LE MINIERE DELLA TRANSIZIONE
Nella nuova tempesta sui mercati internazionali provocata dalle forniture di cobalto, ancora indispensabile alle batterie delle auto elettriche, noi tifiamo – con tutte le prudenze del caso - per il nuovo governo congolese, che sta cercando di rinegoziare le concessioni delle miniere da cui provengono tre quarti del minerale disponibile nel mondo.
In Copertina: La miniera di rame e cobalto a cielo aperto di Mutanda nella provincia del Katanga della Repubblica Democratica del Congo.
Una nuova fiammata del nazionalismo delle risorse si sta accendendo nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) a seguito degli eventi giudiziari legati alle attività dell’ex presidente Kabila e rischia di creare nuove tensioni nella supply-chain del cobalto.
Il metallo blu sta diventando una risorsa sempre più importante nella transizione energetica per via del ruolo critico che continua a rivestire nel settore delle batterie delle auto elettriche. Malgrado da più parti si cerchi di evitarne l'uso, anche con l'introduzione di batterie come le LFP al litio, ferro e fosfato, viste le prestazioni complessivamente superiori delle batterie al nickel, cobalto e manganese, il suo utilizzo è ancora fondamentale.
Ora, le analisi in corso sugli accordi estrattivi esistenti da parte dell’attuale presidente Felix Tshisekedi stanno creando una crescente incertezza nei mercati visto che quasi tre quarti del cobalto mondiale viene estratto qui ed il secondo produttore è… la Russia.
La grande miniera di rame-cobalto Mutanda è in fase di rinegoziazione delle sue concessioni da parte del governo con Glencore, la compagnia mineraria multinazionale oggi al centro di uno scandalo internazionale. Il che pone a rischio il futuro dell’attività estrattiva che è stata riavviata solo di recente dopo che, ad agosto del 2019, venne sospesa improvvisamente provocando uno shock per la catena di approvvigionamento dei veicoli elettrici poiché le 25.100 tonnellate di idrossido di cobalto prodotte costituivano il 20% della fornitura globale di cobalto.
Se la rinegoziazione della licenza mineraria di Glencore comportasse l’annullamento del contratto, o la sua cessione al governo, sarebbe lecito attendersi delle interruzioni della fornitura che provocherebbero un’ulteriore spinta al rialzo dei prezzi destinati a riverberarsi nel settore delle auto elettriche visti gli accordi di fornitura di Glencore con Samsung SDI e Tesla.
Nei giorni scorsi Glencore ha ammesso la corruzione e la manipolazione del mercato e ha accettato di siglare un accordo da 1,1 miliardi di dollari con le autorità USA, UK e Brasile, per un decennio di reati di corruzione che estendevano i propri effetti in tre continenti e comprendevano, naturalmente, anche la Repubblica Democratica del Congo.
Ma pecunia non olet e, nel settore minerario, è particolarmente vero perché agli occhi degli azionisti significa che la compagnia è brava a fare il suo lavoro: estrarre il massimo valore dai flussi globali di materie prime e incanalarlo verso gli investitori. Infatti, il titolo è salito fino ad arrivare solo a 0,03% al di sotto del suo massimo storico.
Va ricordato, particolare non del tutto irrilevante, che Mutanda ha prodotto anche 200.000 tonnellate di rame nel 2018, il suo ultimo anno di piena produzione, e che con gli attuali - e previsti - prezzi del rame è pensabile che un accordo Glencore lo troverà.
Ma se Sparta piange, Atene non ride: anche l’altra grande miniera di rame-cobalto, Tenke Fungurume, di proprietà del colosso cinese China Molybdenum Co., è nel pieno di una disputa relativa alle diverse valutazioni della stima delle riserve minerarie con la società statale Gecamines. Attualmente, un amministratore temporaneo nominato da un tribunale congolese gestisce la miniera mentre le parti cercano una soluzione con China Moly che chiede l’intervento di un terzo attore riconosciuto a livello internazionale per dirimere la controversia e per arrivare ad una valutazione definitiva dell’importo delle royalty aggiuntive che il governo congolese dovrebbe incassare.
La miniera è accreditata, per il 2022, di una produzione di circa 265.000 tonnellate di rame e almeno 20.000 tonnellate di cobalto. Va ricordato che un paio di anni fa China Moly ha acquisito il 95% della miniera di rame-cobalto di Kisanfu da Freeport-McMoRan Inc. mentre il restante 5% è detenuto dal governo della RDC. Ma l’anno successivo ha ceduto il 25% delle azioni della sua controllata a Contemporary Amperex Technology Co Ltd (CATL), pertanto oggi le quote vedono il 71,25% di proprietà di China Moly, il 23,75% di CATL ed il 5% al governo congolese.
Oggi, di fatto, China Moly è il fornitore di cobalto del più grande produttore di batterie a livello globale, CATL, e gli impatti delle sue vertenze con i progetti di ristrutturazione del settore minerario del presidente Felix Tshisekedi potrebbero riverberarsi sul mercato delle auto elettriche.