IL CATALOGO DEI SAD
Snebbiamoci. Facciamo un po’ di chiarezza sul Catalogo dei Sussidi Ambientalmente Dannosi, un catalogo del Ministero dell’Ambiente che dovrebbe servire a orientare le politiche e che, invece, serve da alibi agli ecovandali. Giliberto, firma storica del Sole 24 ore e autorevole giornalista ambientale, espone ai lettori dell’Astrolabio dati e considerazioni che rimettono la materia dei sussidi nel verso giusto e svelano una amara verità: rinunciare ai fossili per difendere l’ambiente non è gratis ma costa carissimo ai cittadini.
In copertina: Immagine da “The prestige” di Christopher Nolan, 2006
Snebbiamoci. Certo, sì; i “sussidi ai fossili” esistono. Ma non sono quelli di cui si parla. In realtà benzina, gasolio e gli altri “fossili” non sono sussidiati, ma proprio zero via zero; al contrario sono bastonati da penalizzazioni e disincentivi. Per fortuna, non ci sono soldi pubblici pagati dallo Stato alle compagnie petrolifere: al contrario, questi “sussidi” sono soldi pagati dai consumatori (non dallo Stato) allo Stato (non alle compagnie). Il fatto è che purtroppo gli idrocarburi - cioè benzina, gasolio, cherosene, olio combustibile e gli altri – sono ancora così competitivi che riescono a essere convenienti perfino quando li si tassa e tartassa.
Non basta ancora. Per la tutela dell’ambiente e del clima i combustibili fossili devono essere ancora più disincentivati, togliendo loro ogni vantaggio che tuttora conservano.
Per difendere l’ambiente e il clima bisogna essere consapevoli che la transizione energetica ed ecologica – irrinunciabile, è già in corso – costerà moltissimo soprattutto al ceto medio e medio basso, cioè a operai e impiegati.
Sintesi iniziale
Per rendere meno competitivi i combustibili fossili servono penalizzazioni molto più pesanti.
Mentre gli incentivi ambientalmente favorevoli in genere sono proprio sussidi, cioè sono in gran parte soldi pagati dai cittadini nelle tasche di chi attua comportamenti virtuosi, al contrario l'elenco dei cosiddetti “sussidi ai fossili” raccoglie quasi esclusivamente disincentivi e penalizzazioni contro i fossili.
Cioè (ripetizione) i cosiddetti “sussidi ai fossili” sono quasi esclusivamente soldi pagati allo Stato dai consumatori che usano energia fossile.
I sussidi ai fossili, quelli veri
Come è ovvio, esiste qualche incentivo che va alle energie di origine minerale. Per esempio, c'era un incentivo per la metanizzazione. Era un sussidio indiretto perché non erano soldi pagati alle compagnie petrolifere; però l’aiuto finanziava la posa dei tubi per far arrivare il metano alle case.
Oggi rimangono alcuni aiuti minori diretti alle compagnie petrolifere. Per esempio, i giacimenti minuscoli oppure la primissima parte degli idrocarburi estratti dai giacimenti maggiori non pagano allo Stato le royalty, pari a una cinquantina di milioni l’anno, cifra in calo da anni.
Poi c’è un’esenzione fiscale per gli autoconsumi interni dei giacimenti di gas, 300mila euro l’anno.
Ci sono alcune voci dell’incentivo Cip6; ma, attenzione, il Cip6 che dà soldi ai fossili è tra gli incentivi favorevoli all’ambiente, non fra quelli dannosi.
Il problema
Il problema iniziale è serio, è serissimo.
Si fatica a lasciare i carburanti e combustibili fossili – metano, petrolio, carbone – perché nonostante gli svantaggi ambientali gli idrocarburi hanno tali densità energetica, praticità d'uso, disponibilità che quando sono bruciati nei motori su ruote, su ali o su scafi rimangono ancora la fonte d'energia più competitiva.
Per i motori che viaggiano, gli idrocarburi sono la fonte di energia più competitiva a dispetto del loro impatto ambientale rilevante.
E questa competitività di tutti gli idrocarburi, compreso l’orribile carbone e l’impalpabile metano, diventa ancora più marcata soprattutto per gli idrocarburi liquidi, in assoluto i più facili da stoccare, conservare, trasportare, usare.
Nei motori in movimento (su ruote, ali o scafi) gli idrocarburi liquidi come l’olio combustibile, il cherosene avio, il gasolio e la benzina sono di gran lunga le fonti energetiche oggi più efficienti.
E sono più efficienti nonostante l'inefficienza dei motori stupidissimi che li usano, nonostante la pericolosità di conservare e usare sostante così infiammabili e a volte esplosive, nonostante l'impatto ambientale di questi prodotti inquinanti in caso di perdita nell’ambiente. E nonostante l’impatto ambientale dei loro fumi quando gli idrocarburi fossili vengono bruciati, con l’inquinamento in prossimità e con le emissioni accusate di scaldare il clima del pianeta.
(Il motore elettrico è l’esatto contrario. Strepitoso il motore, inadeguato il serbatoio. Il motore elettrico non ha paragoni di competitività quando è alimentato direttamente dalla rete: compressori, treni, frese, pompe di calore, telai, filobus, torni, frigoriferi, tram, presse, lavatrici. Però perde gran parte del suo vantaggio quando viene alimentato con elettricità fornita non dalla rete bensì dalle batterie oggi disponibili. Si spera che le nuove tecnologie di accumulo riescano presto a superare questo svantaggio).
Penalizzazioni e disincentivi
Ciò è un problema grave per noi e per l’ambiente. Gli idrocarburi liquidi sono così competitivi che riescono a essere convenienti perfino quando li si tartassa di disincentivi e penalizzazioni.
Questi materiali subiscono penalizzazioni normative e fiscali lungo tutta la catena del loro utilizzo, prima ancora di essere estratti, a partire dalla ricerca dei giacimenti alla quale sono imposti canoni e pagamenti di concessioni; poi gravano le royalty al momento dell'estrazione.
Il disincentivo più pesante contro i fossili però alla fine del ciclo, cioè al momento di usarli e consumarli.
Al 17 aprile 2023, su mille litri di gasolio la penalizzazione era 617,4 di accisa e 318,55 euro di Iva, cioè 935,95 euro per mille litri (93,6 centesimi al litro), contro il prezzo industriale di 830,54 euro nel quale sono contenuti anche i costi e le tasse delle fasi precedenti della filiera.
In altre parole, a 830,54 euro di costo industriale (tasse precedenti comprese), per mille litri di gasolio vanno aggiunti 935,95 euro di penalizzazione, cioè un ricarico del 112,7%.
Alla benzina va peggio con una penalizzazione di 1.068,44 euro, pari al 130,7% sul prezzo.
Una carbon tax pesantissima
Cioè la carbon tax attuale che disincentiva i carburanti fossili è molte, molte, moltemoltemoltemolte volte più alta rispetto alle esternalità prodotte da quei fossili.
A titolo di esempio, il Fondo monetario internazionale stima le esternalità della CO2 in 76 dollari la tonnellata, il disincentivo italiano contro i carburanti è fra gli 800 e i 1.000 euro per 1.000 litri.
Serve un disincentivo molto più pesante
In altre parole, la competitività degli idrocarburi liquidi è così forte che non riesce a spostarne l’uso nemmeno una pazzesca penalizzazione che supera il 100%.
Per riuscire a spostare l’uso dei fossili serve un disincentivo davvero molto più forte rispetto alle penalizzazioni attuali, pesantissime ma ancora insufficienti a farne scomparire la comodità d’uso.
Per esempio: benzina, gasolio e altri fossili devono costare 5 euro al litro, oppure 10 euro al litro.
L’ipocrisia dei Sad
Non è facile dire: i combustibili fossili devono costare tre o cinque volte di più. Le vittime di questa penalizzazione indispensabile per salvare l’ambiente sarebbero soprattutto i poveri e la classe mediobassa, operai, impiegati.
Allora per giustificare questa ingiustizia sociale è stata introdotta la formula ipocrita dei “sussidi ai fossili”.
Ogni 3 o 4 anni il ministero dell’Ambiente aggiorna un bizzarro catalogo che elenca gli incentivi e gli aiuti attribuendo loro un effetto ambientale. Questi aiuti sono divisi fra i sussidi ambientalmente favorevoli (Saf) e i sussidi ambientalmente dannosi (Sad). Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, ha assicurato che è in arrivo la versione aggiornata 2023.
Il catalogo dei Sad e dei Saf è un elenco lunghissimo, una collezione di problemi e di stimoli, una lenzuolata di ottime idee e di pessime idee. Pensato come strumento utile a indirizzare le politiche ambientali, si è trasformato nel foglietto illustrativo destinato ai gastritici e fegatosi dei “sussidi ai fossili”.
La bizzarria del catalogo, peraltro fonte di considerazioni utilissime alle politiche ambientali, sta in molti aspetti che nascono non dalla consapevolezza degli scienziati dell’ambiente bensì dalla spinta moralizzatrice dello Stato Etico.
E ciò sviluppa contraddizioni.
Un esempio. Gli scienziati dell’ambiente sanno che per decarbonizzare l’economia e per ridurre le emissioni bisogna spostare le famiglie dal consumo di energie fossili (la caldaia a metano e l’auto a gasolio) verso i consumi elettrici (la pompa di calore e la spina per ricaricare l’auto elettrica).
Ma lo Stato Etico dice che il popolo deve consumare meno. E di conseguenza fra i cattivi Sad che danneggiano l’ambiente il catalogo elenca proprio il fatto che una parte dei consumi elettrici delle famiglie non è obbligata a pagare una particolare accisa (“Esenzione dall’accisa sull’energia elettrica impiegata nelle abitazioni di residenza con potenza fino a 3 kW fino a 150 kWh di consumo mensile”).
Sottende il catalogo dello Stato Etico: vergogna, le famiglie devono pagare la corrente altri 580 milioni di euro in più l’anno.
Similmente tutte le tasse disincentivanti sono state classificate tra i sussidi incentivanti.
Chiamare sussidio una tassa
Le differenze di tributi, più severi per alcune categorie di persone, è all’origine di questa definizione di “sussidi ai fossili”.
Gran parte di questi “sussidi” sono tasse. Sono disincentivi. Sono penalizzazioni.
Questi gravami fiscali sono più pesanti per alcune categorie di consumatori.
È il caso della differenza fra il gasolio pagato dalle famiglie, più tassato rispetto a quello acquistato dai camion o dalle macchine agricole e dei pescherecci. Le famiglie sono penalizzate rispetto a pescatori, contadini, camionisti e altre categorie definite “sussidiate”.
Un altro esempio. Il fatto che chi usa la benzina paghi accise più alte rispetto alle accise che disincentivano chi usa il gasolio è definito non “penalizzazione più severa sulla benzina” bensì “sussidio al gasolio”. Anzi, “ai petrolieri”.
Sintesi finale
I cosiddetti “sussidi ai fossili” sono quasi esclusivamente soldi in più pagati dai consumatori allo Stato, non dallo Stato alle compagnie petrolifere.
Per rendere meno competitivi i combustibili fossili servono penalizzazioni molto più pesanti. Quelle di oggi, pur pesantissime, non sono sufficienti. Per difendere l’ambiente sono necessarie tasse molto molto molto più pesanti sui carburanti. Per difendere l’ambiente serve il coraggio di dirlo, di farlo sapere in modo trasparente e soprattutto serve il coraggio per farlo.