NORME SULLA CACCIA
In attesa di conoscere il testo definitivo del Disegno di legge sulla caccia del Governo, l’autore, naturalista, giornalista e responsabile per la biodiversità degli Amici della Terra, osserva che il Ministro Lollobrigida, finora, si è limitato a confezionare l’elenco delle richieste spicciole da parte dei circoli venatori, quelle che le Regioni non hanno ancora soddisfatto. Niente a che fare, in un caso e nell’altro, con cose serie come la tutela della biodiversità.
In Copertina: immagine da American Gangster, regia di Ridley Scott, 2007
Il governo Meloni vorrebbe riformare la legge nazionale sulla caccia, la n. 157 di trentatré anni fa. Quella legge, che è dedicata alla “protezione della fauna omeoterma ed al prelievo venatorio” è stata modificata altre volte sempre destando mal di pancia e proteste.
Ora sarebbe un governo di centro-destra a proporle. Usiamo il condizionale perché lo schema di disegno di legge, di cui circola da qualche giorno un testo vergato su carta intestata del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare e di cui lo stesso Ministro Lollobrigida ha assunto la responsabilità in sede di question time alla Camera dei Deputati, non è stato mai iscritto all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri.
Si tratta di alcune modifiche alla legge del 1992 rispondenti ad altrettante evidenti sollecitazioni come quella, più che altro del nord Italia, «di rispondere all’esigenza di soddisfare la domanda di approvvigionamento di richiami vivi» consentendo alle Regioni di autorizzare il prelievo con reti o con altri strumenti di uccelli per utilizzarli a quel fine. Una barbarie cui però finora si è fatto fronte con animali allevati e non catturati allo stato naturale.
E si va oltre con una «considerazione olistica della caccia […] intesa come attività sportivo-motoria avente importanti ricadute di ordine culturale, economico e sociale». In realtà il numero di cacciatori diminuisce con parallelo loro invecchiamento e l’approccio è sempre più quello di cittadini inurbati che non hanno più alcun rapporto con la campagna, con i boschi e con le aree aperte.
Si spara a piccoli uccelli con cartucce che hanno un contenuto di piombo doppio rispetto al peso di quegli animali ma di questo e di tanto altro, come di un approccio scientifico alla caccia in una dimensione di corretto rapporto con la fauna selvatica, non si parla in quel testo, nonostante le assicurazioni del Ministro alla Camera dei Deputati.
A questo fanno eco alcune Regioni guidate da maggioranze di centro-sinistra, come l’Umbria e l’Emilia-Romagna che vorrebbero attivare la caccia in deroga a fringuelli e colombacci, e la Puglia che, nella legge che modifica la disciplina l’utilizzo delle acque sotterranee e superficiali approvata recentemente dal Consiglio regionale, non si è fatta sfuggire l’occasione di introdurre una norma in materia di immissioni faunistiche per la caccia che consente di posticipare, rispetto alla scadenza del 30 aprile, il rilascio di animali a scopo di ripopolamento fino al 30 giugno.
Un chiaro esempio di come, nonostante ci si riempia la bocca di “contrasto” al riscaldamento globale e di estati sempre più lunghe e calde, oggi l’attività venatoria è fuori da ogni regola di buon senso e di utilità ecologica. Gli animali che verranno immessi a giugno saranno abbattuti a partire da settembre senza neanche la possibilità di riprodursi in favore degli stessi cacciatori. Contro ogni ragionevolezza.
Dalla pochezza e dalla rozzezza della proposta ministeriale di modifica della legge sulla caccia all’assurdità di modifiche alle leggi venatorie a livello regionale, è un rincorrersi di illogicità e di totale scollamento dalle conoscenze scientifiche zoologiche per il soddisfacimento delle ormai sempre più piccole lobby venatorie incapaci, sembra, di evolversi verso funzioni di maggiore importanza sociale che sparare agli uccelletti per la polenta con gli osei.