QUEL CHE C’È DA SAPERE
Il Ministero dello sviluppo economico ha pubblicato la relazione sulla Situazione energetica nazionale nel 2014, da cui emerge una riduzione degli usi finali di energia (-4,6%), che tengono conto delle perdite di trasformazione. La riduzione è stata generalizzata in tutti i settori e particolarmente acuta negli usi civili (famiglie e servizi pubblici e privati), che rimangono i maggiori consumatori di energia. Una ripresa dei consumi si è registrata invece nel settore trasporti, dopo sette anni di contrazione.
Il fabbisogno energetico complessivo si è ulteriormente ridotto (-3,8%), raggiungendo il livello più basso degli ultimi 18 anni. Secondo la relazione del Ministero, “la contrazione del PIL (-0,4%) spiega solo in parte questo calo, indicando una ricomposizione tra settori produttivi e un incremento dell’efficienza segnalato sia dal calo dell’intensità energetica complessiva, che si è attestata sui valori più bassi registrati nell’ultimo quinquennio, sia dal miglioramento dell’indice ODEX (indice sintetico di misurazione dell’efficienza energetica) per l’intera economia italiana (migliorato nel 2013 del 13,4% rispetto al 1990)”.
La relazione afferma che “il miglioramento dell’efficienza sarà ulteriormente supportato dai provvedimenti adottatati dall’Italia nel 2014, con il recepimento della direttiva sull’efficienza energetica e la definizione del Piano d’azione per l’efficienza energetica, con l’obiettivo di rimuovere le barriere che ritardano la diffusione dell’efficienza energetica, sia a livello nazionale sia locale”.
Le energie rinnovabili, “trainate da meccanismi di sostegno pubblico”, sono arrivate a rappresentare oltre un quinto dell’energia primaria richiesta e sono risultate la prima fonte di generazione elettrica (il 43% della produzione nazionale lorda). La contrazione degli usi energetici e il concomitante sviluppo delle rinnovabili nei diversi comparti energetici (elettrico, termico e trasporti) ha contribuito a far raggiungere all’Italia già nel 2013 gli obiettivi europei previsti per il 2020 (con un’incidenza delle fonti rinnovabili sui consumi finali lordi pari al 16,7%, solo tre decimi di punto al di sotto del target europeo).
I prezzi dei prodotti energetici rimangono una nota dolente, nel confronto internazionale, perché in Italia sono più elevati, “anche per il contributo della tassazione che, per unità di energia finale, è risultata tra le più alte dell’Unione europea (nel 2013 pari a 363 euro per tonnellata equivalente di petrolio, un valore superiore del 68 per cento alla media dell'Ue e secondo solo a quello della Danimarca)”.