QUEL CHE C’È DA SAPERE
Il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge della Regione Marche n. 46 del 12/12/2018, recante Modifiche urgenti alla legge regionale 7 novembre 2018, n. 44: “Modifiche alla legge regionale 5 gennaio 1995, n. 7 ‘Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria’ e disposizioni urgenti sulla pianificazione faunistico-venatoria”, in quanto alcune norme, volte a regolamentare il calendario venatorio ed altri profili dell’attività di caccia in siti sottoposti a particolare norme di salvaguardia, ledono la competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela dell’ambiente, in violazione dell’art. 117 della Costituzione.
Come spiega il dipartimento per gli Affari regionali e le Autonomie, la legge impugnata rappresenta l’ultimo atto di un braccio di ferro della Regione Marche con la giustizia amministrativa, iniziato con un ricorso del Wwf al Tar contro una delibera della Regione in materia di calendario venatorio 2018-2019. Il Tar delle Marche aveva respinto la richiesta di sospensione avanzata dal Wwf in attesa della sentenza ma il 22 ottobre 2018 il Consiglio di Stato aveva accolto il ricorso del Wwf e la richiesta di sospensione, individuando la sussistenza di un grave e irrimediabile danno con riferimento all'esercizio della caccia nei siti Natura 2000 e al prelievo delle specie ghiandaia, gazza, cornacchia grigia e colombaccio nei giorni 2, 3, 6, 7, 9 e 10 febbraio 2019.
Tuttavia, con la legge regionale 7 novembre 2018, n. 44 (articolo 3) e l'approvazione della delibera di Giunta n. 1468/2018 del 8 novembre 2018, la Regione Marche aveva ripristinato l'esercizio della caccia nelle aree nei siti Natura 2000 contestati. Wwf e Lega per l’abolizione della caccia avevano fatto ricorso al Tar contro la nuova delibera della giunta regionale, ottenendone la sospensione cautelativa e quindi il ripristino del divieto di esercizio della caccia nei siti natura 2000 e del prelievo delle specie ghiandaia, gazza, cornacchia grigia e colombaccio nei giorni 2, 3, 6, 7, 9 e 10 febbraio 2019.
A quel punto la Regione Marche ha emanato la legge regionale n. 46, oggetto dell’impugnativa del governo, che ha ripristinato ex novo la caccia in queste aree, eludendo di fatto gli effetti dell'ordinanza cautelare del TAR delle Marche. Secondo il governo, “è evidente che la legge regionale invade, in maniera non consentita ed in violazione del principio di separazione dei poteri, l'ambito della funzione giurisdizionale”.
Inoltre, come previsto dalla legge nazionale sulla caccia e come ribadito dalla Corte Costituzionale, il calendario venatorio, e il contestuale regolamento, non può essere approvato con legge regionale bensì attraverso una deliberazione della giunta regionale, di anno in anno, previo parere obbligatorio dell’Ispra.