QUEL CHE C'È DA SAPERE
La dipendenza dalle importazioni dell’UE per quanto riguarda petrolio greggio e prodotti petroliferi è salita al nuovo record del 97,7% nel 2022, un significativo aumento arrivato dopo il calo della dipendenza dalle importazioni nel 2021 al 91,6%. Lo comunica Eurostat in una nota del 15 aprile.
L’aumento registrato nel 2022 è il risultato di un aumento delle importazioni nette (+9,5%), generato a sua volta dall’aumento del 4,9% delle importazioni, dal calo dell’1,7% delle esportazioni, dall’aumento del 2,8% dell’energia disponibile lorda e da un accumulo di scorte pari a 8,3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep). Questo accumulo ha in parte contribuito a colmare le scorte consumate nel 2021, quando è stato registrato il maggiore utilizzo annuo degli stoccaggi (20,2 Mtep). Anche la dipendenza dal petrolio greggio importato, bene primario essenziale per l’industria petrolchimica e la produzione di carburanti per i trasporti, è aumentata nel 2022, raggiungendo il 97,6%.
L’aumento della dipendenza dalle importazioni ha coinciso con notevoli cambiamenti nelle origini delle importazioni. Nel 2022, le importazioni di petrolio e prodotti petroliferi dalla Russia sono diminuite di 24,57 milioni di tonnellate, a seguito delle misure del piano REPowerEU. Questa diminuzione è stata compensata dall’aumento delle importazioni dall’Arabia Saudita, dagli Stati Uniti e dalla Norvegia.
Per quanto riguarda la produzione di petrolio greggio nell’UE, nel 2022 si continua a registrare una diminuzione (iniziata dopo il 2004 quando raggiunse il picco di 41,8 milioni di tonnellate - Mt) che tocca il minimo storico a 16,3 Mt (in calo del 7,4% rispetto al 2021 e del 61% rispetto al dato record 2004). I principali produttori di petrolio dell’UE nel 2022 sono stati l’Italia (4,5 Mt), la Danimarca (3,2 Mt) e la Romania (3,0 Mt). Rispetto al 2021, la produzione è diminuita in tutti e 3 i paesi: Italia (-8%), Danimarca (-2%) e Romania (-6%).