COSÌ LA GRECIA RIPAGA I PRESTITI DELLA GERMANIA
La furia distruttiva di paesaggi delle torri eoliche fa una nuova vittima: l’isola di Creta. Il governo greco ha deciso un massiccio programma d’investimenti nell’isola sulla base degli indirizzi UE e delle insistenze di ambienti tedeschi, interessati alla concentrazione in Grecia della produzione di elettricità eolica e fotovoltaica. Si sospetta una sorta di punizione per i “peccati” economici di Atene. È probabile che, dopo Creta, l’iniziativa venga estesa al resto della Grecia e ad altri paesi del Mediterraneo.
Così dicevano e vinse la mala idea dei compagni:
Sciolsero l’otre: i venti tutti fuori balzarono
E all’improvviso afferrandoli al largo li riportò l’uragano
Piangenti, lontano dall’isola patria …
Mossi verso il palazzo nobile d’Eolo e lo trovai
Che banchettava vicino alla sposa e ai figliuoli …
Come tornasti Odisseo? Che demone odioso t’ha in presa?
… Così dissero e io rispondevo angosciato nel cuore:
“M’han rovinato i compagni maligni …”.
(Omero, Odissea, versione di Rosa Calzecchi Onesti,
libro X: 46-68)
Ambientalisti greci ci hanno segnalato quello che sta avvenendo nel loro paese con i piani straordinari di sviluppo delle energie rinnovabili e, in particolare, dell’eolico. Ad essere investita è la maggiore isola greca, Creta, che ha una superficie uguale a quella della Corsica. Creta ha un fabbisogno elettrico di 350 MW in inverno e 700 MW in estate di cui 250 MW già prodotti da fonti rinnovabili. Negli ultimi tempi, a partire dal 2011, sono state concesse licenze per installare 6.500 MW, così distribuiti: 500 MW di solare termico, 500 MW di impianti ibridi, 1.000 MW di fotovoltaico e 4.500 MW di eolico. Altre fonti (Greek Scientific Company for Wind Power, nonostante il nome scientifico una organizzazione di lobbying) parlano di un obiettivo iniziale di 7.000-7.500 MW per l’eolico e di decine di migliaia di MW nel lungo periodo.
Attacco a Creta
Quello che appare degno di riflessione è la preponderanza dell’eolico e il fatto che le licenze, inizialmente richieste da aziende locali, vengano spesso cedute a grandi aziende estere. Per questo tipo di produzione di elettricità sono previste e approvate dall’Ente per la Regolamentazione dell’Energia (RAE) turbine onshore da 2 o 3 MW alte oltre i 100 metri.
Distribuzione geografica dei parchi eolici approvati
In particolare, il governo greco ha già approvato definitivamente un progetto di Terna Energy per una capacità totale di 1.077 MW ed uno di Elica Group di 1.005 MW: usando le turbine del modello recente a 2 MW, questi due progetti corrispondono a più di 1.000 torri eoliche sul territorio di Creta. Terna Energy è attiva nel settore eolico in Grecia, Polonia, Bulgaria e USA. Elica Group è una multinazionale di origine italiana (1972) che è entrata successivamente in diversi campi: elettrodomestici da cucina, materiale aereo, aspiratori da cucina e da lavoro, lavorazione dei metalli; a Creta opera già con 23 turbine per una potenza nominale di 19 MW, di cui 17 in zona di montagna vicino alla capitale dell’isola, Heraklion.
Fra gli slogan con cui si cerca di attrarre investitori: “la sorgente di potenza elettrica prossima ventura per l’Europa del nord” o addirittura “l’isola più verde del mondo”.
Il caso di Creta è per ora noto soprattutto localmente e negli ambienti degli investitori e degli osservatori scientifici. Hanno protestato ambientalisti greci, comunità locali, allevatori-contadini, sia per l’insulto al paesaggio e l’occupazione di territorio, sia per il grande danno attuale e potenziale riguardante una avifauna preziosa: gipeti, grifoni, aquile reali, poiane, falchi pellegrini, falchi della regina, ecc.
È bene ricordare che Creta è uno dei luoghi d’origine della civiltà dell’Occidente, terra di leggende come l’infanzia di Zeus, il Labirinto costruito da Dedalo per Minosse, il mito di Teseo e del Minotauro, sede della prima talassocrazia – la civiltà marittima - dei Minoici (XXVII-XV secolo a.C., sede di Micenei, Greci, Romani e Bizantini, dello scontro tra Veneziani e Turchi (1571), delle prime lotte elleniche per l’indipendenza (1866-1869).
Una mappatura accurata, prodotta dal Museo di storia naturale di Creta, ha rilevato i terreni per i quali sono state concesse licenze per l’eolico. Sono sparsi a macchia di leopardo su tutto il territorio dell’isola, ma particolarmente sui crinali montuosi e sulle alture rocciose dei promontori costieri:
- sul versante nord: nella penisola a ovest del Golfo di Kissamou, sulle montagne alle spalle di Georgiupoli, sul Monte Vrisina, intorno a Perama, alle spalle di Heraklion e nella parte terminale dell’isola verso est;
- sul versante sud: sulla punta di sud-est, nella parte centrale intorno a Pyrgos, sul versante sud del Monte Ida (la montagna di Zeus) e sulla parte terminale dell’isola a ovest.
Il gioco del volteggio sul toro nella Creta minoica. (infinitynow.wordpress.com)
Le informazioni disponibili indicano che il terreno destinato agli impianti eolici viene affittato dal governo greco alle aziende per la modica somma di 500 Euro per ettaro all’anno per 25 anni. Esso è localizzato per il 90% in aree parzialmente in sovrapposizione con aree protette – fra cui quelle della rete ecologica Natura 2000 - e archeologiche.
Le ragioni della scelta di Creta sono evidenti: la ventosità dell’isola e quindi la decisione di avviarla alla produzione di elettricità per esportazione. Creta è esposta alla vigorosa circolazione dei venti sulla depressione rappresentata dal Mar Egeo: i venti estivi, chiamati Etesi dai greci e Meltemi dai turchi; ed altri venti da nord (Maestro dai Balcani) e da sud (Khamsin dall’Egitto, Scirocco dalla Cirenaica). Il vento estivo da sud è chiamato Sorokos a Creta; è anche detto “Lingua grande” perché caldo e carico di particelle di sabbia del deserto nord-africano.
I provvedimenti del governo greco
In questo contesto geografico-climatico, diverse leggi recenti hanno favorito le nuove installazioni energetiche. La Legge 3852/2010, sulla scorta delle priorità indicate dalla Direttiva Comunitaria 2009/28/EC, ha delineato un piano territoriale dettagliato per l’introduzione massiccia delle fonti rinnovabili, e in particolare ha posto come obiettivo per il 2020 la produzione di 2,35 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio di energia elettrica da fonti rinnovabili.
La Legge 3851/2010 ha semplificato le procedure di concessione delle licenze e degli incentivi, per il “superamento delle barriere locali” alle localizzazioni delle torri eoliche in quanto “progetti di interesse nazionale”. Altre norme favoriscono l’installazione degli impianti sulla scorta delle indicazioni di un comitato interministeriale che aveva già prodotto nel 2009 le regole per la Zonizzazione Speciale Quadro per i Progetti di Energia Rinnovabile (Government decision 49828). In questo modo si intendeva porre termine alle frequenti procedure di annullamento delle licenze su richiesta dei privati proprietari o degli enti locali, distinguendo preliminarmente le zone dove si possono applicare meccanismi di esproprio. Vengono così identificate per gli impianti eolici:
- zone prioritarie, tutte situate nel territorio greco peninsulare (massimo 1,05 turbine per 1.000 m2, aumentabile del 30% con permessi speciali): alcune delle municipalità della Grecia settentrionale specialmente in Macedonia orientale e in Tracia; alcune regioni come la Grecia centrale (Sterea Ellada), la Grecia occidentale e la Tessaglia; e alcune municipalità del Peloponneso; per una capacità di 6.378 MW (pari a 3.190 turbine);
- zone opportune (massimo 0,66 turbine per 1.000 m2, aumentabile del 50% con permessi speciali): tutto il territorio rimanente, con le eccezioni più sotto indicate, per le zone che vengano caratterizzate dalla REA (Ente per la Regolamentazione dell’Energia) come adatte alla produzione efficace di energia (in ogni caso, tale caratterizzazione speciale è prevista in modo automatico per l’Attica e per le isole);
- zone incompatibili, ossia le aree contenenti siti archeologici di classe A, beni culturali patrimonio dell’umanità, aree a protezione ambientale integrale, la parte centrale delle foreste nazionali, le spiagge rocciose, le aree speciali protette (comprese Natura 2000 e zone umide Ramsar), insediamenti urbani antichi, cave e zone minerarie.
Questo puntiglioso elenco fa bene intendere quali siano invece le aree non-incompatibili, di conseguenza “sacrificate” e utilizzabili per gli impianti: i siti archeologici “normali”, le aree protette locali, tutte le zone periferiche delle foreste, le aree verdi degli insediamenti urbani moderni, le spiagge rocciose (che sono la stragrande maggioranza), i terreni agricoli, i pascoli, la montagna, comprese le aree reduci dai frequenti incendi dolosi.
Facilitazioni simili, anche riguardanti le licenze edilizie, si applicano alle costruzioni di servizio degli impianti.
Dove va il surplus di energia?
Proviamo a valutare la dimensione produttiva ed economica di una tale iniziativa. L’attuale potenza installata a Creta (350 e 700 MW, rispettivamente in inverno e in estate) è, per paragone, inferiore a quella della Sardegna: 1.420 in estate e 800 MW in inverno (un ammontare già diminuito del 24% per la sospensione della produzione dell’Alcoa); fatte le dovute proporzioni per la diversa estensione territoriale e il diverso numero di abitanti, la potenza installata a Creta è compatibile con quella della Sardegna. Questo conferma che le attuali disponibilità di elettricità corrispondono al fabbisogno tipico di una grande isola mediterranea. L’eventuale disponibilità aggiuntiva a Creta di 4.500 MW o più, come sopra riportato, rappresenterebbe quindi un surplus esportabile (approssimativamente pari a 9.900 GWh/anno). Si tenga presente, sempre per paragone, che l’Italia richiede attualmente in un anno, in aggiunta all’energia elettrica di produzione nazionale, l’importazione di circa 43.000 GWh (attualmente circa 25.000 GWh dalla Svizzera, 8.000 GWh dalla Francia, seguono altri paesi fino a circa 2.000 GWh dalla Grecia). In linea ipotetica, quindi, l’operazione condotta a Creta potrebbe servire, ammesso che siano risolti i problemi di stoccaggio e di trasporto, a quintuplicare l’energia elettrica già esportata dalla Grecia in Italia facendone il secondo partner per l’import elettrico.
Ovviamente, la destinazione potrebbe non essere l’Italia, ma trovarsi altrove. Ma è significativo che alle aziende interessate venga richiesto l’impegno di provvedere all’installazione eventuale di cavi sottomarini. In generale, il progetto strategico sembra quello di trasformare l’isola in una super-centrale per la produzione elettrica su scala industriale, soprattutto tramite eolico, nonché lo stoccaggio e l’avvio del trasferimento dell’elettricità prodotta.
Tentazioni e intenzioni tedesche e europee
Sullo sfondo, emergono alcuni interrogativi ben più gravi. Il primo riguarda la potenziale estensione di queste iniziative in altri luoghi della Grecia. Il commissario europeo per l’energia, Gunther Oettinger, ha apertamente teorizzato l’utilizzazione di località adatte all’eolico e al fotovoltaico nelle aree sud-europee e in particolare greche (interviste su “Der Spiegel”, 03/04/12 e 11/04/12): “La Grecia ha necessità di uscire dall’incubo finanziario in cui si è cacciata … A questo fine, la UE deve considerare metodi ‘non convenzionali’ per aumentare le motivazioni dei governanti greci per risolvere i problemi del paese … sostituendo i funzionari greci con tecnici degli altri stati membri … sono necessari progetti per assicurare l’accesso dei clienti greci alle fonti di energia nonostante le serie difficoltà di pagamento … e progetti di energie rinnovabili, eolico e fotovoltaico, in modo da render possibile l’esportazione di energia negli altri paesi membri”. Questa posizione è stata più volte riaffermata da Oettinger, anche in discorsi ufficiali ad Atene.
La Grecia aveva già approvato verso la fine del 2010, d’accordo con la UE, un piano (National Renewable Energy Action Plan in the scope of Directive 2009/28/EC) che prevedeva la produzione di 7.500 MW per via eolica e 2.200 MW per via fotovoltaica. Probabilmente per effetto delle dichiarazioni e delle pressioni del commissario Oettinger, la Grecia ha firmato nel 2012 un “memorandum of understanding” per installare nel periodo di 4 anni circa 10.000 MW addizionali destinati all’esportazione nei paesi europei per un valore di 19 miliardi di Euro.
Inoltre, la già citata Greek Scientific Company for Wind Power ha reso noto che sono state presentate domande preliminari per un totale di 70.000 MW (compresi i 7.500 MW di cui sopra) di potenza eolica, che potrebbe tradursi, sulla base di esperienze precedenti circa le verifiche progettuali e operative, in circa 35.000 MW realistici (www.elataen.gr/company).
Dopo Creta, tutta la Grecia … e il Sud Europa
In questo quadro, Creta è stata scelta per prima in quanto una delle regioni più ventose ed assolate della Grecia, ma – e ci sono studi preliminari (1) a dimostrarlo, oltre alla zonizzazione sopra descritta – esistono altre regioni greche caratterizzate da zone montuose con vento sufficiente che sono già state prese in considerazione: le grandi isole di Eubea (2) e Rodi nell’Egeo (3), e più in generale le Isole Ioniche, tra cui Cefalonia, e le isole più importanti sulla costa anatolica (Lesbo, Chio, Samo); nonché per la terraferma greca il Peloponneso che di fatto è un’isola.
Peraltro, alcune di queste località si presterebbero ad ospitare tratti di collegamento via elettrodotti parzialmente sottomarini con l’Italia, i Balcani e la Turchia. La distanza minima per i tratti sottomarini è di circa 80 km per il Canale di Otranto tra Albania/Grecia e Italia – in effetti un elettrodotto sottomarino tra Grecia e Italia esiste dal 2001 - e di circa 150 km per il Canale di Cerigo tra Creta e il Peloponneso con passaggi intermedi sulle isole di Cerigo e Cerigotto. Dai Balcani è specificamente ipotizzato il trasferimento dell’elettricità fino in Germania (studio dell’Università di Manchester, The Crete Field Course, 2012): d’altronde, per il momento, la domanda dei paesi balcanici non appare tale da giustificare una tale impresa, mentre vi sono richieste per un elettrodotto che attraversi i Balcani per raggiungere Austria e Germania.
Il problema potrebbe estendersi oltre la Grecia. Le prime dieci isole del Mediterraneo, con caratteristiche climatiche e biogeografiche simili, sono (in ordine di superficie, fra 25.460 e 964 km2, numero di abitanti fra 5.010.000 e 87.000): Sicilia, Sardegna, Cipro, Corsica, Creta, Eubea, Maiorca, Lesbo, Rodi, Minorca (2 italiane, 4 greche, 2 spagnole, 1 francese ed 1 indipendente). Importanti aree ventose sono situate sui versanti della Sardegna che guardano a ovest e nord-ovest da dove (dal Golfo del Leone e Valle del Rodano) spira il Maestrale che può arrivare a produrre bufere di vento nei mesi invernali; un altro importante vento proveniente dal Golfo del Leone è il Marino. Per non parlare della Sicilia, con una zona molto ventosa nella parte occidentale intorno a Trapani e dove le isole Eolie albergano il “padre dei venti”: Eolo, guardiano dei figli di Astreo, il dio del cielo di notte, e di Eos, la dea del mattino; questi figli sono i venti: Borea, Zefiro, Euro e Noto, e ancora Apelioto, Livos, Skiron e Kaikias, ed altri.
Oltre a queste dieci grandi isole, ci sono nel Mediterraneo altre 25 isole con dimensioni più contenute ma più grandi di quelle dell’isola d’Elba (224 km2), 40 arcipelaghi, 5.000 isole (circa 3.000 in Grecia, 1.000 in Croazia, 250 in Italia). Le più grandi concentrazioni di isole si ritrovano in questi paesi (isole dell’Egeo e isole dello Ionio, isole della Dalmazia, isole intorno alla Penisola Italiana, intorno a Sicilia e Sardegna, nel Canale di Sicilia). Sono anche particolarmente ventose parti della Puglia, ossia Le Murge e il Salento.
D’altro canto, le coste dell’Anatolia occidentale, tutte le coste greche e gran parte di quelle italiane e spagnole fanno parte delle zone classificate IBA’s (zone di interesse internazionale per l’avifauna) confermate dall’associazione BirdLife International, ossia di quel 6-7% del pianeta essenziale alla sopravvivenza delle specie di uccelli, soprattutto migratori.
Non c’è zona insulare che non sia caratterizzata dal paesaggio della zona biogeografica mediterranea, dalla flora e fauna endemica, dagli ecosistemi mediterranei e di montagna, dalla presenza residuale ma persistente della gariga e della macchia mediterranea, dai beni architettonici, artistici, archeologici e culturali, dai ricordi e dai segni tangibili della storia umana, di diverse civiltà dalla scoperta dell’agricoltura ai giorni nostri.
Vi sono in Grecia isole di una bellezza inimitabile e al tempo stesso di un significato storico-culturale unico: Santorini (Thira), l’isola della catastrofica eruzione vulcanica con tsunami intorno al 1.500 a.C.; Delos, la leggendaria isola vagante di Apollo e Artemide; Patmos, l’isola dell’autore dell’Apocalisse forse da identificarsi con Giovanni Evangelista; Cefalonia, dove caddero migliaia di soldati italiani massacrati dai tedeschi. Un eventuale successo in termini speculativi dell’eolico a Creta aprirebbe la strada a tentativi di sfruttamento dirompenti per estensione ed impatto e dolorosi per il significato dei luoghi.
I principali venti del Mediterraneo. (www.islandnet.com)
La forza del vento sul territorio greco (si notino le zone ventose nel Dodecaneso, nella altre isole dell’Egeo, a Cefalonia nello Ionio, sul confine settentrionale della Grecia, con una estensione territoriale ancor maggiore di quella dell’isola di Creta).
(www.investingreece.gov.gr/default.asp?pid=36§orID=38&la=1)
Aziende straniere e aziende greche
Un ultimo punto riguarda la presenza delle aziende straniere nel business della produzione e dell’esportazione di energia in Grecia. Alcune di queste aziende sono tedesche come soprattutto tedeschi sono i produttori principali degli impianti per i generatori eolici (e fotovoltaici) previsti: WPD (il leader tedesco dell’eolico onshore, attivo in Europa, Marocco e Asia) e Siemens (che ha lanciato la nuova gigantesca turbina da 6 MW per offshore).
Fra le grandi aziende estere sono presenti anche aziende spagnole (Endesa in collaborazione con il Mytelieneos Group, Iberdrola, Acciona, Gamesa), francesi (EDF, Veolia), italiane (ENEL). Questo non vuol dire che aziende greche non siano presenti nel mercato locale dell’eolico (la Rokas ha costruito nel 1998 il primo impianto eolico in Grecia proprio a Creta, ma è stata poi assorbita da Iberdrola) ed agiscano anche come “subcontractor” di aziende straniere; ad esempio: Aeolian Growth Dionic Energy S.A., Fotaioliki, RenApps S.A. (Renewable Applications), Stentoumi Energy Solutions, Emergymac, GaiaComm Ltd., Superchip Ltd.
La conferma del sospetto di un’implementazione dell’obiettivo “Energia eolica e solare per ripagare il debito” è rafforzata dal fatto che una proposta simile è stata effettivamente presentata in alcune sedi, contando sulla possibilità che lo Stato e i cittadini greci non abbiano un’apprezzabile reattività dopo la crisi che hanno attraversato. E con la beffa aggiuntiva per paesi come l’Italia che, pur avendo contribuito ai prestiti alla Grecia, si vedano costretti in questa fase di debolezza, benché “creditori”, ad acquistare energia di proprietà tedesca ma prodotta dai greci ed in Grecia. L’energia verrebbe così pagata dagli italiani e dagli altri “creditori-debitori” più di una volta, mentre risulterebbe a buon prezzo per i consumatori tedeschi e nord-europei.
D’altro canto, la Germania è già vicina a livelli di saturazione. Nel 2012, la potenza di elettricità da impianti eolici ha già raggiunto in Europa 100 GW, pari a circa 60.000 turbine, equivalenti al consumo di 57 milioni di nuclei familiari o alla produzione di 39 centrali nucleari. Questi impianti eolici sono localizzati soprattutto in Germania e negli stati del Nord Europa: si pone quindi il problema di nuove localizzazioni. La decisione è arrivata al dunque dopo l’incidente di Fukushima in Giappone che ha reso non più del tutto appetibile il nucleare in Germania, facendo rivolgere le speranze per l’energia del futuro alla produzione “verde” e in particolare alla produzione di elettricità per via eolica.
La soluzione ovvia sembra essere quella di espandere la produzione eolica nel Sud Europa, insieme ad un incremento dell’eolico offshore a cominciare dal Baltico, progetto particolarmente caro alla cancelliera Merkel (intervista a Bloomberg, 16/01/13). E’ però vero che alcuni esperti avanzano dubbi su ulteriori installazioni di turbine a vento, per una serie di motivi: i costi per adeguare la rete elettrica in presenza dell’eolico (un totale di 1,1 miliardi di Euro, pagato dai contribuenti); il problema dell’intermittenza, che comporta la disponibilità di centrali diverse di riserva; rischi di sovraccarico della rete in caso di eccesso di produzione, con ulteriori costi dovuti al “blackout”.
Il governo greco dipinge il paese come “all’avanguardia nel divenire il perno energetico (“energy hub”) europeo localizzato nell’Europa meridionale … (caratterizzato da) … deregolamentazione nella produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica da fonti rinnovabili … con al centro la potenza eolica che guida la crescita del settore grazie alla superba disponibilità dei venti, la più attraente in Europa” (Invest in Greece Agency, 2013). La posizione qui delineata svela una posizione subordinata dei governanti greci rispetto alla burocrazia europea ed ai paesi del nord, sotto guida germanica.
In conclusione, va anche sottolineata la contraddizione fra uno sviluppo energetico basato su fonti rinnovabili ma non programmabili in quanto intermittenti e ispirato alla posizione dell’UE e di paesi leader della stessa e le raccomandazioni sempre della UE di protezione dell’ambiente e del paesaggio.
La difesa del territorio greco dallo scempio ambientale potrebbe coincidere con la difesa dei territori e dei popoli mediterranei, alle prese con i drammatici problemi energetici e finanziari, ma ricchi di un patrimonio meraviglioso di natura, arte, storia e civiltà.
Note
(1) onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/we.229/abstract
(2) www.thewindpower.net/windfarm_en_738_evia.php, www.windpowermonthly.com/news/961716/Germans-commission-3-MW-Evia-island/)
(3) www.windpowermonthly.com/news/login/951177/, orbit.dtu.dk/fedora/objects/orbit:107556/datastreams/file_10144042/content
Commento inviato da Francesco Mauro
Mi dispiace che a Paolo Saraceno sfugga completamente la questione principale: il comportamento dell'Unione Europea e della Germania. E non voglio credere che gli piaccia andare in barca, a Mykonos, Delos o Castelrosso (Kastelorizo), in una selva di torri eoliche. Quanto ai numeri, ce ne sono pure troppi, non bisogna aspettare la catastrofe per avere più numeri ...
E - se paesaggio e consumo di territorio non sono abbastanza - non dimentichiamo il problema dell'intermittenza. Non e' colpa di nessuno se i combustibili fossili non danno intermittenza.
Quanto agli uccelli, a me quelle foto non piacciono, ma mi pare scorretto accusare i greci di falso. Comunque, i commenti di Saraceno e' bene che ci siano stati perché su queste cose bisogna discutere e riflettere.
Francesco Mauro
Commento inviato da Paolo Saraceno
Gli articoli non mi piacciono perché sono qualitativi e non fanno confronti e danno un idea non veritiera della cosa.
L’eolico si critica o si supporta in base al costo dell’energia prodotta e ai danni che fa. Numeri che gli articoli non riportano ma che ti do..
Per conto del ministero dell’ambiente ho partecipato ad una autorizzazione per un impianto eolico nel golfo di Taranto che produce energia elettrica a 3 cent il KWh, circa la metà di quanto costa produrla con la centrale a carbone di Brindisi.
E’ insensato supportare impianti di questo tipo ??
In Italia se ne possono fare alcuni (non molti) ma vanno fatti. Immagino che Creta sia un posto ottimo, meglio l’eolico o usare il carbone o il gas ??
Perché in questi articoli non si fa mai un discorso comparativo ??
Cosa suggeriscono gli autori ??
Da velista che ha navigato tra le isole greche, non ho difficoltà a ipotizzare che l’intera domanda di energia elettrica di quelle isole possa essere soddisfatta con l’eolico, meglio i combustibili fossili ??
Ancora ricordo la bella presentazione di Coiante dello scorso anno in cui si dimostrava che era possibile con l’eolico essere competitivi. Certamente l’eolico non è la soluzione, perché di siti buoni in Italia ce ne sono pochi e gli incentivi (sempre Coiante) non hanno aiutato a farli nei posti giusti, ma questa battaglia contro l’eolico, fatta a priori, con parole senza numeri, non è seria e non la capisco. Gli incentivi devono essere dati ipotizzando che in un tempo breve possano azzerarsi. Per l’eolico questo è possibile per il fotovoltaico no (quindi quegli incentivi sono soldi buttati) perché questa battaglia contro l’eolico e non contro il fotovoltaico ??
Infine per i danni agli uccelli ti allego questa figura presa da “sustsainable energy without hot air” in cui si vede che il numero di uccelli uccisi in Danimarca (mi pare 30 % dell’energia elettrica prodotta con l’eolico) sono:
30.000 dalle pale
1.000.000 da auto treni (un numero analogo per gli impatti contro gli edifici e un numero ancora maggiore per gli impatti contro le linee elettriche per un totale di circa 5.000.000)
55.000.000 uccisi dai gatti (in effetti il numero è relativo all’Inghilterra, mancando quello danese, ma l’ordine di grandezza è quello, da possessore di gatto posso confermarlo)
In Italia la Lipu tiene sotto controllo alcune pale da anni e se ben ricordo una loro presentazione, hanno 2 soli casi attribuiti con certezza alle pale..
(del tutto trascurabili rispetto alle uccisioni nelle stesse zone dovute a rapaci volpi ed altro)
Insomma quelle foto di uccelli morti sono terrorismo e disinformazione (non sarei sorpreso che fossero anche dei falsi…) non degne dell’astrolabio.
Paolo Saraceno