MARINO E RENZI IN CAMPIDOGLIO
Gli accadimenti del comune di Roma appaiono importanti per il suo ruolo di capitale e perché si tratta dell’Urbe. L’attenzione è concentrata su molti problemi e fra questi in particolare su traffico e trasporti. Il nostro è un tentativo di stendere una cronaca ragionata dei fatti e dei comportamenti che si presentano, ma ci vorrebbe la penna di Giuseppe Gioacchino Belli, nell’anniversario dei 150 anni dalla sua morte, per descrivere in maniera adeguata le disgrazie dell’Urbe.
Il sindaco Marino continua nell’azione basata su improvvisazione e ideologia che ha caratterizzato la sua presenza fin dalla campagna elettorale. Inizialmente, dopo uno slogan di molteplici interpretazioni (“non è politica”), aveva lanciato due azioni-slogan, di facile comprensione e di dubbia utilità: la pedonalizzazione dei Fori Imperiale (in realtà la chiusura a una frazione dei mezzi privati di parte dello stradone di regime), sulla base di sprazzi di precedenti progetti assai più fondati e sostenuti; e l’incremento dell’uso della bicicletta, messo in relazione anche al progetto sui Fori.
Questo prima di agosto. Ma qualcuno si dev’essere accorto che tali invenzioni non pagavano, anzi facevano pagare in popolarità la palese improvvisazione del sindaco. E’ ricomparso allora il Piano generale del traffico urbano (Pgtu), presentato venerdì 6 settembre dall’assessore ai trasporti Guido Improta. Ma la logica non è cambiata: si prendono alcuni provvedimenti minori e slegati, e lo si chiama piano. I problemi sono veri: tasso di motorizzazione superiore ad altre capitali europee, tagli all’offerta di trasporto pubblico, incidenti stradali in aumento, aumento del pendolarismo. Le soluzioni misere: piste ciclabili e bike-sharing (utilizzo tipo noleggio di biciclette comunali, di interesse solo per gruppi privilegiati di amatori), car-sharing e –pooling (in prova da tempo ma con risultati scarsi), numero chiuso per i bus turistici intorno a San Pietro. Dei punti veramente importanti, sistemi rapidi di trasporto pubblico, non si parla nemmeno.
Eppure Roma esprime due punti chiave della domanda. Quello che riguarda i pendolari, dove il processo di adeguamento delle linee urbano-regionali di FS si è di fatto da tempo arrestato e dove la realizzazione della linea C della metro prosegue, annunci a parte, con l’usuale lentezza. L’altro punto riguarda i turisti, a visitare l’Urbe in numero sempre più alto, e che si meriterebbero di non subire solo punizioni proibizioniste ma di vedere, ad esempio, un piano parcheggi per bus e altri mezzi collettivi che premi chi viene ad ammirare le nostre bellezze e la nostra cultura. Si prevede infine anche un aumento delle tariffe per la sosta sulle strisce blu.
Il punto centrale della questione rimane sempre lo stesso: il messaggio che la città dell’autotrasporto privato ha fatto il suo tempo è corretto e da lungo tempo dovuto. Ma questo cambiamento epocale non può essere affrontato con improvvisazioni e con la bicicletta come soluzione principale, soprattutto in una città complessa, multicentrica, turistica, orograficamente difficile con una popolazione anziana in aumento come Roma. Non può che riguardare il trasporto pubblico su rotaia e su gomma, dove invece la situazione non migliora. Deve essere affrontato in termini di trasporto pubblico su rotaia ed anche su gomma.
La bicicletta romana rimane comunque regina. Nella prima settimana di settembre, il candidato sindaco d'Italia e attuale sindaco di Firenze, Renzi, ha visitato informalmente ma in pompa magna il neo-sindaco di Roma, Marino. Grande folla di giornalisti al seguito, tanto da dover cancellare per la ressa la mitica passeggiata in tandem in bicicletta (sarebbe stata in discesa, come al solito, partendo dal Campidoglio). Ma la meditazione congiunta affacciati dal Tabularium sui ruderi del Foro, a picco opportunamente sul Tempio degli Dei Consenti, c’è stata e ha ispirato alla coppia azioni coordinate tra le due città, superando d’un balzo vecchi problemi tra guelfi e ghibellini.
La bicicletta è stata anche al centro dell’annuncio della prossima Notte Bianca (il 16-17 maggio). La notizia è stata data a margine del convegno “Smart and Green Economy” (l’inglese è approssimativo, dati che la traduzione potrebbe essere: “Economia Verde e Furbetta”, il che ci sembra del tutto rispondente), su proposta della “Rete di Mobilità Nuova”, concordata con l’assessore Improta alla mobilità e Estella Marino all’ambiente. In quell’occasione, giorno e notte, tutti in bicicletta all’interno del Raccordo; si terranno inoltre gli Stati Generali della Mobilità Nuova. Come modello, si punta all’Olanda, che di colli non ne ha 7, ma uno: nella città di Leida, artificiale, lo fecero gli spagnoli, disperati per la piattezza del paese.
In verità, la bicicletta comincia a irritare. I pedoni cominciano a protestare per la pretesa dei ciclisti di andare liberamente sui marciapiedi. Noi insistiamo che non è solo questione di piste ciclabili, ma di metropolitane, tram e autobus, da aumentare, non in diminuzione o in un futuro imprecisato. Ma negli ambienti vicino al sindaco si parla di “mobilità collettiva non motorizzata”. Reintroduzione dell’omnibus a cavalli?