DEPURAZIONE DELLE ACQUE
L’autore, geologo ed esponente degli Amici della Terra, descrive le caratteristiche di biodiversità e geodiversità che rendono unico il patrimonio costiero della Calabria e racconta come il lungo impegno contro la “maladepurazione” delle acque produca ora qualche segnale di cambiamento per una migliore gestione dei servizi idrici e per la salvaguardia del mare.
L'11 aprile di ogni anno la Repubblica italiana celebra la “Giornata del mare e della cultura marinara” allo scopo di promuovere e sviluppare la cultura per la valorizzazione del mare. In Calabria, gli Amici della Terra hanno colto l’occasione per valorizzare il prezioso patrimonio costiero della regione e per accendere i riflettori su due recenti eventi straordinari relativi ai problemi della depurazione e dell’inquinamento marino.
Il primo, di carattere amministrativo, è la decisione del Presidente Occhiuto di rendere noti alcuni dati sulla maladepurazione e di attribuire alla Regione i poteri straordinari per lo smaltimento dei fanghi di depurazione, dichiarando che “tenere pulito il mare significa anche guardare alla salute dei calabresi”.
Il secondo evento, sempre in tema d’inquinamento marino, è l’indagine dei Carabinieri, Operazione “deep”, con l’impiego di notevoli mezzi e uomini, sulla condizione degli scarichi e impianti di depurazione sui litorali e nell’entroterra del tratto costiero compreso tra i comuni di Gioia Tauro e Tortora.
Si comprende la rilevanza di questi avvenimenti se si considera che simili interventi non si sono mai registrati a far data del 1999, anno di inizio delle pubbliche denunce-proposte degli Amici della Terra della Calabria sulla condizione delle acque marine e sulla necessità di tutelare e valorizzare il prezioso patrimonio costiero. D’altra parte, si estende sempre più in tutta la regione la protesta, organizzata con l’aiuto dei social, contro il ricorrente inquinamento e la forte richiesta di un mare pulito sia sul Tirreno che sullo Jonio.
In proposito, è da segnalare il recente raggruppamento di numerose associazioni, (LIPU Calabria, Associazione Pinetamare Insieme, Legambiente Lamezia, Costa Nostra, Lamezia Rifiuti Zero, Vitambiente Lamezia, Comitato Ginepri, Logos & Polis, Amici della Terra Calabria, Slow Food Lamezia, Marevivo Lamezia, WWF O.A. Vibo/Vallata dello Stilaro), denominato “Uniti per il Golfo di Sant’Eufemia” e promotore di un recente incontro-confronto con sindaci e amministratori nei locali del Civico Trame di Lamezia Terme sulle strategie da mettere in atto per contrastare l’inquinamento marino, da parte di tutti i Comuni del Golfo di Sant’Eufemia.
È ancora presto per dire se tutto ciò consentirà, nella prossima stagione balneare, di fare bagni ovunque e a tutte le ore del giorno in un mare perfettamente pulito. In ogni caso, gli avvenimenti delle scorse settimane favoriscono una crescita dell’attenzione e delle attività per la concreta risoluzione dei problemi dell’inquinamento che richiedono interventi sulle reti e gli impianti di depurazione e risorse economiche notevoli come avviene in altre realtà costiere del Belpaese. Come, ad esempio, in corrispondenza delle spiagge dell’Emilia Romagna dove sono in fase di ultimazione nuovissimi impianti idonei ad eliminare l’inquinamento e rendere balneabili anche le foci di canali e corsi d’acqua, nel passato inibiti in modo permanente alla balneazione.
In proposito, sottolineiamo che i 34 Km di spiaggia del lametino con i 68 Km di costa del vibonese raggiungono la stessa lunghezza e disponibilità di tutte le spiagge adibite alla balneazione nel Veneto e nella intera regione Emilia Romagna, dove arrivano più di 5 milioni di turisti balneari all’anno.
Nel Golfo di S. Eufemia, sono da rilevare le specificità degli assetti idro-geomorfologici favorevoli allo sviluppo della più grande varietà di habitat e forme di vita in ambiente acquatico e terrestre. E un microclima favorevolissimo per la più lunga stagione balneare del Mediterraneo, con tratti di costa caratterizzati da una ventilazione particolarmente favorevole anche per attività e gare sportive internazionali.
Sulla ricchissima biodiversità, è da ribadire la rilevanza delle recenti scoperte delle due specie megabentoniche, Topsentia calabrisellae e Halicona fimbriata, che vivono nelle acque del mare lametino tra i 70 ed i 90 metri di profondità. Tra l’altro, si segnala la presenza di varie oasi di coralli, in una condizione non rilevata in nessun’altra area del Mediterraneo, oggetto d’interesse e di ricerche da parte dell’Università di Cambridge.
Sulla geodiversità e grande varietà di spiagge che caratterizzano il Golfo di S. Eufemia, va ricordato che le stesse sono formate da frammenti di rocce di tutte le ere geologiche che documentano la nascita e l’evoluzione sia del paesaggio terrestre sia degli insediamenti umani dell’intero Belpaese. Con specificità rare, come gli ammassi granitici di Parghelia e Capo Vaticano generati dallo stesso magma delle più note coste granitiche della Sardegna, dalle quali sono stati separati a seguito d’imponenti movimenti della crosta terrestre iniziati milioni di anni fa e ancora in atto nel Tirreno.
Sull’importanza naturalistica del Territorio del Golfo sono da considerare le varie ZSC (Zona Speciale di Conservazione) come i “Fondali di Pizzo” e la ben nota Oasi WWF del Lago dell’Angitola che rappresenta una zona umida di importanza internazionale, tappa fondamentale degli uccelli migratori. La stessa Oasi, che si trova in una Zona Speciale di Conservazione, si estende per circa 875 ettari e comprende un lago artificiale sul fiume Angitola di 196 ettari che offre un rifugio a molte specie di uccelli. Nel settore centro-settentrionale del Golfo, si segnalano i Siti d’Interesse Comunitario (SIC) denominati Dune dell’Angitola e Lago la Vota. Quest’ultimo si estende si estende per circa 200 ettari lungo un tratto di costa compreso fra Capo Suvero e Gizzeria Lido.
Si tratta di un complesso di aree umide retrodunali costituite da tre invasi principali (Lago Prato, Lago La Vota e Lago Piratino) e dalla laguna di Gizzeria. Lo stesso tratto di costa costituisce un biotopo di elevato interesse naturalistico ed è caratterizzato dalla presenza dell’unico lago costiero del Tirreno calabrese. Sulle trasformazioni antropiche nella zona è da ricordare che nei primi decenni del secolo scorso, prima delle opere di bonifica, a circa un chilometro a sud di Capo Suvero, nella zona La Marinella, esistevano circa 16 ettari di aree pantanose. Alla formazione dei cordoni litorali ad opera della sabbia spinta dall’onda prodotta dal vento dominante è anche legata l’evoluzione degli stagni denominati “vote”. Il Sito delle Dune dell’Angitola nel settore centrale del Golfo, si estende per 383 ettari dalla destra della foce del Fiume Angitola fino alla foce del Torrente Turrina nel comune di Curinga.
Oltre ad una grande varietà di preziosi aspetti naturalistici, paesaggistici ed ambientali, sui litorali del Golfo di S. Eufemia esiste un rilevante patrimonio archeologico, unico, a partire dai manufatti in pietra risalenti al Paleolitico Inferiore di Casella di Maida. Nello stesso Golfo, tra l’VIII ed il V secolo a.C., sorgevano importanti centri abitati della Magna Grecia come Hipponion, Temesa e Terina.
Per tutelare e valorizzare questo prezioso patrimonio costiero e le sue ricche specificità sono necessari interventi concreti che l’insieme della classe dirigente calabrese dovrebbe perseguire con convinzione e unità d’intenti come avviene – non a caso - nella sopracitata Emilia Romagna. Spesso invece, in Calabria, permane la rassegnata passività dei più a fronte della sterile contrapposizione di chi utilizza l’argomento dell’inquinamento marino solo per apparire e ottenere consensi elettorali, con proteste o promesse a seconda del ruolo, di minoranza o maggioranza, che riveste nel governo dei vari enti pubblici.
È questa incapacità di cooperare per obiettivi comuni che ha ridotto il mare come “una discarica che tutti possono utilizzare pur di risparmiare soldi pubblici e privati”, come denunciato dalla Corte dei Conti a proposito dei servizi idrici del tratto di costa tirrenica di recente interessata anche dall’Operazione “deep”.
Ma, se “tenere pulito il mare significa anche guardare alla salute dei calabresi”, possiamo finalmente sperare in un cambiamento culturale e politico?
*geologo, Amici della Terra Calabria