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2024-09-08 04:33

La Guerra Ideologica al Gas ha Portato… Più Carbone!

EUROPEAN GREEN DEAL

di: 
Marta Bucci

Senza sostenibilità economica, gli obiettivi ambientali della transizione energetica sono destinati a fallire. Intervenendo nella prima sessione della XIV Conferenza per l’efficienza Energetica, l’autrice, direttore generale di Proxigas, ha tracciato una lucida analisi degli errori compiuti nell’impostazione delle politiche climatiche europee.

L’eccezionalità della situazione attuale e la rilevanza della crisi energetica che da mesi stiamo affrontando impongono una riflessione più ampia su come re-impostare il percorso di transizione ecologica garantendo lo sviluppo del nostro sistema economico-sociale.

Il conflitto tra Russia e Ucraina ha, infatti, solo aggravato una situazione che, già alla fine del 2021, aveva evidenziato le fragilità del sistema energetico del nostro Paese e dell’Europa intera, mettendo in luce gli errori commessi negli ultimi anni.

Le politiche energetiche sono state infatti focalizzate solo sulla sostenibilità ambientale dando per scontata la garanzia di poter sempre disporre di risorse energetiche ‘tradizionali’ in abbondanza e a prezzi competitivi, soprattutto senza investimenti a supporto. Al tempo stesso è stata sottovalutata la complessità del percorso di transizione energetica che è stato delineato trascurando la variabilità e le incertezze sulle relative tempistiche attuative, fattori che il sistema non era preparato a gestire.

L’esito di tali errori di valutazione è oggi evidente. A livello mondiale le emissioni globali di CO2 procapite sono tornate ai livelli pre-pandemia: sono aumentate dal 1990 al 2021 del 13% (da 4,26 t CO2/cap/anno a 4,81 t CO2/cap/anno). Nel 2021 in diversi Paesi le emissioni sono aumentate più della ripresa del PIL, con un conseguente aumento delle emissioni di CO2 per unità di PIL (+1,1% in EU27, +0,7% in USA, +1,5% in India, +3,1% in Russia e +1,1% in Giappone).

In Europa (UE27), le emissioni totali di CO2 fossile sono aumentate del 6,5% (0,17 Gt) nel 2021 rispetto al 2020 e in Italia nel 2022 rischiano di registrare un aumento del 10%.

Queste dinamiche evidenziano prima di tutto che l’azione di contrasto alle emissioni si è, purtroppo, drasticamente fermata anche nella virtuosa Europa, perché non è stato preparato un percorso di transizione sostenibile e, venendo meno la sostenibilità economica del gas, la fonte fossile più pulita, i consumi si sono orientati sulle fonti fossili più inquinanti. Il risultato è che abbiamo inquinato di più e abbiamo dovuto dedicare grandi risorse economiche ai costi energetici con importanti impatti economici e sociali.

Dobbiamo allora prendere atto che la lotta ai cambiamenti climatici necessita di un approccio globale e che la transizione ecologica deve essere concepita come una grande sfida da affrontare coinvolgendo tutti i continenti ed i Paesi, tenendo conto dei limiti e delle possibilità di ciascuno.

Per realizzare questo obiettivo abbiamo bisogno di una pluralità di risorse e, tra queste, sicuramente del gas naturale, fonte e vettore energetico estremamente versatile, in grado di abbattere significativamente le emissioni, specialmente dove vengono ancora impiegati combustibili più inquinanti. La generazione elettrica a livello mondiale vede infatti ancora un’ampia predominanza del carbone (36%), seguito dal gas naturale (23%). La Cina rappresenta più della metà della domanda mondiale di carbone e, insieme all’India, consuma il doppio della quantità di carbone rispetto al resto del mondo messo insieme. L’impiego del gas naturale nella generazione elettrica porterebbe un abbattimento delle emissioni del carbone di circa due terzi.

Il sistema energetico mondiale ha quindi bisogno del gas naturale per sostenere la decarbonizzazione dei Paesi più inquinanti e per soddisfare una domanda di energia elettrica crescente che oggi vede pianificati grandi investimenti nella generazione a carbone.

Oggi, il mercato del gas naturale vede gli Stati Uniti e la Russia grandi consumatori e produttori di gas; la Cina è il terzo consumatore mondiale con un trend decisamente in crescita.

In tale contesto, l’Europa si è voluta assegnare il ruolo di importatore netto di gas (dei circa 400 miliardi di mc consumati solo 50 miliardi sono prodotti internamente) rendendo, con poca lungimiranza, il proprio sistema energetico meno sicuro e più fragile. La politica energetica europea ha contribuito a orientare gli investimenti solo sui target finali del percorso di transizione energetica, non considerando la necessità di investire, anche sui combustibili fossili, come il gas, per rendere attuabile questo percorso.  Questo approccio ha portato a un mercato corto, a prezzi elevati e un maggior ricorso a fonti inquinanti per assicurare la certezza e la continuità delle forniture energetiche, rallentando e, in parte, compromettendo lo stesso percorso di transizione ecologica.

Il dibattito energetico degli ultimi anni è stato troppo spesso polarizzato e concentrato sulla necessità di ridurre le emissioni, con una logica di esclusività piuttosto che di complementarità e sinergia delle diverse soluzioni, e senza alcun margine di flessibilità, indispensabile per gestire un percorso di decarbonizzazione sfidante e di difficile attuazione.

Oggi è necessario recuperare una nuova consapevolezza e ripensare la politica energetica con l’obiettivo di rendere il sistema energetico più resiliente. Questo tenendo conto di un contesto globalmente interconnesso, con dinamiche evolutive di difficoltosa previsione, di una transizione energetica che vedrà alternarsi fasi di accelerazione e di arresto e di un processo di evoluzione tecnologica che, nel tempo, potrà rendere alcune soluzioni più performanti e sostenibili di altre.  

La diversificazione e la complementarità delle soluzioni sono valori essenziali e strategici per il Paese e vanno interpretate come diversificazione delle fonti di approvvigionamento, dei vettori di trasmissione e delle tecnologie, valorizzando il loro impiego in una logica sinergica. Sono valori essenziali per garantire la sicurezza e la continuità delle forniture, la stabilità e la competitività dei prezzi, l’efficienza e la qualità dei servizi energetici e per conseguire al tempo stesso esternalità positive sul piano ambientale.

In quest’ottica, la politica energetica deve abbandonare la logica basata su divieti ideologici di impiego delle fonti fossili, senza considerare le prospettive di evoluzione, progresso e decarbonizzazione che possono offrire. Si tratta della stessa logica che ci ha costretto oggi a ricorrere alle fonti più inquinanti per gestire l’emergenza: la generazione elettrica a carbone quest’anno è aumentata dell’80%.

È necessario quindi riconoscere che il gas naturale può giocare un ruolo essenziale nella transizione energetica garantendo sostenibilità ambientale e sicurezza, sia in sostituzione dei combustibili più inquinanti, sia attraverso la valorizzazione di green gas come il biometano e l’idrogeno e l’utilizzo della rete esistente per una loro diffusione negli impieghi finali.