QUEL CHE C'È DA SAPERE
Il primo dicembre scorso è stato presentato il Rapporto sulla qualità dell’aria – Edizione 2020 redatto dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente.
Il Rapporto ha evidenziato una riduzione nel corso degli anni di numerosi inquinanti, quali ossidi di zolfo, ossidi di azoto e composti organici volatili. È stata registrata una diminuzione inferiore per quanto riguarda il materiale particolato per via delle emissioni provenienti dal riscaldamento degli edifici, in particolare dovute alla combustione di biomasse. Sebbene, infatti, la biomassa sia considerata una fonte rinnovabile, il suo utilizzo in sistemi o apparecchi poco performanti può avere anche delle criticità, soprattutto per quanto riguarda le emissioni di particolato.
L’Italia è stata recentemente condannata dalla Corte di Giustizia Europea per aver superato dal 2008 al 2017 i valori limite giornaliero e annuale di concentrazioni di particelle PM10.
I dati del PM10 registrati nel 2019, relativi a complessive 521 stazioni di monitoraggio evidenziano che il valore limite giornaliero (50 microgrammi al metro cubo, μg/m3, da non superare più di 35 volte in un anno) è stato superato in 115 stazioni (22%), soprattutto nel bacino padano (100 stazioni su 115); per quanto riguarda invece il valore di riferimento OMS giornaliero (50 μg/m3, da non superare più di 3 volte in un anno), è stato superato nel 2019 in 395 stazioni (76%). In questo caso il numero di superamenti riguarda gran parte delle regioni italiane.