RECENSIONE
Leggere un libro che affronta la complessità della questione energetica con una analisi puntuale, supportata da esperienza e dati, è – ancora - il miglior sistema disponibile contro le fake news, comunque la si pensi sull’uso delle diverse tecnologie.
Nel pieno della crisi energetica che attanaglia l’Europa, il libro “La sfida dell’energia: le fonti, le tecnologie, il nucleare” di Franco Casali e Giordano Dominici Loprieno Ed. 21mo SECOLO, presenta un’analisi razionale delle fonti energetiche che parte da un concetto fondamentale ma poco assimilato: ogni forma di energia comporta effetti ambientali, sia positivi che negativi. Non esiste una tecnica per ottenere energia in modo totalmente ‘pulito’ in tutte le fasi del processo, e neppure gratuitamente: bisogna accettare impatti ambientali e costi e contestualmente fare in modo da rendere minimi gli uni e gli altri.
Sulla base di questi presupposti, gli Autori affrontano la problematica dell’energia, proponendosi, con tono divulgativo, di dare gli strumenti necessari a chi desidera farsi un’idea propria sulle sfide che ci attendono, scegliendo un’abitudine ormai in disuso: leggere un libro sul tema di proprio interesse in luogo di una ricerca su Google.
Chi scegliesse questa soluzione d’altri tempi avrà la possibilità di seguire un percorso che partendo da alcuni concetti fondamentali, frequentemente ritenuti scontati, vi porterà fino agli SMR, i nuovi reattori nucleari, attraverso le energie rinnovabili, l’energia nucleare da fusione senza evitare tematiche difficili come la sicurezza e le scorie nucleari.
Le conclusioni a cui conduce l’analisi scientifica sono quelle a cui è possibile agevolmente pervenire se si affronta il problema della transizione energetica con l’onestà intellettuale di fare confronti ragionati sui dati, evitando fanatismi, catastrofismi ed interessi di parte.
Gli Autori sottolineano che, per quanto l'energia solare ed eolica sia preziosa, non è pensabile una rete elettrica basata esclusivamente su queste tecnologie e come il nostro Paese sia tra coloro che hanno già fatto di più in Europa per trarre elettricità da queste fonti.
La lettura, e la conseguente comprensione di aspetti legati alle tecnologie energetiche, consentirà al lettore di porsi una serie di domande, sovente scomode, che lo aiuteranno a comprendere meglio la corretta entità delle sfide che attendono la transizione energetica e la concreta possibilità di vincerle.
Al lettore attento verrà da chiedersi come supereremo i limiti dovuti alla discontinuità delle fonti rinnovabili dovuta alla loro dipendenza dagli elementi naturali: com’è noto l’energia solare ed eolica dipendono dal sole e dal vento, l’energia idroelettrica dipende dall’acqua per riempire gli invasi mentre la geotermia viene anche definita energia quasi rinnovabile poiché lo sfruttamento troppo intensivo di questa fonte può portare all’esaurimento precoce dei pozzi geotermici.
Viene spiegato come l’equazione tra energia solare o eolica ed energia ‘pulita’ fornisca un risultato negativo: sono ormai inconfutabili gli impatti sociali ed ambientali dell’estrazione mineraria finalizzata alla produzione delle tecnologie che dovrebbero consentirci di produrre energia dal sole e dal vento oltre che a consentirne l’accumulo in grandi quantità.
Lecitamente verrà da chiedersi come queste fonti rinnovabili possano efficacemente alimentare i forni dell’industria ceramica, delle acciaierie o i motori delle grandi industrie elettromeccaniche e comprendere il significato di quella terminologia esoterica come carico di base, per gli iniziati base-load, o dispacciamento e bilanciamento della rete elettrica.
Si giustificheranno quindi le perplessità, circa la conservazione e trasmissione dell’energia, espresse dal ministro Cingolani al piano, apparentemente geniale, di Elettricità Futura, di svincolarsi dal gas russo costruendo 48 GW di potenza rinnovabile in 3 anni.
Infatti, proprio il Ministro ha spiegato che “questo grandissimo incremento della potenza rinnovabile, se non accompagnato da una smart grid e da un sistema di accumulo di adeguato dimensionamento, rischia di essere inutile”. “Disastroso”, a mio parere, è l’aggettivo che rende meglio l’idea, perché per sostenere la rete, come sottolineano gli Autori, “ci devono essere altri impianti convenzionali (principalmente idroelettrici o termoelettrici a gas) di riserva e tenuti pronti a fornire la potenza elettrica che viene a mancare. Anche questo rappresenta un costo per le società elettriche, che chiedono di essere retribuite per questa riserva di potenza.”
Viene illustrato perché le centrali a carbone e nucleari siano cosiddetti base-load: garantiscono un output di elettricità costante, inelastico nel breve periodo e a buon mercato; le centrali a gas, invece, sono dei peaker, ad alta affidabilità ed elasticità, in quanto possono essere accese e spente all’occorrenza ad un prezzo naturalmente superiore.
Il che ci riporta a fare i conti con le importazioni di gas russo visto che il nostro Paese, nonostante ne possieda importanti quantità in Adriatico, preferisce non estrarlo ed acquistarlo all’estero.
Quindi, il lettore sarà anche in grado di comprendere perché alla COP26, pur ostaggio di quella categoria di ambientalisti per i quali c'è una catastrofe climatica incombente e prevenirla è più importante di qualsiasi altro valore sociale o etico, si è dovuto accettare che “è oggettivamente impossibile uscire subito e totalmente dal gas, perché una percentuale di gas è indispensabile a stabilizzare la rete dalle variazioni di produzione di eolico e fotovoltaico”.
Ma c’è di più: il ministro Cingolani, bersagliato dalle insensate critiche dei profeti del vento e del sole, ha concordato con la volontà di Bruxelles di includere nella ‘tassonomia’ delle energie verdi oltre al gas anche il nucleare aprendo quel Vaso di Pandora che molte associazioni ambientaliste italiane pensavano di aver definitivamente sigillato.
Perché l’indipendenza energetica del nostro Paese, preso atto che abbiamo deciso di lasciare in posto i circa 90 miliardi di metri cubi di metano delle nostre riserve, prevede necessariamente, per percorrere un futuro cammino a basse emissioni di carbonio, di riprendere una strada di cui eravamo stati i precursori prima con il CNEN e poi con l’ENEA.
E qui l’esperienza e competenza degli Autori ci conforta spiegandoci che, tutto sommato, ciò che avevamo in termini di conoscenze scientifiche e capacità industriali di sistema e manifatturiere non è stato del tutto dilapidato e che le istituzioni di ricerca (ENEA) ed Università hanno mantenuto le conoscenze di base nella fisica del reattore che saranno indispensabili se si vorrà ripartire con i nuovi impianti. Altrettanto ha fatto l’industria nazionale (Ansaldo, ENEL, ENI) che anche in anni recenti ha partecipato alla progettazione e realizzazione di centrali nucleari all’estero.
Nel frattempo, la tecnologia si è evoluta e sarà necessario, anche nel nostro Paese, come sta accadendo in molti altri paesi, sia economie avanzate che in via di sviluppo, considerare l’utilizzo di reattori di quarta generazione, noti come SMR, Small Modular Reactors, per raggiungere gli obiettivi climatici con così grande enfasi annunciati. Poichè, come dice Fatih Birol, direttore esecutivo della International Energy Agency: “le persone si rendono conto che la sicurezza energetica e la lotta al cambiamento climatico sono importanti. Se utilizziamo molte energie rinnovabili e c'è una fredda giornata invernale con poco vento, allora avremo bisogno di altre fonti di elettricità pulita come il nucleare.”
Quindi il lettore potrà crearsi una propria opinione sul tema, e meglio comprendere le tecnologie che, con un percorso certo non facile, potrebbero garantirci di integrare nel nostro mix energetico l’energia pulita necessaria alla nostra sicurezza energetica oltre che ai nostri obbiettivi climatici.
Ed analizzare un punto fondamentale su cui si sono sempre accanite generazioni di ambientalisti, la sicurezza e la gestione delle scorie. Gli Autori non si sottraggono al tema, anzi, lo affrontano con una spiegazione puntuale, supportata da esperienza e dati, la migliore tecnologia contro le fake news.
“Viviamo in una società profondamente dipendente dalla scienza e dalla tecnologia e in cui nessuno sa nulla in merito a tali questioni. Si tratta di una formula sicura per il disastro.” (cit. Carl Sagan)
Le nostre scelte energetiche, costellate di contraddizioni nei decenni trascorsi, ci hanno portato ad una resa dei conti che il conflitto ucraino ha solo reso tangibile. Una maggiore conoscenza e comprensione delle tecnologie potrebbe essere un buon viatico per un futuro migliore.