RISCHIO GEOLOGICO-IDRAULICO
Alluvioni e frane sono una costante endemica del nostro territorio, senza eccezioni. Non esistono infatti aree che ne siano del tutto esenti; i dati presentati di recente dalla Protezione civile (8 comuni su 10 sono ad alto rischio) ne sono la riprova. In parole povere: montagne e colline tendono a franare per la forza di gravità e le piane alluvionali subiranno sempre le alluvioni; il loro stesso nome ne indica l’origine. Innumerevoli sono gli interventi di difesa del suolo già operati (nella Figura 1 quelli del Ministero dell’ambiente per il decennio 1999-2008, finanziati con la legge 180/98); praticamente, tutti i comuni italiani hanno nel cassetto interventi strutturali di difesa del suolo.
Figura 1. Interventi strutturali di difesa del suolo finanziati attraverso la legge 180/98 dal Ministero dell’Ambiente negli anni 1999-2008 (fonte annuario dei dati ambientali di ISPRA).
Tenendo presente che tutto il territorio è a rischio, o geologico (frane) o idraulico (alluvioni), se anche avessimo a disposizione fondi illimitati, non saremmo in grado di metterlo in sicurezza con opere strutturali (ad esempio, muri di sostegno, barriere paramassi, casse di espansione, argini) nella speranza di far fronte a tutte le frane e alluvioni. Neanche- e lo dico provocatoriamente – se si potesse porlo interamente sotto una coltre di cemento, com’è stato fatto a Gibellina vecchia dopo il terremoto del Belìce (vedi Fig. 2).
Figura 2. Lo strato di cemento bianco copre le rovine di Gibellina vecchia riproducendo la mappa del vecchio borgo.
Lo stanziamento di fondi può certamente aiutare la riduzione del danno dovuto al rischio geologico-idraulico; ma il rischio sarà sempre molto elevato in quanto, come detto, è presente dappertutto. In altre parole, se piove molto in una qualsiasi zona d’Italia ci saranno comunque frane e alluvioni, quindi emergenze. La riduzione del danno non sarà mai molto significativa: come svuotare il mare con un cucchiaio.
Bisogna quindi stabilire delle priorità, sia in termini di tipologia di rischio su cui intervenire, sia sulle realtà oggettive da mettere prioritariamente in sicurezza. Il che implica, a monte, delle precise scelte politiche, che lo Stato dovrebbe seriamente considerare.
Tra le priorità bisognerebbe inserire gli altri rischi naturali presenti nel nostro territorio, primo fra tutti quello sismico.
Molti si porranno la domanda: ma la spesa per le emergenze geologico-idrauliche non è molto superiore a quella che risulterebbe se facessimo prevenzione? No, non è vero, perché con la prevenzione il rischio si ridurrebbe di pochissimo visto lo stato del nostro tessuto territoriale, che è così per situazioni oggettive e per gli effetti del nostro sviluppo economico.
C’è da dire inoltre che per ridurre in modo significativo il rischio basterebbe una seria manutenzione: innanzitutto, controllo del territorio, tenere puliti i fossi, svuotare le briglie, ecc.
Tale manutenzione può essere fatta con la spesa corrente delle varie amministrazioni dello Stato (Comuni, Provincie e Regioni, ecc.) e impiegando con funzioni diverse l’abbondante “forza lavoro” presente nelle amministrazioni ai vari livelli (forse non tutti sanno che un piccolo comune di 2000-3000 anime impiega con varie mansioni almeno 30 unità di personale).