QUEL CHE C'È DA SAPERE
L’Agenzia Europea dell’Ambiente (European Envoronmen Agency, EEA) ha pubblicato il 1 aprile il rapporto “Lo stato della qualità dell’aria in Europa” che presenta i dati ufficiali 2020 sulle concentrazioni dei principali inquinanti atmosferici, misurati in oltre 4.500 stazioni di monitoraggio in 37 paesi europei.
Lo studio dell’Agenzia concentra l’analisi sugli inquinanti più dannosi per la salute umana, tra cui il particolato (PM2,5, PM10), il biossido di azoto (NO2), l'ozono (O3) e il benzo[a]pirene (probabile cancerogeno per l’uomo, secondo la classificazione dello IARC), valutandone le concentrazioni rispetto agli standard di qualità dell'aria dell'Unione europea e delle linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) aggiornate al 2021.
Secondo il rapporto, mentre i livelli di NO2 sono diminuiti, il particolato continua ad essere un problema per il 96% della popolazione urbana che è, infatti, stata esposta a polveri sottili (PM 2,5) in misura superiore ai parametri stabiliti dalle Linee guida dell'OMS.
Le alte concentrazioni di particolato e di benzo[a]pirene rilevate in Italia e nell’est Europa sono dovute principalmente all’uso di combustibili solidi, come il carbone o il legno, per il riscaldamento domestico e in alcuni impianti industriali e centrali elettriche.
La diminuzione dei livelli di NO2 è attribuibile alla riduzione del trasporto su strada. Ancora l’89% della popolazione urbana, tuttavia, è stata esposta a livelli di NO2 superiori alle linee guida dell’OMS.