Oggi:

2024-03-28 21:08

Da Rifiuti e Scarti, un Vettore Energetico Decarbonizzato

BIOMETANO

di: 
Giuseppe Perrone

L’autore, presidente di Enibioch4in è intervenuto nella II sessione della Conferenza per l’efficienza energetica per illustrare il ruolo di primo piano del biogas nella strategia Eni per la decarbonizzazione. La società Enibioch4in opera con 22 impianti di produzione di biogas acquisiti recentemente e sui quali si stanno realizzando investimenti per massimizzare la produzione di biometano, un vettore energetico che può contribuire alla transizione ecologica alimentando anche i mezzi pesanti.

La molecola del biometano è in grado di abbassare le emissioni di CO2 del 25%, degli ossidi di azoto del 50%, non genera particolato e non dà luogo a composti tossici e cancerogeni. Secondo l’IPCC, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, una buona parte delle emissioni di CO2, circa un quarto, è originata da sostanze che si trovano sul territorio.

Il biometano è generato proprio dalla digestione anaerobica di queste sostanze organiche come, ad esempio, la frazione umida dei rifiuti solidi urbani, gli scarti agricoli, dalle foreste o dagli allevamenti. Tutti materiali facilmente reperibili e che si degradano rimanendo sul territorio.  Pertanto, è facile capire come la produzione di biogas possa essere sostenibile, perché si recupera ciò che in natura viene scartato. Una volta purificato e diventato biometano, è immesso nella rete delle stazioni di servizio, contribuendo alla decarbonizzazione dei trasporti.

Con il metodo di calcolo LCA (Life Cycle Assessment), che è un'analisi globale delle emissioni del processo di produzione, di utilizzo e di smaltimento di un'autovettura, il biometano è considerato, a livello di emissioni, alla stregua dell'idrogeno e dell'elettrico.

Alcuni test sono stati realizzati anche dalle case automobilistiche, e hanno dimostrato che una vettura alimentata a biometano, se il biometano è prodotto da deiezioni di allevamento, assorbe la CO2“come se fosse un albero”.

Pertanto, è chiaro perché si sia voluto puntare, con il PNIEC, sul biometano per raggiungere il target di riduzione delle emissioni, come alternativa tra tutti i vari tipi di alimentazione dei trasporti. E, ancora di più, nel PNRR, alla missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, sono stati investiti quasi 2 miliardi e, nel nuovo decreto ministeriale, è stato esteso l’utilizzo del biometano, applicato non solo al settore dei trasporti ma anche ad altri usi, tra i quali quelli industriali.

Inoltre, Eni ha identificato il biometano quale strumento per la decarbonizzazione il cui ciclo si realizza tutto in Italia. Nel nostro Paese, sono oggi attivi 1500 impianti che producono biogas e ciò, anche a fronte della situazione geopolitica, contribuisce alla sicurezza energetica per una quota non trascurabile.

Attraverso la società Enibioch4in, Eni si pone come partner sia per l’utilizzo che per la produzione, e anche per la vendita nel lungo periodo: il biometano può contribuire alla riduzione delle emissioni in particolare del trasporto pesante, compreso quello marittimo e le flotte, utilizzando le infrastrutture esistenti dedicate al GNL, senza quindi la necessità di investimenti addizionali.

Per Eni, il biometano è un’area di business strategica che permette di contribuire alla strategia di decarbonizzazione, con un nuovo ed importante elemento di concretezza, in un percorso di completo abbattimento delle emissioni dei processi industriali e dei prodotti, al 2050. In questo modo, si alimenta una rapida crescita delle produzioni rinnovabili, al fine di mettere a disposizione dei clienti una quota crescente di prodotti green e bio (biocarburanti liquidi e bio-metano) che si integra con l’incremento delle stazioni di servizio che erogheranno CNG e GNL sulla rete italiana.

Eni ha, inoltre, posto le basi per diventare il primo produttore di bio-metano in Italia acquisendo la società FRI-EL Biogas Holding, leader italiana nel settore della produzione di biogas, che possiede impianti per la generazione di energia elettrica da biogas e un impianto per il trattamento della FORSU - la frazione organica dei rifiuti solidi urbani - che Eni ha voluto convertire alla produzione di biometano, con l’obiettivo di immettere in rete, a regime, oltre 50 milioni di metri cubi annuali.