QUEL CHE C’È DA SAPERE
500 milioni di dollari. E’ questo, secondo uno studio dell’Ocse, il maggior costo determinato, nel 2015, dall’entrata in vigore della norma che ha abbassato dall’1% allo 0,1% il tenore massimo di zolfo nel combustibile delle navi nelle zone dell’Emission Contro Area (ECA): Mar Baltico e Mare del Nord, Nord America (la fascia costiera degli Stati Uniti e del Canada) e Centro America (la fascia costiera degli Stati Uniti e l’arcipelago caraibico).
Al di fuori delle zone ECA, l’attuale limite di zolfo nei carburanti è del 3,5%, che dovrà diminuire allo 0,5% dal primo gennaio 2020, anche se questa data potrebbe essere differita al 2025. Secondo l’Ocse, questo abbassamento del limite a livello globale comporterà maggiori costi compresi tra 5 e 30 miliardi di dollari l’anno, che prevedibilmente saranno scaricati sui clienti: il costo medio del trasporto dei prodotti agricoli potrebbe aumentare del 7,5%, per i manufatti l’incremento sarebbe del 3,5% e per le materie prime industriali del 16,4%.
Come riferisce l’agenzia Reuters, il problema segnalato dal rapporto dell’Ocse è che raramente le sanzioni per chi non rispetta i nuovi limiti sono maggiori dei costi necessari per adeguarvisi e quindi è fondamentale un’applicazione efficace delle nuove norme, per garantire parità di condizioni.
In questo articolo dell’Astrolabio, è stato sottolineato come l’introduzione di nuovi limiti alle emissioni nei trasporti marittimi dovrebbe spingere verso la sostituzione dei combustibili da petrolio con il gas naturale liquefatto, che, oltre a garantire il rispetto dei limiti sullo zolfo e ad eliminare in pratica il problema degli ossidi di azoto e delle polveri sottili, offrirebbe benefici significativi anche in termini riduzione delle emissioni di CO2.