TASSONOMIA EUROPEA
Gli Amici della Terra esprimono la propria posizione sulle recenti polemiche che riguardano la Tassonomia europea, il nucleare, il gas. Per noi l’opposizione al nucleare non è mai stata una scelta ideologica e siamo in grado di analizzare razionalmente la nuova situazione europea. Assistiamo sbalorditi ai paradossi di chi non assume la responsabilità delle proprie scelte.
Per un confronto utile e trasparente sulla questione energetico climatica, è necessario riconoscere che, ad oggi, gli obiettivi al 2030 e al 2050 che l’UE si è posta sono in contraddizione con le opportunità che le tecnologie esistenti sono in grado di offrire.
La stessa Agenzia Internazionale per l’Energia, IEA, che di recente si è spinta a immaginare scenari molto ambiziosi di decarbonizzazione, afferma che per mettere il mondo su un percorso sostenibile a zero emissioni nette sarà necessaria un’ampia gamma di tecnologie che oggi sono in una fase di sviluppo molto diverse. Tecnologie attualmente in fase di prototipo o dimostrazione dovrebbero contribuire a circa il 35% della prevista riduzione della emissione di CO2; da tecnologie non ancora distribuite commercialmente sul mercato dovrebbe provenire circa il 40% di riduzione; le energie rinnovabili potranno contribuire solo per un quarto. Quindi, il 75% della riduzione delle emissioni mondiali, dunque anche italiane ed europee, dovrà avvenire con tecnologie non ancora sviluppate.
Inoltre, la IEA ritiene che l’energia nucleare, il gas e gli impianti idroelettrici siano necessari sia per la stabilità della rete, sia nell’integrazione con le energie rinnovabili e nessuno, finora, ha potuto smentire questa osservazione.
Come Amici della Terra, fin dal 1977, abbiamo avuto un ruolo determinante nel movimento antinucleare e, ancora oggi, l’energia nucleare non è la nostra scelta. Non possiamo che constatare, però, che essa costituisce l’esito obbligato (benchè non dichiarato, né ammesso) dell’obiettivo di una decarbonizzazione totale della sola economia europea nei tempi incredibilmente ristretti del 2030 - 2050.
Per quanto ci riguarda, fin dalla convenzione sul clima di Rio De Janeiro abbiamo sempre cercato di combattere l’approccio catastrofista delle politiche climatiche e di proporre misure e politiche capaci di produrre risultati misurabili in termini di minori emissioni globali dannose per il clima, puntando sull’efficienza energetica dei consumi e degli stessi sistemi di produzione e distribuzione dell’energia.
A nostro parere, puntare su una completa e veloce decarbonizzazione della sola Europa non è utile per il clima e rischia di essere letale per la nostra economia, con effetti sociali devastanti e con pesanti risvolti sugli equilibri geopolitici. Soprattutto, questa scelta mette a rischio di danni irreversibili molti valori ambientali diversi dal clima, come la biodiversità, il consumo di suolo, l’occupazione di spazi naturali in terra e in mare, la loro devastazione e inquinamento. Localmente, per l’impatto di pale eoliche e pannelli fotovoltaici sulla fauna e sui paesaggi e, globalmente, per un prelievo di risorse minerarie necessarie alla nuova economia in una misura inusitata e, ancora, nemmeno immaginabile.
Se questo scenario si confermerà e si protrarrà, avrà l’effetto paradossale di fornire argomenti contro le politiche per il clima e di compromettere uno sviluppo equilibrato delle politiche ambientali.
Per ciò che riguarda il nucleare, riteniamo che la costruzione di impianti convenzionali non possa riguardare l’Italia per molte complesse ragioni. Allo stesso modo però, non riteniamo realistico né logico che i paesi che hanno scelto, in tutto o in parte, la strada del nucleare debbano rinunciarvi proprio ora, quando essa rappresenta l’unica fonte di energia stabile e abbondante senza emissioni di CO2, anche a vantaggio di tutta l’Europa. Il paradosso è quello della Germania, che ha programmato di chiudere le centrali nucleari al 2025 e, per farlo, sta aumentando l’uso del carbone, anzi quello della lignite, e aprendo addirittura nuove miniere.
Gli Amici della Terra pensano che l’Italia dovrebbe difendere e rivendicare sui tavoli internazionali la propria scelta, operata da oltre trent’anni, di utilizzare il gas nella transizione. È anche a seguito di questa scelta che l’Italia è diventata uno dei paesi più efficienti al mondo con un’impronta carbonica pro-capite che è inferiore del 16% alla media europea, del 32% a quella dei tedeschi, del 38% a quella degli olandesi. Le emissioni pro capite in Italia sono sempre state inferiori alla media europea. Tra i maggiori Paesi europei, l’Italia (dopo il Regno Unito che ha però delocalizzato ampiamente le proprie attività industriali) continua ad avere la più bassa intensità energetica. Il fatto di aver fatto questa scelta, in anticipo di trent’anni rispetto ad altri paesi di Europa e del mondo, non dovrebbe essere penalizzato ma valorizzato, aiutando la ricerca nelle tecnologie dell’efficienza energetica e il loro trasferimento a livello globale.
In questo senso pensiamo che la tassonomia dovrebbe comprendere nucleare e gas, sia come realistici (inevitabili?) percorsi di transizione energetica, sia come misure indispensabili per il sostegno alla ricerca in campi che, sempre più, domineranno il futuro del pianeta e che, dunque, l’Europa deve proporsi di controllare adeguatamente.
Infine, l’Europa dovrebbe proporsi di condurre politiche di sviluppo sostenibile e una transizione energetica che non vadano a impoverire la società con gravissime perdite di lavoro e peggioramento dei problemi ambientali a livello globale, delocalizzando le produzioni di beni fuori dai confini europei. Può farlo con un Carbon Border Adjustment Mechanism che non sia una tassa protezionistica alla dogana, ma costituisca uno standard valido per tutti i beni, ovunque prodotti, immessi nel mercato europeo, un vero e proprio sistema di mercato che valorizzi la sostenibilità nei processi produttivi dei beni e nell’utilizzo delle fonti energetiche.
...e niente crisi!
"A nostro parere, puntare su una completa e veloce decarbonizzazione della sola Europa non è utile per il clima e rischia di essere letale per la nostra economia, con effetti sociali devastanti e con pesanti risvolti sugli equilibri geopolitici. "
Alle stesse conclusioni arriva un recente articolo su EPJ Plus che valuta l'andamento storico di eventi estremi climatici https://link.springer.com/article/10.1140/epjp/s13360-021-02243-9
Questo articolo mostra che le osservazioni storiche smentiscono la crisi climatica paventata da molti media: la transizione energetica dovrebbe quindi essere affrontata che modalità e tempi che siano in sintonia con obbiettivi realistici per non generare altri, e forse più rilevanti danni.
Il cambiamento climatico non è l'unico problema che il mondo sta affrontando. L'obiettivo dovrebbe essere quello di migliorare il benessere umano nel 21° secolo, proteggendo il più possibile l'ambiente in cui viviamo e riducendo al minimo l'inquinamento dell'aria e dell'acqua ed il nostro impatto sul pianeta.
Grazie, Gianluca