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2025-06-16 02:58

Terre di Conquista

GUERRA IN UCRAINA

di: 
Giovanni Brussato

L’autore torna sul tema delle risorse naturali e dei minerali critici dell’Ucraina. “Se nel XX secolo petrolio e gas ed energia sono state l’origine di molte guerre, oggi la tecnologia ha semplicemente ridistribuito, ancora un volta, le carte delle materie prime e delle priorità strategiche per il loro controllo, riportandoci al punto in cui la commercializzazione di una guerra incontra la militarizzazione del commercio”.

In Copertina: Nataliia e Krystyna scendono in ascensore per lavorare in una miniera nella regione di Dnipropetrovsk durante l’invasione russa dell’Ucraina, 17 novembre 2023. (© Alina Smutko / Reuters)

 

L'accordo sulle risorse minerarie tra Ucraina e Stati Uniti, firmato il 30 aprile 2025 dal segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, e dal vice primo ministro ucraino, Yulia Svyrydenko, darà a Washington l'accesso ai minerali critici e alle risorse naturali del paese.

Gli effetti dell’accordo possono essere interpretati secondo più chiavi di lettura ma di certo non daranno risultati immediati: non a caso si incardina su un “fondo di investimento per la ricostruzione USA-Ucraina” che nella sua stessa definizione lascia intuire che un prerequisito essenziale sia il termine del conflitto. Il fondo opererà solo su nuovi progetti, lasciando inalterata la gestione di quelli esistenti, e si concentrerà oltre che sui metalli critici anche nello sviluppo di nuovi giacimenti di petrolio e gas.

Emerge chiaramente come l’orizzonte temporale per vedere i primi risultati degli enormi investimenti necessari per far decollare questi progetti, si pensi solo ai costi di bonifica dei terreni da eventuali ordigni inesplosi, si estenda oltre il 2040. L’accordo pertanto non è funzionale a ridurre i rischi della catena di approvvigionamento degli Stati Uniti, almeno per il prossimo decennio.

Per quanto da parte ucraina si dicano certi che “la piena proprietà e il controllo su tutte le risorse sul nostro territorio e nelle acque territoriali” rimarranno dell'Ucraina resta il fatto che i futuri sviluppi nel settore delle materie prime del Paese avranno un “socio” al 50% con cui dovranno confrontarsi. In particolare, non è ancora chiaro, poiché devono ancora essere firmati ulteriori accordi per definire i dettagli, quale sarà l'orizzonte temporale delle nuove concessioni che il Governo ucraino rilascerà ai progetti gestiti dal fondo. Aspetto non sufficientemente analizzato ma che rischia di condizionare le generazioni future del Paese poiché, per quanto sarà lo Stato ucraino a determinare quali risorse naturali verranno estratte, queste verranno gestite dal fondo che è strutturato su una base paritetica con gli USA.

E se c’è chi ritiene l’accordo un successo della diplomazia ucraina vista l’entità, di fatto sconosciuta, delle risorse di cui il 40% si troverebbe nel sottosuolo dei territori attualmente occupati dalla Russia, c’è anche chi ci vede la volontà americana di opzionare una buona parte dei contenuti strategici insiti nel percorso di integrazione europea dell'Ucraina. Per quanto sia stato ratificato che qualsiasi futura incompatibilità dell'accordo con le ambizioni europee dell'Ucraina sarà rinegoziata "in buona fede" la finestra temporale insita nelle attività del fondo lascia intendere che gli USA siano in “Ucraina per restare” anche qualora la convergenza tra Europa e Stati Uniti dovesse vacillare e le relazioni transatlantiche dovessero tornare tese come quando un’Europa a trazione tedesca approfondiva le sue relazioni con la Russia ed il suo impegno con l'Indo-Pacifico.

 

Vincitori e vinti.

Nel luglio del2021 l'Unione europea e l'Ucraina formalizzarono un partenariato strategico sulle materie prime dove l'Ucraina confermava la sua volontà di unirsi agli sforzi dell'UE per contrastare il cambiamento climatico, per la tutela ambientale e per la decarbonizzazione dei sistemi energetici e della mobilità. Su questi presupposti prendeva forma la transizione verde dell'Ucraina nell'ambito del Green Deal europeo.

Soprattutto il partenariato strategico si concentrava sulla cooperazione nel settore delle materie prime con l'obiettivo di raggiungere una maggiore integrazione delle catene del valore delle materie prime critiche (CRM).

Bruxelles puntava esplicitamente sull'elevato potenziale delle riserve di CRM in Ucraina: a tal fine si proponeva quale partner per la modernizzazione dell’industria estrattiva del Paese. Collocato in un opportuno quadro giuridico e amministrativo per attrarre gli investitori e nell’ambito della governance climatica europea il partenariato risultava la chiave di volta per risolvere il problema dell’accesso a molte materie prime critiche per un’Europa allergica alle miniere.

Ancora nel novembre del2022, aconflitto già esploso, veniva rilanciato il partenariato con la firma di un memorandum d'intesa tra la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo ed il Servizio geologico ucraino, volto a modernizzare la gestione dei dati geologici in Ucraina.

 

Trilioni di risorse.

Quanti fossero i “trilioni di risorse” di cui si è parlato successivamente è ancora un tema dibattuto. Il sistema di qualificazione delle risorse sovietico e post-sovietico era piuttosto ottimistico e lontano dagli standard di rendicontazione mineraria più riconosciuti: australiano (JORC) o canadese (NI 43-101). L’inclusione del Servizio Geologico Ucraino nell’European Raw Material Alliance aveva anche l’obiettivo di allineare i dati ucraini con gli standard internazionali di classificazione. Oggi i dati delle prospezioni dell'era sovietica che mapparono le risorse dell'Ucraina sono classificati a causa della guerra e protetti dall’opportuno velo di riservatezza steso dal Governo ucraino.

Ma l’accordo USA - Ucraina appena formalizzato di fatto chiude la porta ai tentativi europei di legare a doppio filo l’European Green Deal e le risorse ucraine. Un obbiettivo perseguito, prima di Donald Trump, anche da Vladimir Putin che aveva intuito prima di altri come le materie prime ucraine potessero rappresentare una sorta di game changer per i progetti europei verso un’economia a basse emissioni di carbonio e di disaccoppiamento con Mosca.

Se si analizza l’invasione russa dell’Ucraina con il prisma delle materie prime i tasselli del puzzle si incastrano rapidamente fino a formare un'immagine completa e tutto sommato già vista: se nel XX secolo petrolio e gas ed energia sono state l’origine di molte guerre, oggi la tecnologia ha semplicemente ridistribuito, ancora un volta, le carte delle materie prime e delle priorità strategiche per il loro controllo, riportandoci al punto in cui la commercializzazione di una guerra incontra la militarizzazione del commercio.