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2024-03-28 21:13

La capitale della monnezza

ROMA MANDERA’ I RIFIUTI ALL’ESTERO

di: 
Rosa Filippini

Dopo anni di rinvii, Roma si arrende al malgoverno dei rifiuti riprendendo “l’esempio” napoletano delle spedizioni all’estero. A questo punto si pone un problema di decenza civile e di buongoverno che va molto al di là della tematica dei rifiuti: il problema dell’incapacità e del fallimento della classe politica di Roma e della regione, in tutte le sue articolazioni istituzionali. La capitale che fallisce e mostra al mondo le proprie miserie farà un botto ancora peggiore di quello di Napoli.

 

La crisi è finita nel modo più inaccettabile. L’ipotesi, già affermatasi nel caso di Napoli, si è materializzata: i rifiuti di Roma saranno probabilmente  trasferiti all’estero, forse in Olanda, nei suoi inceneritori e magari, successivamente, nelle sue discariche; qualcuno potrebbe avere la tentazione o l’interesse di trovarle in un paese in via di sviluppo o, come suol dirsi, in transizione.

La cosa è inaccettabile sul piano etico e della sostenibilità; ma lo è anche sul piano economico. Il trasferimento all’estero, se attuato, comporterebbe un ulteriore aumento delle tariffe per coprire i costi dell’espatrio. I costi sono già alti per la mala-gestione collegata alle dimensioni del carrozzone AMA: incremento del 92% dal 2004 al 2012, con una spesa superiore del 38% rispetto alla media comunale e del 70% rispetto alla media delle grandi città (da affaritaliani.it quotidiano on line). Le tariffe dovrebbero aumentare per tener conto del trasporto all’estero, il cui costo è stimato in oltre 40 milioni di euro all’anno (per il “tal quale”, senza calcolare i costi aggiuntivi per eventuali trattamenti).

I progetti di espatrio sono stati resi noti proprio mentre dal 17 al 25 novembre, si svolgeva la Settimana europea per la riduzione dei rifiuti. Questo evento, giunto alla quarta edizione ma ormai invecchiato e burocratizzato, si è consumato stancamente senza risonanza alcuna, organizzato intorno all’assegnazione di un premio nazionale italiano per categorie, ove il premio consisteva in un’opera realizzata con la collaborazione dell’esposizione d’arte di Cherasco (Cuneo); la principale iniziativa decentrata si è tenuta a Bracciano (Roma) sotto l’egida del locale comune e della Provincia di Roma. Un vero simbolo della crisi che si consumava nella capitale dei rifiuti.

D’altronde, il mese di novembre si è aperto, per Roma, con lo spettro di una crisi di tipo napoletano sempre più vicina. Una dichiarazione del ministro dei rapporti con il Parlamento, Pietro Giarda, lasciava poche speranze di un evolversi positivo della situazione: “Il Ministero dell’ambiente sta valutando di adottare misure straordinarie … (per la gestione dei rifiuti a Roma, ma) … purtroppo la Regione Lazio non ha condiviso, all’interno del Patto per Roma, l’impegno a concludere entro settembre le procedure per l’autorizzazione degli impianti necessari ad attuare pienamente gli obiettivi del recupero, con particolare attenzione sia alla selezione e al recupero della frazione umida, sia alla produzione di combustibile derivato dai rifiuti … spiace constatare che purtroppo il lavoro dei prefetti ha trovato nella Regione e negli enti locali un’attenzione non proporzionata al livello del problema … sulla base delle conclusioni del prefetto, il ministro dell’ambiente avverte la responsabilità di dover proporre al Governo, se questo stato di cose non cessasse immediatamente, le misure e le scelte necessarie a evitare una grave crisi dei rifiuti a Roma”.

E’ da notare, tra l’altro, il prudente linguaggio “politicamente corretto” del ministro, che evita di dire apertamente che serve sì una raccolta differenziata (recupero della frazione umida), ma servono anche gli inceneritori-termovalorizzatori (citando il mitico eufemismo italico: il CDR, il “combustibile derivato dai rifiuti”, noto anche come il “combustibile di Ronchi”).

Sul finire del mese, il ministro Clini rilasciava ancora una dichiarazione sui rifiuti a Roma, chiarendo che non si tratta solo della discarica di Malagrotta ma dell’intera gestione dei rifiuti della capitale, ove la situazione sta diventando inaccettabile: “Credo che l’Italia non possa permettersi di avere a Roma i rifiuti per strada. Credo proprio non si possa fare. Se ci sono ragioni che portano Roma all’emergenza, noi cercheremo di evitarlo in tutti i modi rispettando le norme UE. Dobbiamo evitare che si consolidi a Roma una gestione illegale dei rifiuti, illegale non per la presenza della malavita, ma perché non si fa un’alta percentuale di raccolta differenziata e di recupero”.

Niente è cambiato nel mese di novembre, come negli ultimi quattro anni. I due ministri sono presi nella morsa di scontentare tutti il meno possibile, ed evitano di pronunciare il reale obiettivo richiesto dalla UE e in fin dei conti approvato anche dai tedeschi: nessun rifiuto non trattato deve andare in discarica. Questo obiettivo è difficile da digerire perché presuppone che da qualche parte discariche e inceneritori ci siano, mentre nessuno è disponibile ad accoglierli sul proprio territorio dopo anni che le proteste locali sono state cavalcate quasi da tutti.

Altre dichiarazioni sono ugualmente inconcludenti. Il sindaco Alemanno alla Commissione sul ciclo dei rifiuti al Senato: “decidere il sito post-Malagrotta al massimo entro dicembre … far coincidere il sito provvisorio della discarica con quello definitivo … Roma non è in condizioni di emergenza immediata … operare per avere una proroga di qualche mese a Malagrotta … per altri cinque mesi fino ad aprile 2013 … il sito potrebbe coincidere con i Monti dell’Ortaccio (nella Valle del Galeria poco dopo Malagrotta)”. Queste dichiarazioni sono palesemente un tentativo di allontanare il calice amaro della decisione evitando di prendere impegni.

La “soluzione” estera non è una soluzione ma un ripiego indecente. Non è un problema solo di igiene pubblica, di orari di lavoro, di decoro urbano, di registro dei tumori o altro. È certamente un problema di costi, ma è anche un problema di civiltà.

Grazie ai nostri Sindaci...

Da residente a Roma, ringrazio gli ultimi Sindaci: Rutelli, Veltroni ed Alemanno nonché gli ultimi Presidenti della Provincia e Governatori della Regione.
Bravi!
A partire da chi invece di occuparsi dei rifiuti per tempo (sono 20 anni che sento parlare di Malagrotta) si prodigava per il mai nato Museo della Bambole (acquistate con trattativa diretta...), per la teca dell'Ara Pacis (anche qui, grazie di averci interpellato come cittadini e di aver speso i nostri soldi per un'opera di cui si poteva fare a meno visto che il monumento era protetto e non bisognoso di interventi protettivi urgenti, ah, e grazie per aver chiamato un architetto americano, quelli italiani evidentemente sono tutti incapaci...a partire da Morpurgo) fino agli ultimi arrivati che per il Patto dei Sindaci di Roma chiama Rifkin (perché ci vuole un americano per capire i problemi di Roma)...
Rocca Cencia funziona oppure no?
I sindacalisti promossi?
I cassonetti per la raccolta differenziata strapieni volete svuotarli?

Ci vuole molto a capire che occorre un inceneritore? Termovalorizzatore o come si vuol chiamare?

Soluzione: azzerare quadri e dirigenti e assumere al loro posto quelli provenienti dai 5 Comuni italiani con maggior tasso di raccolta differenziata.
Se poi gli si danno stipendi onesti e non esagerati, il tutto ci costerà meno che non mandare rifiuti in Olanda per i prossimi (quanti?) anni.