PIANO RIFIUTI TOSCANA
Prosegue la formazione del piano rifiuti Toscano con il dogma del “senza fiamma” e non si intravedono ancora soluzioni certe e convincenti. Anche le informazioni sulle tecnologie degli impianti proposti lasciano molto a desiderare. L’autore elenca domande che meriterebbero risposte sensate. Riceveremo risposte pubbliche?
Foto di Copertina: peccioli.net
Come avevamo scritto nel marzo 2022 nell’articolo “Quell’Oscuro Oggetto del Piano Toscano”, la regione Toscana ha deciso di rivedere la propria pianificazione sui rifiuti con un bando ad evidenza pubblica rivolto agli operatori del settore che dovevano presentare proposte impiantistiche a completamento del ciclo, escludendo tuttavia i termovalorizzatori.
La scelta di escludere nuovi termovalorizzatori è di carattere ideologico-politico, non ha motivazioni tecniche ambientali e non è conforme alle Direttive comunitarie. Come ci si poteva aspettare e come avevamo previsto, un bando impostato su queste basi ha indotto le imprese del settore a cercare per mare e per terra soluzioni alternative ed innovative che potessero essere appetibili al gusto e alle aspettative che la politica richiedeva. I progetti presentati dagli operatori del settore a seguito del bando sono una quarantina; tra i più importanti presentati, quello di Alia ad Empoli, ed ora quello di Belvedere a Peccioli.
Impianto di Empoli? Congelato!
Alia, l’azienda di gestione dei rifiuti di Firenze, Prato e Pistoia ha presentato il progetto di un impianto chimico, da localizzare ad Empoli, che doveva processare 256.000 tonnellate all’anno di rifiuti (circa 850 T/g) non riciclabili per la produzione di metanolo e idrogeno. L’impianto doveva basarsi sulla tecnologia di conversione chimica di MyRechemical/ Marie Tecnimont che consentirebbe di recuperare i rifiuti che non possono essere riciclati meccanicamente quali i rifiuti secchi indifferenziabili (Combustibile Solido Secondario – CSS).
Il sito individuato da Alia non aveva mai ospitato impianti di gestione dei rifiuti e, dopo la presentazione in sede locale, sono state forti le proteste dei cittadini che subito si sono organizzati in comitati. A seguito di tali proteste, il Sindaco di Empoli ha tolto il proprio appoggio all’iniziativa e anche gli amministratori regionali hanno fatto marcia indietro: la proposta per ora è stata archiviata, congelata.
A Peccioli, molti interrogativi aperti
Da pochi giorni si è tenuta anche la presentazione dell’impianto di ossicombustione senza fiamma di Peccioli, di cui molto ha parlato la stampa locale e regionale. Il sito è quello di un’importante discarica, attiva da oltre 40 anni, che ospita anche altri impianti per la gestione dei rifiuti.
Il nuovo impianto verrà collocato nello stesso sito della discarica e avrà una capacità annua di 177.000 tonnellate all’anno (circa 600 T/g). Si tratta di un impianto di incenerimento il cui comburente è ossigeno, e non aria, e che lavora con una camera di combustione pressurizzata.
Tale processo di trattamento è già stato descritto da l’Astrolabio in ”Con o Senza Fiamma: È Pur Sempre Combustione” .
Rispetto ai termovalorizzatori tradizionali, secondo la stampa locale, questo impianto non avrebbe un camino, perché non emette fumi, non produce sostanze dannose, le scorie sono descritte come palline di vetro da riutilizzare. Sul sito di Belvedere Spa, società proponente, e su quello di Itea Spa, società costruttrice, non sono ancora presenti informazioni specifiche sul progetto.
Durante la presentazione del progetto, cui ha partecipato l’Assessore regionale all’Ambiente ma non il Presidente della Giunta, seppure annunciato, è emerso che Itea Spa possiede, in Puglia, un impianto pilota che viene attualmente utilizzato per testare la combustione di diverse tipologie di rifiuto. Nella presentazione, non sono stati riportati gli esiti di tale sperimentazione ma, di sicuro, poiché trattasi di impianto sperimentale, lo stesso sarà coperto da regolare autorizzazione e Arpa Puglia avrà effettuato i necessari monitoraggi e controlli. Sarà interessante valutarli.
La stampa ha anche riferito che l’impianto sarebbe coperto da 8 distinte BAT ma, in proposito, non vengono dati elementi di dettaglio. Per quanto ad oggi sappiamo, sicuramente una delle BAT di riferimento, è quella relativa agli impianti di incenerimento con recupero di energia: Best Available Techniques (BAT) Reference Document for Waste Incineration, 2019. Infatti, le performance emissive di questi impianti non sarebbero sostanzialmente dissimili da quelle degli inceneritori ma mancano evidenze robuste.
Nel documento si parla di ossicombustione pressurizzata senza fiamma, anche se in maniera stringata, a pagina 513 e 514. In sede di formazione delle BAT tale tecnologia è stata spinta dall’Italia. Contrariamente a quanto riportato dalla stampa dopo la presentazione del progetto di Peccioli anche questi impianti, secondo quanto descritto nella BAT a pag. 514, hanno emissioni in atmosfera. Va tuttavia rilevato che tali impianti cosiddetti “emergenti” sono regolamentati dal Codice Ambientale in maniera meno restrittiva rispetto agli impianti di termovalorizzazione tradizionali in quanto possono più facilmente accedere a deroghe. Mentre per gli impianti tradizionali i limiti alle emissioni sono ben definiti, per l’ossicombustione tali limiti sono demandati all’Autorità Ambientale in sede di rilascio dell’autorizzazione.
Quando il progetto verrà reso pubblico con maggiori particolari si potrà fare una disamina più puntuale. Tuttavia, già oggi alcune questioni rimangono aperte e meriterebbero riflessione e risposte adeguate:
1) Quali sono gli esiti della sperimentazione effettuata in Puglia?
2) Perché da scala sperimentale si passa subito a scala industriale su due linee senza certezza della loro efficienza a scala industriale?
3) La realizzazione e gestione di un impianto così importante, inevitabilmente, avrà effetti sulla tariffa. Perché si sceglie di addossare ai cittadini contribuenti l’onere di una macchina che nessuno ha ancora mai realizzato e collaudato anziché usare tecnologie mature già presenti in tutta Europa?
4) Perché la Regione rinuncia, di fatto, alle proprie prerogative di pianificazione? Trattasi di liberismo sfrenato o è paura di scegliere?
5) Il gap impiantistico da colmare in Toscana per completare il ciclo dei rifiuti è, secondo Cispel, di 800.000 ton cui si aggiunge una quota considerevole di fanghi di depurazione. Siamo certi che sia prudente affidarci prevalentemente a tecnologie sperimentali che, oltre tutto, nel caso di Empoli non trovano nemmeno il favore della cittadinanza?
6) Siamo certi che il bilancio energetico di queste tecnologie, che usano rifiuti da pretrattare e non il tal quale, sia conforme agli obiettivi di riduzione della CO2 e migliorino le performance ambientali in generale?
7) Cosa ne pensano Ispra e Arpat che dovranno valutare, autorizzare e controllare questi impianti?
E la nuova pista di Peretola?
Nel frattempo, a distanza di 3 anni dall’insediamento della nuova Giunta, poco o nulla è stato fatto, vige sempre il vecchio Piano e il nuovo non è ancora stato approvato. Se, nella scorsa legislatura, non si fosse barattato il termovalorizzatore di Case Passerini con la nuova pista di Peretola, oggi avremmo un ambiente più pulito, spenderemmo meno e non avremmo incertezze su un servizio essenziale qual è quello dei rifiuti.
E poi, la nuova pista di Peretola ancora non è stata fatta…