Oggi:

2024-05-18 11:33

L’Europa e la Miniera di Pandora

COLONIALISMO CLIMATICO

di: 
Giovanni Brussato

L’attivismo europeo per procurare il litio all’industria verde tra il tentativo (tardivo) di competere con la Cina e la necessità di smarcarsi dal passato colonialista. Con qualche imbarazzo, visto che le popolazioni europee, di miniere sul proprio territorio, non vogliono sentir parlare.

Foto di Copertina: Immagine da Avatar, regia di James Cameron, 2009

Il vento e il sole generano energia pulita per il nostro Pianeta grazie alle tecnologie sviluppate negli ultimi 50 anni. Ma questa energia pulita è intermittente e va immagazzinata quando c’è. L’unobtainium è un cristallo ferroso che potrebbe risolvere i gravi problemi energetici della Terra. C’è un solo problema: i giacimenti del minerale sono su Pandora, un pianeta ricoperto da foreste pluviali, con una lussureggiante flora ed una fauna primordiale. Abitato da una popolazione indigena, i Na'vi, che vive in simbiosi con l’ambiente che li circonda.

 

Il film e la realtà

Il lettore attento avrà riconosciuto la trama del film di maggior incasso della storia: Avatar.

Dove una compagnia mineraria terrestre, la Resources Development Administration, si installa sul pianeta, per sfruttare i suoi giacimenti di unobtanium, minerale fondamentale per produrre energia, visto che le risorse naturali del pianeta Terra sono ormai in fase di esaurimento. Da questa storia deve aver tratto ispirazione anche il governatore della provincia argentina di Jujuy, Gerardo Morales, quando si è visto arrivare proprio il regista di Avatar, James Cameron, per visitare l’impianto solare di Cauchari nel Salar de Jujuy.

Quale miglior testimonial per l’industria del litio? E così il Governatore si è affrettato a ringraziare il prestigioso ospite ricordando che la provincia stava cercando di "trasformare la matrice energetica" attraverso progetti come la centrale solare e "l'estrazione del litio". Peccato che la stessa idea l’abbiano avuta anche i rappresentanti delle comunità indigene che hanno chiesto il sostegno del regista associando il Salar de Jujuy a Pandora, anch’esso sotto la minaccia dell'avidità dell'industria mineraria, e loro stessi ai Na'vi, gli abitanti che combattono contro i minatori colonizzatori.

E siccome il diavolo fa le pentole ma non i coperchi in quegli stessi giorni si trovava, ospite del presidente argentino Alberto Fernández anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, arrivata a Buenos Aires per rafforzare la cooperazione sulle “materie prime sostenibili” e firmare un memorandum d'intesa proprio sul litio che “è molto importante perché è cruciale per le tecnologie energetiche pulite". Per quanto Bruxelles stia lentamente cambiando le sue tattiche, proponendosi come un partner per lo sviluppo, piuttosto che come un estrattore neocoloniale, ancora non riesce a cancellare gli echi della corsa alle materie prime che ha guidato l'imperialismo europeo nei secoli scorsi.

Anche in considerazione del fatto che in Europa il litio c’è. Certo, non con riserve paragonabili a quelle argentine, ma nessuno vuole che venga estratto. Dalla miniera di Caceres in Spagna a quella di Mina do Barroso nel nord del Portogallo a Jadar, in Serbia, la più grande miniera di litio d'Europa, la cui concessione è stata revocata al gigante minerario anglo-australiano Rio Tinto per le proteste degli abitanti, tutti vogliono costruire una Gigafactory ma nessuno vuole la miniera che la alimenta.

 

La povertà.

Negli stessi giorni della visita di Cameron e della Presidente della Commissione europea, la cinese Ganfeng Lithium, il più grande produttore mondiale di litio - nell’immaginario delle popolazioni locali la compagnia mineraria terrestre di Avatar- ha annunciato l’inizio della produzione di carbonato di litio della sua miniera di Cauchari-Olaroz proprio nel Salar de Jujuy. La miniera produrrà 40.000 tonnellate di carbonato di litio all'anno destinate ad aumentare con l’avvio della seconda fase della coltivazione.

L'Argentina ha recentemente aderito alla Belt & Road Initiative, rafforzando la sua apertura agli investimenti e dando alla Cina un ruolo nella produzione nazionale di tecnologie per le energie rinnovabili. Ganfeng Lithium ha firmato un memorandum d'intesa con la provincia di Jujuy ed acquisterà il gruppo minerario argentino Lithea per 962 milioni di dollari, acquisendo i diritti per produrre carbonato di litio dalle salamoie di Pozuelos-Pastos Grandes.

Questi solo alcuni dei progetti in sviluppo tra le società cinesi come Ganfeng Lithium o Zijin Mining ed il governo argentino: è recente la visita a Pechino del ministro dell’Economia per definire nuove iniziative che sviluppino le infrastrutture, la produzione di energia e l’industria mineraria. Con l’inflazione vicina al 110% e quasi la metà della popolazione al di sotto della soglia di povertà, con il paese in preda ad una catastrofe sociale e mentre l’FMI sta negoziando gli aiuti, è normale che il governo del paese si rivolga a Pechino.

La sensazione è che l’intervento di Ursula von der Leyen sia quantomeno tardivo. L'Europa deve offrire ai paesi esportatori di risorse proposte meno coercitive e più comprensive per competere con la Cina poiché non ha la capacità di Pechino di offrire le infrastrutture sovvenzionate dal Partito Comunista Cinese e deve affidarsi principalmente alle leggi sul commercio che sono più lente e meno efficaci dei metodi utilizzati dalle potenze coloniali nei secoli scorsi. Il cambio di passo, da cliente di materie prime a partner strategico, è senz’altro importante, ma è evidente che l’attrattività dell’accesso al mercato dell'UE non è più sufficiente e la strada da fare per superare Pechino è ancora lunga.

 

Il colonialismo climatico

Quello che è cambiato, rispetto al periodo coloniale, è lo sviluppo delle moderne infrastrutture energetiche che ha ampliato l'approvvigionamento energetico disponibile per l'umanità di almeno 100 volte. Che ha consentito, negli ultimi 300 anni, l'emergere del mondo moderno, manifestatosi economicamente attraverso il calo del prezzo reale dei materiali ad alta intensità energetica e del trasporto a lunga distanza. Prima, infatti, sarebbe stato impossibile estrarre il litio in Argentina per fare le batterie per le auto ecologiche in Europa o in Cina: i dati storici sul costo del trasporto a lunga distanza del 17° secolo ci ricordano che solo seta, spezie, avorio e pochi altri beni di lusso venivano trasportati attraverso i continenti.

L’elefante nella stanza risiede nella consapevolezza che ciò è stato possibile solo grazie ai combustibili fossili che hanno consentito la creazione del mondo moderno e la costruzione dei moderni mezzi di estrazione e trasporto: il ferro e l'acciaio rimasero costosi fino al 19° secolo, i semplici chiodi richiedevano uno sforzo energetico tale da considerarli una risorsa strategica.

Il compito che rimane agli attuali colonialisti climatici è quello di costruire un mondo che arrivi a zero emissioni senza che le spezie tornino ad essere un lusso o ci si riduca al commercio delle sete più costose o, peggio ancora, che i chiodi tornino un bene conteso, prendendo atto che le materie prime sono parte integrante del capitalismo globale, non una sua aberrazione.