AGORÀ. LA QUESTIONE DELLE ASSICURAZIONI PER I DISASTRI NATURALI
Ho molto apprezzato l’ articolo di G.A. Stella sul Corriere del 4 luglio ”Irresponsabili sotto il vulcano" dove descrive la situazione di rischio sulle falde del Vesuvio (vulcano in QUIESCENZA sulle cui falde vivono oggi 500.000 persone) riportando le parole del geologo Annibale Montana pronunciate all’accademia dei Lincei di fronte al presidente della Repubblica che prevedono per la prossima eruzione del Vesuvio un MINIMO DI 300.000 MORTI! vista l’inefficienza assoluta dei controlli pubblici che avrebbero dovuto impedire qualsiasi costruzione su quelle falde e la assoluta inutilità del piano di evacuazione che prevede un minimo di 13 giorni per allontanare i residenti quando il tempo intercorrente fra le prime avvisaglie e l’esplosione disastrosa e mortale del “tappo” sarebbe – nella migliore delle ipotesi – di poche ore.
La cosa mi riguarda direttamente in quanto e' più di 20 anni che mi occupo del problema delle calamità naturali dall'aspetto assicurativo. Sono stato fino alla mia andata in pensione nel ' 96 , dirigente di una compagnia italiana di riassicurazione ( l'UNIONE ITALIANA DI RIASSICURAZIONE ora non più esistente) e successivamente me ne sono occupato come esperto in alcuni organismi pubblici e privati. Ho visto finire nel cestino DECINE di Progetti legge per la creazione di un sistema assicurativo pubblico-privato per questi rischi come esiste già da decenni in Francia e in Spagna e in altri paesi sotto forme diverse . Sempre invano. Perché? Mentre i singoli parlamentari - presi ad uno ad uno- erano favorevoli, le Segreterie dei partiti, quando il progetto viene in discussione, lo "stralciano" ( cioè lo buttano nel ce...stino) perché si rendono perfettamente conto che togliere ai politici ( di qualsiasi parte) la gestione delle liquidazioni e dei rimborsi in caso di calamità naturali significa togliere alla politica una delle principali fonti di consensi elettorali.
Ora io vorrei aggiungere alle parole dell’ articolo di Stella la seguente domanda:
se – come in altri paesi europei – le abitazioni civili fossero coperte da consorzi assicurativi nessuno degli edifici costruiti sulle falde del Vesuvio , sarebbe coperto da una polizza assicurativa in quanto inassicurabili e - negli stessi paesi - non sarebbero neanche risarciti dalla fiscalità generale a carico della collettività;
allora perché io o i miei figli o i miei discendenti dovremo pagare (passi per gli interventi di salvataggio delle persone ) con le nostre tasse le eventuali ricostruzioni di parte o tutti quegli immobili distrutti o lesionati dall’eruzione magari sulle stesse superfici a rischio su cui – vogliamo scommettere ?! – le popolazioni locali pretenderanno di riabitare?
ma anche se la ricostruzione avvenisse in luoghi sicuri, perché dovremmo aiutare a ns. spese coloro che per decenni hanno infranto le regole della prudenza sapendo perfettamente il rischio che correvano, o quantomeno facendo finta di dimenticarsene?
Giuseppe Gloria