DEMOGRAFIA E STRATEGIA K
L’Astrolabio torna sulla questione demografica, questa volta con un contributo problematico che, diffidando di visioni semplicistiche, invita ad approfondire ogni aspetto del fenomeno della denatalità e indaga, ad esempio, sulle possibili cause ecologiche. Inoltre, propone una suggestione: è possibile considerare la Strategia K, oltre che per gli animali, anche per l’umanità?
Negli anni ‘70-‘80 in molti pensavano che la sovrappopolazione fosse una delle minacce principali per l’umanità e il pianeta. Prima che altre previsioni catastrofiche prendessero la scena, si vaticinava il futuro collasso di una Terra popolata da 10 miliardi e oltre di esseri umani, per lo più in megalopoli inabitabili. Da qualche tempo invece l’allarme si è capovolto: dall’Italia alla Cina agli Stati Uniti, ci si preoccupa fortemente del calo delle nascite e della conseguente diminuzione della popolazione. Per spiegare il fenomeno vengono elencate cause di diverso tipo (economiche, sociali, biologiche, ambientali, etc.) ma non vi è una risposta univoca su come si sia arrivati a una inversione di tendenza cosi’ marcata - sia nei numeri che nel modo di vedere la questione popolazione - in tempi relativamente brevi.
Commentando l'ultimo report dell'Istituto di Statistica (ISTAT) sulla “Dinamica demografica[1] che riporta una drastica diminuzione delle nascite nel 2021 e la popolazione italiana che scende sotto i 59 milioni, il presidente dell’ISTAT Gian Carlo Blangiardo ha dichiarato[2]: «Il crollo della natalità è una malattia cronica. Dobbiamo curare i sintomi di questo malato. Che sono quelli di natura economica, i figli costano». Ribadendo poi questa visione “economicista” del problema con la menzione delle misure prese dal Governo di pagare un “Premio alla nascita” di 800 euro +80-160 euro al mese per un anno[3]. (Per inciso, la conferenza sulla demografia che ha avuto finora più risalto in Italia, gli “Stati Generali della Natalità[4], è stata organizzata nel 2021 dal Forum delle Associazioni Familiari e la linea dettata da un capo di Stato estero e somma autorità religiosa).
Ma la visione economicista è smentita sia dal senso comune che da un minimo di conoscenza delle tendenze storiche della demografia. Nella vita reale, chi decide o meno di fare un figlio perchè lo Stato gli dà un centinaio di euro in più al mese? Anche se lo stesso Stato sarebbe molto più convincente se fosse in grado di assicurare posti negli asili nido, a costi ragionevoli, per i figli di tutte le donne che lavorano.
Nel quinquennio 2015-2020 la popolazione è aumentata significativamente solo nel continente più povero, l’Africa, con un tasso medio annuo di crescita del 2,51%, mentre la media per tutto il mondo è stata del 1,09%, dimezzata da quella che era nel 1965-1970[5]. La Cina per 35 anni (1980-2015) ha attuato il duro regime del figlio unico[6]. Nello stesso periodo, una larga parte della popolazione cinese ha raggiunto però una condizione di sicurezza economica e i risultati dell’ultimo censimento hanno evidenziato un forte calo della natalità. Nel maggio 2021 il Governo del Partito Comunista Cinese ha quindi deciso che le coppie potranno avere tre figli e ha anche previsto incentivi di sostegno[7].
In Italia si è passati da una media di 3 figli per donna nel 1946[8] all’attuale 1,17[9]. Nei vent’anni del dopoguerra il paese era ancora povero e le famiglie numerose (4 e più figli) erano nella grande maggioranza famiglie con scarsi mezzi economici, per lo più contadine. Negli ultimi anni in Italia sta diminuendo anche il numero dei nati dagli immigrati e questo trend è andato di pari passo con il miglioramento delle condizioni economiche di chi si è stabilito regolarmente nel nostro paese.
Per un’ulteriore verifica dell’idea che la natalità sia inversamente proporzionale alle condizioni economiche e che in tutte le società che raggiungono il benessere avviene una progressiva diminuzione delle nascite, si è esaminato il tasso di fecondità totale (chiamato anche "numero medio di figli per donna") insieme al PIL pro capite di 190 paesi. Secondo gli ultimi dati[10],[11], il numero di figli per donna nel 90% dei 50 paesi più poveri varia fra 7 e 2,4, mentre nel 90% dei 50 paesi più ricchi è fra 1,8 e 0,8. Tutti questi fatti dovrebbere convincere Blangiardo e il Governo italiano che dare qualche soldino non serve a risolvere il problema.
Qui non si vogliono però proporre misure alternative – anche perché prima bisognerebbe essere convinti che un freno alla crescita continua della popolazione sia a priori una cosa negativa – né tantomeno entrare nell’accidentato terreno delle possibili cause sociali della diminuzione della natalità. Si vuole invece brevemente discutere due possibili cause biologiche e ambientali, la prima ben conosciuta e della quale ultimamente si parla molto, e una seconda invece piuttosto originale.
Count Down. Shanna Swan insegna medicina ambientale e salute pubblica presso la Mount Sinai School of Medicine a New York. Nel 2021 ha pubblicato “Count Down[12], un libro in cui divulga i risultati raccolti sul cambiamento della fertilità maschile. Il team della Dr. Swan ha esaminato 185 studi - che tra il 1973 e il 2011 hanno coinvolto 45.000 uomini sani in paesi occidentali – e ha riscontrato che il numero di spermatozoi è sceso del 59,3%, ad una media tra l'1 e il 2% l'anno. Questo avverrebbe principalmente a causa dell’esposizione a sostanze chimiche che interagiscono con un un momento cruciale per la salute riproduttiva degli uomini: la fase fetale. È durante la «finestra di programmazione» per la mascolinità - il momento in cui il feto sviluppa le caratteristiche di genere - che un'interruzione nella segnalazione ormonale ha un impatto sulle capacità riproduttive.
Le molecole responsabili vengano chiamate «Interferenti endocrini (EDC)», le principali sono ftalati, bisfosfenolo A (BPA) e sostanze perfluoro alchiliche (PFAS). Alcune sono programmate proprio per modificare le azioni degli ormoni naturali, come nella pillola contraccettiva o nei promotori della crescita usati negli allevamenti. Gli EDC si trovano nel cibo, nelle bevande, nelle plastiche, nei pesticidi, negli additivi chimici di creme e detersivi, si disperdono nell'ambiente e quindi si possono trovare anche nell'aria che respiriamo. E la madre li trasmette al feto durante la gravidanza.
Alcuni studi hanno riscontrato cali di spermatozoi e sviluppi anomali anche negli animali: nei gamberetti nel Regno Unito, nei visoni d'allevamento in Canada e Svezia, negli alligatori in Florida; in vari paesi nei cani da compagnia e nei pesci che vivono a valle degli impianti di trattamento delle acque reflue[13].
Si iniziano a prendere i primi provvedimenti: l'Unione Europea ha fissato dei limiti agli ftalati - considerati “tossici per la riproduzione” - nella produzione alimentare e nei giocattoli[14]. Nel Regno Unito si sta elaborando una strategia in materia di sostanze chimiche che potrebbe risolvere in parte questo problema[15]. Nello stato americano di Washington, i legislatori hanno approvato il Pollution Prevention for Our Future Act che ordina alle agenzie statali di controllare il contenuto nei prodotti di sostanze chimiche come ftalati e PFAS[16]. La pressione pubblica potrebbe richiedere interventi normativi più forti, ma poiché le sostanze chimiche sono invisibili - meno tangibili delle cannucce di plastica e dei camini fumanti – si fa più fatica a prendere in considerazione l’urgenza dell’azione.
Le proiezioni di Swan da qui a 30 anni sono catastrofiche ma abbiamo imparato - e questo del trend della popolazione è uno degli esempi migliori - che le previsioni a lungo termine vanno prese con molta cautela. Basta che una variabile cambi la sua traiettoria, che ci sia una decisione politica – come, per esempio, il bando ai clorofluorocarburi (CFC) che provocavano il buco nell’ozono – o un “aggiustamento” e le cose vanno in tutt’altro modo da come era stato previsto. Ed è proprio un aggiustamento biologico che forse meriterebbe più attenzione.
La Strategia K. In Ecologia, intesa come disciplina scientifica, esiste il concetto di “capacità portante dell’ambiente” (carrying capacity), secondo cui una popolazione di individui in un dato ambiente inizialmente tende a crescere in modo esponenziale, grazie all’iniziale larga disponibilità di risorse nel suo territorio. Ma in seguito, a causa del sovraffollamento e del consumo delle risorse, possono accadere due cose: o la popolazione ha un crollo repentino (Strategia r) oppure, visto che è stata raggiunta o superata la capacià portante dell’ambiente, la popolazione si attesta, con una serie di oscillazioni, intorno ad un asintoto su un livello di equilibrio fra nascite e morti (Strategia K,vedi grafico nella figura ). Questa stabilizzazione viene raggiunta con un innalzamento dell'età in cui avviene la riproduzione, una diminuzione della natalità, ritmi lenti di sviluppo, e una maggiore competizione fra gli individui. Vi è quindi una continua e reciproca interazione fra una popolazione e il suo ambiente, con l’ambiente che svolge una funzione regolatoria della popolazione.
L’attuazione della Strategia K avviene con meccanismi di feedback negativo, lo stesso concetto con cui funziona il termostato dello scaldabagno: quando la temperatura dell’acqua raggiunge il valore desiderato, il termostato fa partire un messaggio che spegne la resistenza che riscalda, e viceversa. Negli esseri viventi, i messaggi all’interno di un individuo e fra gli individui stessi sono generalmente mediati da molecole come gli ormoni.
La Strategia K è stata osservata in molti studi su animali ma non viene considerata quando si parla di popolazione umana. Anche se attualmente il 56,2% della populazione mondiale vive in affollate città[18], l’essere umano rimane sempre un animale ed è, allo stesso modo degli animali, immerso e regolato dalle leggi naturali. E se fosse che in alcuni “territori” – come per esempio l’Italia, il Giappone ed altre nazioni in cui il bilancio nati/morti è negativo da tempo – la popolazione umana ha raggiunto il limite della “capacità portante dell’ambiente” e che quindi siano scattati una serie di feedback negativi che regolano il numero di individui? Mentre in altri “territori” - l’Africa per esempio - la popolazione sia ancora in vigorosa crescita perchè c’è ancora tanto spazio e non ci sono messaggi inibenti?
Sappiamo bene che per poter essere considerata valida questa tesi avrebbe bisogno di una seria verifica scientifica, ma ci piace comunque suggerire che la grande questione del numero di essere umani sul pianeta, sovrappopolazione o sottopopolazione che sia, debba essere guardata non solo per le sue ricadute economiche - “chi pagherà i contributi per le pensioni?!” - ma principalmente come una questione che riguarda gli essere umani e le loro interazioni con l’ambiente, in parte condizionato dagli stessi esseri umani che fanno danni come con gli “Interferenti endocrini” ma anche, in gran parte e per fortuna, regolato dalle leggi della Natura.
*Luca Garibaldi è biologo, ha lavorato per 30 anni con la Food and Agriculture Organization (FAO), occupandosi principalmente dei problemi della pesca
REFERENZE
[1] ISTAT, Dinamica Demografica – Anno 2021, 14 marzo 2022. https://www.istat.it/it/files//2022/03/Dinamica-demografica_2021.pdf
[2] Arachi, A., 2022. L’Istata: nel 2021 meno di 400 mila nascite. Corriere della sera, 14 marzo 2022.
[3] Dipartimento per le politiche della famiglia, 23 marzo 2021. https://famiglia.governo.it/it/politiche-e-attivita/comunicazione/notizie/legge-di-bilancio-per-il-2021-le-novita-importanti-per-le-famiglie/#:~:text=L%27Assegno%20di%20natalit%C3%A0%2C%20conosciuto,economico%20a%20tutte%20le%20famiglie
[4] Stati Generali della Natalità, 14 maggio del 2021. https://www.statigeneralidellanatalita.it/
[5] United Nations, Department of Economic and Social Affairs Population Dynamics, World Population Prospects 2019. https://population.un.org/wpp/Download/Standard/Population/
[6] Wikipedia, 2022. One-child policy. https://en.wikipedia.org/wiki/One-child_policy#:~:text=The%20one%2Dchild%20policy%20(Chinese,%2C%20cultural%2C%20and%20economic%20effects.
[7] McDonell, S. 2021. China allows three children in major policy shift. BBC News, 31 May 2021. https://www.bbc.com/news/world-asia-china-57303592
[8] Roser, M., 2014. Total Fertility Rate around the world over the last centuries. OurWorldInData, Gapminder Foundation, https://ourworldindata.org/grapher/children-born-per-woman?year=1800&country=ITA
[9] ISTAT, 2021. Natalità e fecondità della popolazione residente, anno 2020. 14 dicembre 2021. https://www.istat.it/it/files/2021/12/REPORT-NATALITA-2020.pdf
[10] Population Reference Bureau (PRB), 2021. Total Fertility Rate. 2021 World Population Data https://www.prb.org/international/indicator/fertility/table#
[11] World Bank, 2022. GDP per capita (current US$). https://data.worldbank.org/indicator/NY.GDP.PCAP.CD?end=2018&start=1960
[12] Swan, S & S. Colino, 2021. Count Down. How our modern world is threatening sperm counts, altering male and female reproductive development, and imperiling the future of the human race. Simon & Schuster. 304 p. https://www.shannaswan.com/countdown
[13] Ford, A. & G. Hutchison, 2021. Male fertility: How everyday chemicals are destroying sperm counts in humans and animals. ABC News, 17 April 2021. https://www.abc.net.au/news/2021-04-18/male-fertility-how-chemicals-destroying-sperm-counts-in-humans/100073450
[14] European Commission, 2022. Chemicals legislation https://ec.europa.eu/growth/sectors/chemicals/chemicals-legislation_en
[15] Brown, T., 2020. UK government to develop new chemicals strategy. 29 January 2020. Independent Commodity Intelligence Service. https://www.icis.com/explore/resources/news/2020/01/29/10461868/uk-government-to-develop-new-chemicals-strategy/
[16] Brockovich, E., 2021. Plummeting sperm counts, shrinking penises: toxic chemicals threaten humanity. The Guardian, 18 March 2021. https://www.theguardian.com/commentisfree/2021/mar/18/toxic-chemicals-health-humanity-erin-brokovich
[17] Arena, S. La selezione naturale di una popolazione. Istituto di Istruzione Superiore Natta - Deambrosis. https://www.dima.unige.it/~denegri/PLS2/PENSIERO_SCIENTIFICO%20DEF/SELEZIONE_NATURALE/Pages/crescita%20esponenziale.htm
[18] UNCTAD, 2001. E-Handbook of Statistics. https://hbs.unctad.org/total-and-urban-population/#:~:text=Urbanization%20continues,world%20(51.6%20per%20cent).