QUEL CHE C'È DA SAPERE
È stato pubblicato a marzo il nuovo “Global Methane Tracker 2024”, il rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia (International Energy Agency, IEA) che fornisce le ultime stime della IEA sulle emissioni di metano e fornisce un quadro dei costi, delle opportunità, nonché degli attuali impegni e politiche per ridurre queste emissioni. Questa edizione include, per la prima volta un’analisi degli investimenti necessari per ottenere riduzioni delle emissioni e le potenziali entrate derivanti da queste misure.
Secondo le stime dell’Agenzia, la produzione e l’uso di combustibili fossili hanno comportato quasi 120 milioni di tonnellate (Mt) di emissioni di metano nel 2023 (in leggero aumento rispetto al 2022), mentre ulteriori 10 Mt provenivano dalla bioenergia, in gran parte derivante dall’uso tradizionale della biomassa. Il livello delle emissioni è rimasto più o meno invariato dal 2019, quando hanno raggiunto un livello record, mentre l’intensità media della produzione di metano a livello globale, dato che l’offerta di combustibili fossili ha continuato ad espandersi, è diminuita marginalmente durante questo periodo.
Quasi due terzi (80 Mt) del totale delle emissioni di metano legate ai combustibili fossili nel 2023 provenivano da paesi che sono tra i primi 10 emettitori di metano a livello globale. Gli Stati Uniti sono i maggiori responsabili delle emissioni di metano dalle operazioni di estrazione di petrolio e gas, seguiti da vicino dalla Russia, mentre la Cina è di gran lunga il maggiore emettitore di metano nel settore del carbone.
L’IEA ha stimato che se tutti gli impegni presi dai singoli paesi, dalle aziende e quelli della COP28 fossero attuati in pieno e in tempo, le emissioni di metano da combustibili fossili diminuirebbero di circa il 50% entro il 2030. Un traguardo che è però inferiore alla riduzione del 75% che servirebbe per rispettare gli obiettivi climatici al 2030.