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2025-03-25 19:27

Integrare il Ritorno all’Agricoltura, Non Comprometterlo!

LA PETIZIONE DEI GIOVANI DI COLDIRETTI

di: 
Stefano Leporati* e Giulia Rapicetta**

La petizione dei giovani imprenditori di Coldiretti contro la nuova occupazione delle campagne da parte dei grandi impianti fotovoltaici propone criteri molto ragionevoli per le localizzazioni. Molti politici e amministratori l’hanno firmata: è urgente che diano seguito alle loro firme con impegni concreti.

Nel 2021 la Commissione Europea ha inaugurato la nuova strategia per la protezione del suolo, ribadendo la crucialità della salute del suolo nel conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo in materia di clima e di biodiversità. Nello specifico, la strategia prevede di diminuire progressivamente il consumo di suolo, inteso come occupazione di una superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale con una copertura artificiale, fino a centrare l’obiettivo “consumo di suolo zero” entro il 2050. 

Il suolo è una risorsa scarsa e, dati i ritmi e i tempi della pedogenesi, è pressoché non rinnovabile. Ne consegue che la limitatezza fisica della terra costituisce un vincolo assoluto al suo valore di scambio, imponendo agli Stati di intervenire per proteggerlo. Eppure, sia le strategie europee sia quelle nazionali, spesso adottano decisioni controverse. Tra le numerose iniziative meritorie del New Green Deal, si ritrova l’incentivo alla diffusione delle energie rinnovabili, come i pannelli fotovoltaici, su strutture fisse quali stalle, fienili, magazzini, laboratori ecc. Ma si prospettano anche grandi impianti a terra.

I giovani agricoltori di Coldiretti, il movimento più rappresentativo dei giovani agricoltori in Europa, vedono l’opzione del fotovoltaico a terra come controproducente per l’obiettivo finale, in quanto implica l’ulteriore riduzione di suolo fertile a danno delle produzioni di cibo. Non possiamo nemmeno immaginare cosa possa comportare l’incentivo al fotovoltaico a terra in Italia, dove si perde suolo fertile al ritmo di due metri quadri al secondo causando, negli ultimi 10 anni, la perdita di oltre 400 milioni di chili di prodotto agricolo.

Durante la conferenza organizzata dall’Associazione Amici della Terra, è emerso il dato che il suolo utilizzato dal fotovoltaico a terra in Italia possa arrivare a 6.500km2, che corrisponde a decine di migliaia di giovani agricoltori che non potranno iniziare l’attività agricola, o a cui sarà impedito di ridurre il deficit produttivo dell’Italia del 64% per il frumento tenero e del 40% per il frumento duro. Negli ultimi 10 anni abbiamo perso il 28% di suolo e, nel piano strategico nazionale, solo 10 milioni di ettari sono destinati all’agricoltura, quando già 7.252 comuni, ovvero il 91,3% del totale, sono a rischio idrogeologico a causa del cemento, in un territorio già pesantemente compromesso dagli eventi climatici estremi (nel 2021 se ne sono registrati +36% rispetto al 2020).

La tutela del suolo è un imperativo anzitutto etico, oltre che necessario per la sopravvivenza del pianeta. L’agricoltura potrebbe rappresentare una delle chiavi per arginare i complessi processi d’espansione del consumo di suolo, nella misura in cui le aziende agricole intendano muoversi con il senso di responsabilità e di visione sostenibile. L’agricoltura, infatti, specialmente quella condotta da giovani imprenditori, vive e rivitalizza le campagne proponendo tecnologie che preservano e migliorano i suoli, sia per motivazioni etiche, sia per necessità: un suolo non fertile è un suolo che non produce ricchezza economica, sociale ed ambientale.

I giovani agricoltori, più degli altri, stanno vivendo le conseguenze del cambiamento climatico e vedono il loro futuro in pericolo, nonostante i loro sforzi per mitigare l’impatto delle proprie attività (come emerso, ad esempio, dalle incredibili innovazioni presentate al concorso Oscar Green). I giovani agricoltori sostengono e promuovono l’innovazione tecnologica sostenibile ma, se i suoli agricoli saranno destinati al fotovoltaico, non ci saranno più terreni da coltivare e sarà accelerata la perdita di biodiversità, un patrimonio speciale, unico, del nostro Paese. L’attuale crisi pandemica causata dal Covid-19 ha mostrato l’importanza dell’agricoltura nell’approvvigionamento alimentare e la centralità dei giovani nel garantire una produzione alimentare salubre, di qualità e accessibile a tutti: negli ultimi 5 anni, si è registrata una crescita dell’8% di giovani agricoltori, in netta controtendenza rispetto al dato generale degli imprenditori under 35 che crollano dell’11% nello stesso periodo.

Secondo uno studio di Giovani Impresa, in Italia esistono 268 milioni di metri quadri di superfici in zone rurali su cui apporre i pannelli fotovoltaici, corrispondenti al consumo energetico annuale del Veneto. Questo permetterebbe di investire in energia rinnovabile preservando il suolo agricolo. In particolare, suggeriscono di investire in fotovoltaico a terra per il 5% del suolo coltivato, in modalità sospesa, come attività di multifunzionalità energetica a lato di quella agricola, che deve restare la principale in campagna. Questa strategia è già molto diffusa tra i giovani agricoltori, i quali fanno della multifunzionalità il loro strumento imprenditoriale: l’agricoltura moderna ha una visione articolata della campagna, che include anche iniziative di produzione energetica come attività integrativa alla coltivazione e all’allevamento. Qualsiasi attività multifunzionale deve, tuttavia, preservare in ogni caso le produzioni di valore, come le I.G.P. e le D.O.P.  Limiti di legge efficaci e trasparenti dovrebbero impedire attività speculative, e lasciare spazio per progetti efficienti di integrazione agricola, paesaggistica ed ambientale.

Per questa ragione Giovani Impresa ha lanciato una petizione a tutela del suolo agricolo, suggerendo un utilizzo non speculativo del fotovoltaico condotto dalle aziende agricole stesse. La petizione è partita da Rovigo, un comune pesantemente compromesso dalla presenza del fotovoltaico a terra che ha minato l’entusiasmo imprenditoriale dei giovani agricoltori. In pochi mesi, la petizione si è rapidamente diffusa a livello nazionale e sono state raccolte oltre 100 mila firme, traguardo celebrato con l’Assessora della Regione Lazio alla Transizione Ecologica, la Dottoressa Roberta Lombardi. Tra i firmatari si annoverano segretari di partito, assessori e rappresentanti delle forze economiche e sociali, che hanno compreso il rischio di un incentivo non regolamentato al fotovoltaico a terra per lo splendido territorio agricolo italiano.

Coldiretti Giovani Impresa si è fatta portavoce delle migliaia di giovani agricoltori di tutta Italia chiedendo alle Istituzioni di investire nelle tecnologie rinnovabili senza dimenticarsi del ruolo fondamentale dell’agricoltura e della bellezza dei nostri territori. Ruolo che sarebbe compromesso dai progetti che prevedono il cambio di destinazione d’uso del suolo.

I giovani di Coldiretti propongono che Regioni ed autonomie locali identifichino nelle aree da bonificare, nei terreni abbandonati, nelle zone industriali obsolete e nei tetti delle strutture produttive anche agricole, il luogo idoneo all’installazione del fotovoltaico per la corretta produzione di energia da fonti rinnovabili. Come mostrato dallo studio di Giovani Impresa, l’Italia possiede terreni non destinati all’agricoltura che potrebbero essere messi a valore con il fotovoltaico, senza dover utilizzare i terreni fertili che già producono valore economico, sociale ed ambientale togliendo traiettorie di futuro alle nuove generazioni di agricoltori.

Coldiretti Giovani Impresa, pertanto, invita tutti a sostenere le ragioni della mobilitazione firmando la petizione su https://www.change.org/tuteliamoilsuoloagricolo oppure recandosi presso gli uffici territoriali Coldiretti.

*Segretario Nazionale Coldiretti Giovani Impresa

**Coldiretti Giovani Impresa