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2024-03-29 12:45

Precipitare in Discarica?

M5S E GESTIONE DEI RIFIUTI

di: 
Lighea Speziale e Lorenzo Ceccherini

Impedire l’utilizzo dei combustibili solidi secondari (Css) come combustibile alternativo nei cementifici è l'obiettivo di una mozione presentata in Senato dal Movimento 5 Stelle. Sulla stessa linea sono stati approvati documenti in alcune Regioni, come le Marche e il Veneto, che si sarebbero già mosse per limitare l'utilizzo del Css. In pieno contrasto con gli indirizzi di economia circolare, di recupero energetico e di limitazione delle discariche emanati dall’Unione Europea e universalmente accettati, almeno a parole…

Avete presente quella scena di “Chi ha incastrato Roger Rabbit?” in cui Titti fa la conta dei porcellini che vanno al mercato fino a far precipitare il povero Valiant?

È questo che ci viene in mente quando vengono presentate mozioni come quella che vorrebbe impedire la libera circolazione tra le Regioni dei combustibili solidi secondari (CSS) e il loro utilizzo come combustibile alternativo nei cementifici. La questione dei possibili trattamenti per il rifiuto indifferenziato viene affrontata un po’ come Titti si approccia ai “porcellini”: si pensa che eliminando tutte le strade alla fine il problema sparirà dalla vista con tanta pace dei guastafeste.

Persino nei casi più virtuosi di gestione rifiuti c’è bisogno di un piano per gestire quelle frazioni che non sono idonee a trattamenti come il riciclaggio, la digestione anaerobica o il compostaggio. Se prendiamo l’esempio di Contarina, che è la punta di diamante dei movimenti Zero Waste, possiamo facilmente vedere che la produzione di circa 30mila tonnellate di combustibile secondario richiede un destinatario tra i seguenti: un termovalorizzatore, un cementificio/impianto industriale, una discarica o un paese estero. Questi sono i nostri “porcellini”. Concentrando gli sforzi per eliminare la possibilità di trattare il rifiuto residuale nei termovalorizzatori e addirittura nei cementifici, ci ritroveremo per forza con l’opzione discarica o export all’estero. Queste ultime sono le strade con meno benefici sia dal punto di vista ambientale che della salute pubblica – per non parlare del punto di vista politico ed economico. Il co-incenerimento nei cementifici è una pratica consolidata e regolamentata in molti paesi europei.

Tra il 1990 e oggi il volume di rifiuto co-incenerito dai cementifici in Europa è aumentato di 10 volte, da circa 1.1 a 11.3 milioni di tonnellate, il che ha potuto garantire una riduzione delle emissioni di CO2 dovuta alla significativa sostituzione di combustibili fossili. La stessa Commissione Europea, nell’ambito di un progetto in corso sulla decarbonizzazione dei principali settori industriali in Europa, riconosce come il co-incenerimento dei cosiddetti combustibili alternativi (incluso il combustibile da rifiuto) sia una delle possibilità più a portata di mano per il settore del cemento, insieme ad esempio al recupero del calore di scarto dal processo, la cattura della CO2 o l’utilizzo di idrogeno.

Gli 11.3 milioni di tonnellate che vengono attualmente inceneriti in Europa sono composti sia da CDR/CSS che da rifiuti pericolosi. Le elevate temperature che si raggiungono nel forno e i lunghi tempi di processo permettono infatti di utilizzare in maniera sicura anche rifiuti pericolosi, che sono tipicamente una tipologia complessa da trattare. Aggiungendo il fatto che il co-incenerimento è regolamentato insieme all’incenerimento nella direttiva sulle emissioni industriali, si può notare come la protezione ambientale e della salute sia stata presa in adeguata considerazione dalle istituzioni europee. La co-combustione di un'ampia percentuale di rifiuti è dunque stata accompagnata da significativi investimenti nel settore per rispettare i i requisiti di legge.  Questi requisiti verranno resi più stringenti – nell’ottica di miglioramento continuo delle prestazioni ambientali in linea con il progresso tecnologico - dalla revisione delle BAT Conclusions di settore, che inizierà probabilmente nel 2022. Inoltre, inserire il co-incenerimento all’interno di un sistema avanzato di gestione rifiuti è in linea con l’idea delineata nella Strategia europea per l’integrazione del sistema energetico, che secondo la Commissione Europea deve diventare “più circolare, imperniato sull'efficienza energetica, in cui sia data priorità alle scelte meno "energivore", siano riutilizzati a fini energetici i flussi di rifiuti inevitabili e siano sfruttate le sinergie in tutti i settori.”.

Lo stato dell’arte del co-incenerimento nei cementifici non è omogeneo in tutta Europa: in Germania, ad esempio, il livello di sostituzione dei combustibili fossili con rifiuti ha raggiunto il 65%, con la visione di raggiungere presto l’80%, contro una media europea del 44%. Questo è stato possibile anche grazie ad una serie di investimenti fatti dal settore nelle tecnologie di trattamento dei fumi, in particolare finalizzati ad abbassare i livelli di emissione dei gas acidi e degli ossidi di azoto (NOx), cosa che ha permesso di andare anche oltre i limiti prescritti dalle regole europee.

L’Italia al contrario ha uno dei tassi di co-incenerimento più bassi d’Europa, circa il 13.3%. Questo è dovuto principalmente alle barriere politiche nel concedere le autorizzazioni a quegli impianti che potrebbero, tecnicamente, trattare il CSS. Gran parte del combustibile da rifiuto prodotto nei TMB viene dunque esportato, con costi elevati sia ambientali che economici.

Sono numerosi i fattori in gioco che hanno fatto sì che alcuni paesi abbiano dei tassi più alti di co-incenerimento, uno dei quali sicuramente è la disponibilità di discariche. I paesi nei quali viene co-incenerito più rifiuto sono quelli nei quali lo smaltimento in discarica è proibito o comunque disincentivato da costi molto alti. Altri fattori sono il costo dei combustibili fossili, la configurazione impiantistica dei cementifici e infine l’accettazione dell’incenerimento e del co-incenerimento da parte della società civile.

Eppure questa è proprio un’occasione per i paesi che hanno una capacità di trattamento dei rifiuti residui, non riciclabili, bassa o inesistente, e fanno dunque forte affidamento sulle discariche e sull’esportazione. Questi, perlomeno nel breve e medio termine, dovrebbero valutare attentamente la capacità disponibile per il co-incenerimento negli impianti di combustione e nei cementifici o in altri processi industriali adeguati: appoggiarsi a sistemi di trattamento più avanzati migliorerebbe la sostenibilità del proprio sistema di gestione rifiuti.

Un sistema di gestione rifiuti efficiente e sostenibile si appoggia su una rete di impianti diversificata, in cui ad impianti dedicati come quelli di digestione anaerobica o termovalorizzazione vengono affiancati trattamenti complementari come il co-incenerimento.

Per ottenere questo risultato c’è bisogno di autorità competenti che guardino un orizzonte temporale di medio-lungo termine e che non si facciano influenzare dalle mode del momento. Una buona pianificazione dei flussi può permettere di beneficiare al massimo degli impianti esistenti o costruirne di nuovi dove necessario, dando così la tranquillità necessaria per concentrarsi su iniziative più complesse come la prevenzione, l’eco-design e la chimica verde, che permetteranno in un futuro di produrre meno rifiuti e massimizzare l’economia circolare. Mettere pressione sul sistema con veti scriteriati, in questo momento, produce soltanto una momentanea visibilità per il politico in cerca di voti ma rischia di far collassare un equilibrio ambientale già precario. E di farci precipitare come il povero Valiant.