QUEL CHE C'È DA SAPERE
Il 28 settembre ISPRA ha presentato il rapporto “Indicatori, indici e scenari per l’analisi dei principali trend ambientali” che analizza, attraverso tre differenti approcci, le principali tematiche ambientali emergenti (capitale naturale, cambiamenti climatici, economia circolare e ambiente e salute). Il filo conduttore della pubblicazione è l’utilizzo e la valorizzazione dei trend dei più significativi indicatori presenti nella Banca dati indicatori ambientali.
Dall’analisi di ISPRA emerge che i trend relativi all’economia circolare sono generalmente positivi. In particolare il rapporto rileva un calo superiore a un milione di tonnellate nella produzione dei rifiuti urbani nel 2020, da attribuire però alle misure di restrizione adottate durante l'emergenza sanitaria da Covid-19.
Trend positivo per la raccolta differenziata che nel 2020 è pari al 63% della produzione nazionale, tuttavia, non è stato ancora conseguito l’obiettivo fissato dalla normativa per il 2012 (65%). La quantità di rifiuti urbani smaltiti in discarica è molto diminuita negli ultimi due decenni, raggiungendo nel 2020 una percentuale del 20%, si registra quindi un trend positivo e sulla buona strada per raggiungere il 10% previsto nel 2035.
Per quanto riguarda le percentuali di preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio il trend è positivo ma sarà necessario un ulteriore incremento per conseguire i nuovi obiettivi e limitare il divario tra quantitativi di rifiuti raccolti in modo differenziato e quantitativi riciclati. Molto buono invece il risultato per i rifiuti da costruzione e demolizione (che costituiscono, in termini assoluti, il flusso più rilevante dei rifiuti speciali prodotti sia a livello europeo sia nazionale), il cui tasso di recupero nel 2019 è al 78,1%, ben al di sopra dell'obiettivo previsto dalla direttiva 2008/98/Ce (70% nel 2020).
Situazione invece negativa per quanto riguarda alcune voci della tematica “Capitale naturale”, in particolare il consumo di suolo. Se la velocità di trasformazione dovesse confermarsi pari a quella attuale anche nei prossimi anni, si consumerebbero circa 1.552 km2 di suolo tra il 2020 e il 2050. Anche nel caso in cui si attuasse una progressiva riduzione della velocità di trasformazione, si avrebbe un incremento delle aree artificiali di oltre 800 km2 al 2050. In ogni caso le stime riportano valori molto lontani dagli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 che imporrebbero un saldo negativo del consumo di suolo.