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2024-10-07 00:28

Fotovoltaico in Italia: il Rapporto 2023 del GSE

QUEL CHE C'È DA SAPERE

È stato pubblicato il 10 maggio il Rapporto Statistico 2023 sul solare fotovoltaico del GSE che traccia il quadro statistico del settore fotovoltaico in Italia, illustrando la diffusione, le caratteristiche e gli impieghi degli impianti in esercizio sul territorio italiano, aggiornati alla fine del 2023.

Secondo i dati del Rapporto nel 2023 sia il numero di impianti entrati in esercizio in Italia (371.442) sia la corrispettiva potenza complessiva (5.209 MW) costituiscono i valori più elevati osservati negli ultimi 10 anni.

Al 31 dicembre 2023 risultano in esercizio in Italia 1.597.447 impianti fotovoltaici, per una potenza complessiva pari a 30.319 MW, in aumento del 21% rispetto al 2022, mentre la produzione registrata nell’anno è pari a 30.711 GWh (di cui 7.498 GWh autoconsumati) con un aumento rispetto al 2022 pari a +9,2%. Gli impianti di potenza inferiore o uguale a 20 kW costituiscono il 94% del totale in termini di numerosità e il 29% in termini di potenza; la taglia media degli impianti è pari a 19 kW. In termini di numerosità, a fine 2023 gli impianti erano per l’84,9% nel settore residenziale, mentre per potenza installata è il settore industriale che registra la concentrazione maggiore (47,9% pari a 14.530 MW).

Per quanto riguarda la distribuzione geografica della numerosità e della potenza degli impianti, a fine 2023, il Nord è in testa sia per numero di impianti (56% del totale), che per potenza (48% del totale), seguito dal Sud (27% per numero e 34,7% per potenza) e Centro (17% per numero e 17,3% per potenza). Le regioni con il maggior numero di installazioni sono Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Lazio, mentre in termini di potenza installata sono Lombardia, Puglia, Veneto ed Emilia-Romagna.

Il Rapporto distingue due fasi distinte nell’andamento storico della potenza in esercizio installata rispetto alla collocazione dell’impianto a terra / non a terra. Tra il 2009 e il 2013 (fase di espansione del fotovoltaico sostenuta dagli incentivi in Conto Energia) si osserva una crescita sostenuta della percentuale di potenza associata agli impianti a terra, con un picco alle fine del 2011 quando hanno eguagliato la quota di potenza associata alle installazioni non collocate sul suolo. Successivamente al 2013, il ritmo delle installazioni è diminuito per entrambe le tipologie di installazioni, ma in misura maggiore per quelle a terra.

Alla fine del 2023 la potenza fotovoltaica installata a terra ammonta a 9.181 MW (+9,2% rispetto al 2022), pari al 30% del dato complessivo nazionale, mentre la potenza installata non a terra ammonta a i 20.992 MW (+26,2% rispetto al 2022, 69% del totale nazionale). La quota restante, pari ad una potenza complessiva di 147 MW, deriva da impianti agrivoltaici e galleggianti. La superficie occupata dagli impianti fotovoltaici a terra ha raggiunto a fine 2023 i 16.400 ettari, per il 45,5% in Puglia (4.244 ettari), Sicilia (1.681 ettari) e Lazio (1.527 ettari).

Il Rapporto spiega che i fattori che determinano l’installazione degli impianti a terra sono molteplici, tra cui posizione geografica, caratteristiche morfologiche del territorio, condizioni climatiche, disponibilità di aree adatte. Ne consegue che la distribuzione della potenza di tale tipologia risulti piuttosto eterogenea: gli impianti a terra sono maggiormente diffusi nelle regioni meridionali (in particolare Puglia, Basilicata e Molise dove rappresentano la quota maggiore del totale regionale, ma anche Lazio, Sardegna e Sicilia), mentre nelle regioni settentrionali è preponderante la capacità degli impianti non a terra (con valori massimi ben oltre il 90% in Liguria, Lombardia, Valle d’Aosta e nelle province di Trento e Bolzano).

Nucleare si nucleare no

COMUNICATO STAMPA SUL NUCLEARE IN ITALIA (bozza finale, 25/5/24)

Destano forte preoccupazione le parole del neo insediato presidente di Confindustria Emanuele Orsini che propendono decisamente per un ritorno al nucleare in Italia per scongiurare il rischio della deindustrializzazione del Paese. (https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/23/confindustria-il-neo-preside...).

Il Presidente Orsini trascura il potenziale assolutamente fondamentale delle rinnovabili che, lo ricordiamo, sono riuscite per la prima volta nella storia a coprire il 51% della domanda elettrica italiana nello scorso mese di aprile 2024 (https://www.vaielettrico.it/rinnovabili-al-51-in-italia-in-aprile/); tace, inoltre, sul ritardo dei decreti attuativi del Piano Transizione 5.0 che sta causando il congelamento di 4 miliardi di euro per i crediti d’imposta alle imprese e 1,5 miliardi per l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, contribuendo così alla contrazione in atto (-18,9%) della domanda interna di macchine utensili. (https://www.ilsole24ore.com/art/decreti-50-ritardo-cade-mercato-interno-...).

Come Associazione Energia per l'Italia (ExIt) vogliamo ribadire che le rinnovabili sono in crescita esponenziale in tutto il mondo arrivando già a coprire il 30% della domanda elettrica globale, mentre l'industria nucleare è assolutamente in una fase di stallo. Preoccupa che Confindustria e il suo nuovo Presidente non abbiano colto queste tendenze internazionali e nazionali.

I dati delle agenzie Iea e Irena mostrano che ormai sono 8 i paesi del mondo dove le rinnovabili coprono il 100% della domanda di energia elettrica, mentre in altri 40 (di cui 11 in Europa) la quota supera il 50% https://www.independent.co.uk/tech/renewable-energy-solar-nepal-bhutan-i....

Anche in California, un'economia decisamente più grande di quella italiana, le installazioni sempre più ampie di solare, eolico e accumulatori stanno portando il sistema elettrico verso l'autonomia dal fossile. (https://www.gov.ca.gov/2024/04/25/california-achieves-major-clean-energy...).

Risulta quindi evidente l'importanza che anche Confindustria si concentri sulla questione della transizione alle rinnovabili, e non metta in campo improbabili ritorni al nucleare, che comunque non vedrebbero una centrale realizzata prima di almeno 15-20 anni, sempre ammesso che gli italiani accettino, dopo due referendum abrogativi, di voler riaprire questa disgraziata partita energetica. Per non parlare della fusione nucleare, sulla quale Eni fornisce da tempo notizie tanto positive quanto discutibili, col possibile scopo di rallentare la transizione energetica dai combustibili fossili alle energie rinnovabili.

Non abbiamo tempo per aspettare decenni perché la crisi climatica incombe, e soprattutto perché abbiamo già a disposizione tutte le tecnologie necessarie per far funzionare la rete elettrica e l'intero Paese con le sole rinnovabili, come mostrano anche gli studi recentemente pubblicati nel libro "L'urgenza di agire" a cura dell'ing. Marco Giusti, uno dei soci fondatori di ExIt.

Le rinnovabili possono abbattere drasticamente inquinamento ed emissioni, e possono anche far risparmiare le industrie, perché la corrente rinnovabile si può autoprodurre facilmente e costa decisamente meno di quella prodotta con le fonti fossili, per non parlare del costosissimo nucleare, che può essere sostenuto soltanto dai governi, come dimostra l'esperienza molto pesante della Francia, che ha dovuto rinazionalizzare il settore elettrico a causa dei costi insostenibili per gli operatori privati. (https://energiaoltre.it/edf-dopo-la-nazionalizzazione-oggi-la-compagnia-...).

Invitiamo pertanto il Presidente Orsini a prestare maggiore ascolto alla voce della scienza, che chiede di agire con urgenza per la transizione alle rinnovabili, soprattutto in un Paese come il nostro che dispone di enormi e sottoutilizzate risorse di vento e sole, e che non ha nemmeno una miniera di uranio.

Bologna 25/5/2024, Associazione Energia per l'Italia, per contatti Vittorio Marletto, vitt58@gmail.com