FONTI RINNOVABILI
Questo articolo è apparso su Il Foglio del 24 maggio scorso. Lo ripubblichiamo integralmente perché mette in evidenza una notizia che non è stata diffusa adeguatamente dai maggiori mezzi di informazione sebbene illustri meglio di qualsiasi testo specialistico (o forse proprio per questo?) uno dei principali paradossi delle fonti rinnovabili: l’eccesso di produzione di elettricità… quando non serve. Alle considerazioni finali dell’autore, ne aggiungiamo una: nessuno potrà mai rimborsare la Sicilia dei paesaggi distrutti in modo così sconsiderato.
In Copertina: Foto Genova24.it
Com'era cominciata. Era cominciata una quindicina di anni fa con voce entusiasta: poseremo un colossale elettrodotto dalla Tunisia alla Sicilia per importare dal Sahara tanta energia rinnovabile a basso costo.
Com'è finita. È finita una settimana fa con voce dimessa: dovremo posare un colossale elettrodotto da 850 milioni dalla Sicilia alla Tunisia per riuscire a esportare verso il Sahara l'eccesso di energia rinnovabile siciliana.
È questo uno degli effetti delle fonti rinnovabili meteoropatiche di energia, come il vento e il sole, fonti energetiche bellissime e del futuro delle quali spiccano due caratteristiche e due conseguenze. La prima caratteristica è che eolico e fotovoltaico producono dove vogliono e quando vogliono, e non dove e quando serve a noi consumatori; la seconda è che quando producono, cominciano a produrre tutte insieme e smettono tutte insieme. Le due conseguenze. La prima è che le fonti meteoropatiche, le quali costano poco a chi produce perché non bruciano un grammo di combustibile, costano una schioppettata ai consumatori finali per via di tutti i sistemi necessari a far arrivare dove e quando serve quell’elettricità prodotta dove e quando non serve. Gruppi di continuità, accumuli e batterie, mercati della capacità per centrali a gas tenute spente e pronte ad accendersi, elettrodotti e cavi sottomarini, sussidi, reti intelligenti e così via.
Come le arance
La seconda conseguenza è che, quando producono tutte insieme, le fonti rinnovabili meteoropatiche saturano il mercato e buttano a terra i valori dell’elettricità all’ingrosso, più o meno come quando, per l’eccesso di produzione, le partite di arance vengono distrutte con le ruspe a vagonate intere: il bene va sprecato, i produttori hanno una modesta compensazione pubblica per il prodotto distrutto e i consumatori finali continuano a pagare la stessa schioppettata di prima. Sta accadendo in Europa da diversi mesi: quando la produzione meteoropatica corre, per esempio nei giorni animati da vento teso e sole terso, sulle borse elettriche all’ingrosso i chilowattora hanno prezzi zero o addirittura prezzi negativi.
Uno sguardo al passato. Qualcuno ricorderà che una quindicina d’anni fa impazzava il progetto tedesco Desertec. In sostanza: cospargere l’Africa Settentrionale con moduli fotovoltaici, posare elettrodotti di alta tensione con l’Europa e importare l’esuberanza solare sahariana. Fra le linee progettate, il collegamento fra Tunisia e Italia.
Poi è andata al contrario: la Germania ha chiuso il nucleare e gli ha preferito l’eolico e il fotovoltaico, l’Italia ha concentrato gli investimenti rinnovabili dove ci sono più vento e più sole, e il collegamento non sarà più fra Tunisia e Italia bensì fra Italia e Tunisia.
Surplus siciliano
Ecco l’attualità. Il ministero dell’Ambiente ha autorizzato, con decreto del 10 maggio, la posa della linea di alta tensione Elmed tra Italia e Tunisia che sarà realizzata da Terna e Steg (Société Tunisienne de l'Electricité et du Gaz). Il cavo da 600 megawatt posato sul fondo del Canale di Sicilia costerà 850 milioni di euro e sarà lungo 220 chilometri da Castelvetrano (Trapani) a Menzel Temime (Capo Bon).
Quando consuma a tutta forza l’elettricità, compresa l’industria in piena attività e i condizionatori a manetta, l’intera Sicilia può chiedere una potenza non superiore ai 5 mila megawatt. Oggi in Sicilia sono funzionanti centrali elettriche per 10 mila megawatt, di cui quasi 4 mila fra eolico e fotovoltaico. In aggiunta, la Sicilia ha in lista d’attesa progetti per impianti eolici e fotovoltaici per altri 25 mila megawatt. Totale futuro: la Sicilia avrà centrali per 35 mila megawatt, di cui tre quarti centrali meteoropatiche che lavoreranno tutte insieme quando parrà a loro. La capacità di esportare elettricità verso il Continente è circa mille megawatt, cui si aggiungerà il collegamento di alta tensione Tyrrhenian Link da mille megawatt con cui Terna sta collegando la Sicilia con la Sardegna e con la Campania. Dell’investimento per la linea verso la Tunisia, 307 milioni sono stati stanziati dalla Commissione europea. Ora, pensate alle arance distrutte per salvare il mercato, di cui si è scritto prima, e chiedetevi chi pagherà l’altro mezzo miliardo necessario a costruire l’opera.