ha commissionato uno studio diffusionale ad una società specializzata nella valutazione degli impatti ambientali, che ha applicato i modelli diffusionali alle emissioni di questo impianto, stimando le ricadute al suolo degli inquinanti, conoscendo le caratteristiche e i dati di emissione dell'impianto, nonché i dati meteo-climatici della città.
L'area presa in considerazione è un quadrato di 5 Km di lato, che ha al centro il camino dell’impianto. La griglia è stata suddivisa in 80 celle con passo di 500 m. Sono stati individuati 10 recettori sensibili per il calcolo delle ricadute al suolo e scelto il recettore dove la concentrazione al suolo è risultata massima. Tali valori vengono confrontati con i valori limite per ogni inquinante, previsti dall’attuale normativa.
I risultati numerici ottenuti dall’applicazione modellistica sono stati confrontati con gli standard di qualità dell’aria vigenti ed hanno permesso di valutare come le emissioni dell’impianto determino ricadute al suolo degli inquinanti molto basse e ampiamente distanti dai valori limite previsti dalla normativa (Tabella 5).
Tabella 5 - Stima delle ricadute al suolo delle emissioni dell’inceneritore di Livorno (Modello diffusionale Carpuff)
Confrontando i risultati ottenuti dall'applicazione modellistica per i due principali inquinanti PM10 e NO2, con i dati della stazione di monitoraggio La Pira (scelta in quanto ubicata nella fascia di ricaduta delle emissioni dell’impianto), possiamo valutare il contributo delle emissioni dell’inceneritore ai livelli di qualità dell'aria, misurati nella stazione scelta, in quanto più prossima all'impianto.
In tabella 6 sono riportate le medie annuali dei due inquinanti, rilevate sperimentalmente nella stazione La Pira e i valori dei contributi dell’impianto, calcolate dal modello matematico.
Tabella 6 - Confronto delle medie annuali di PM10 e NO2 misurate nella Stazione La Pira e il contributo stimato dell’inceneritore (anno 2017) espresse in µg/m3
7. Confronto delle emissioni di alcune fonti inquinanti in Livorno
Dopo questa breve esposizione dei dati di qualità dell’aria (le concentrazioni di inquinanti che respiriamo), analizziamo le fonti emissive del territorio del Comune di Livorno, cioè quali sono i settori principali che contribuiscono all’inquinamento atmosferico e su cui occorre agire per migliorare la qualità dell’aria.
Una interessante elaborazione dei dati delle emissioni in atmosfera di due settori che impattano nella città di Livorno (Porto e traffico veicolare,) confrontati tra loro e con l'emissione dell’inceneritore, ci danno il polso dei relativi contributi all'inquinamento della città.
La base dati utilizzata proviene dalla relazione Carbon Footprint della Autorità di Sistema Portuale di Livorno e fa riferimento all'anno 2018 per Porto e Traffico e, per l’inceneritore, dai dati misurati in emissione.
Nella tabella 7 sono riportate le emissioni annuali stimate dei vettori navali e delle auto e quelle dell’impianto di incenerimento, misurate sperimentalmente. L’ultima colonna riporta il rapporto tra le emissioni delle auto e l’impianto di incenerimento.
Utilizzando i fattori di emissione (gr di inquinante per km percorso) e stimando i km percorsi, un’auto a gasolio emette in un anno:
SOx = 0,0122 Kg/anno
NOx = 3,905 Kg/anno
PM2,5 = 0,445 Kg/anno
CO2 = 1.259 Kg/anno
Il parco auto circolante nel Comune di Livorno è stimato pari a 87.000 auto.
Tabella 7 Emissioni di navi e auto (stimate) e inceneritore (calcolate) di Livorno (t/anno)
Dati Autorità di S. A. P. mar Tirreno Settentrionale: Carbon Footprint. Anni 2018-2019
L'analisi dei risultati (Tabella 7) mostra il contributo modesto delle emissioni dell’inceneritore, confrontato con le altre due fonti emissive nella città di Livorno (porto e traffico), mentre mostra un contributo paragonabile di emissione di CO2.
Se confrontiamo i dati di emissione dell’inceneritore con quelli del traffico veicolare, possiamo calcolare, con buona approssimazione, il rapporto tra emissione di inquinante auto ed emissione impianto.
Applicando una semplice proporzione si deduce che l’impianto emette in un anno:
Occorre precisare che le emissioni delle auto avvengono a livello del suolo e con scarsa dispersione nell’aria circostante, mentre l’emissione dell’inceneritore è puntiforme e avviene a 40 mt di altezza, per cui subisce un ampio effetto di diluizione, prima di arrivare al suolo, come è dimostrato allo studio diffusionale di cui sopra.
8. Considerazioni finali
Da quanto si è descritto, emerge che nel territorio livornese vi sono tutti i presupposti per sviluppare una realtà impiantistica, che soddisfi i bisogni di un’area vasta del territorio. Le iniziative e gli investimenti necessari per il potenziamento degli impianti, oltre che fattibili, sono economicamente più convenienti rispetto ad altre soluzioni. Le proposte individuate vedono centrale il ruolo dell’impianto di incenerimento, che riteniamo assolutamente indispensabile nella fase di transizione, in attesa di accrescere il recupero di materia nell’ambito di una pianificazione regionale che persegua l’autosufficienza nella gestione dei rifiuti.
È indubbio che un investimento in tal senso nel nostro territorio porterebbe vantaggi economici, ambientali ed occupazionali non trascurabili alla comunità livornese e toscana.
Per questo pensiamo che il nuovo Piano Regionale dei Rifiuti e delle Bonifiche, che sostituirà quello del 2014, dovrà:
* Gioia Bini già Responsabile Settore Aria Arpat.
* Enio Gambaccini, già Responsabile Impianti e Energy Manager Aamps.
* Amedeo Todaro già Responsabile Servizi Aamps.