QUEL CHE C’È DA SAPERE
La Commissione europea ha inviato un “ultimo avviso” all’Italia, affinché garantisca che tutti gli agglomerati con più di 2.000 abitanti dispongano di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane, secondo quanto disposto dalla direttiva 91/271. La Commissione ritiene che 758 agglomerati in 18 diverse regioni o province autonome con più di 18 milioni di abitanti (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trento, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto) violino diverse norme della direttiva. Anche le prescrizioni sulla riduzione del quantitativo di fosforo e azoto in ingresso agli impianti di trattamento non sono soddisfatte in 32 zone sensibili.
Questo ulteriore parere motivato offre all'Italia la possibilità di inviare informazioni aggiornate sui progressi compiuti in tutti gli agglomerati e tutte le zone sensibili di cui il paese ha riconosciuto la non conformità e di presentare ulteriori chiarimenti su tutti i casi dichiarati conformi, ma che in base alle informazioni raccolte dalla Commissione non lo sono. L'Italia non è conforme da ormai oltre 10 anni e questa situazione, afferma la Commissione Ue, presenta rischi significativi per la salute umana e l'ambiente in un numero elevato di agglomerati. L'Italia dispone ora di due mesi per porre rimedio alla situazione; in caso contrario, il nostro governo potrà essere deferito alla Corte di giustizia dell'Ue.
La situazione dell’Italia in materia di trattamento delle acque reflue urbane viene descritta dalla Commissione Ue come una “violazione generale e persistente della direttiva”, che è confermata da altre due cause, riguardanti rispettivamente 80 e 24 agglomerati, nelle quali la Corte si è pronunciata contro il nostro paese nel 2012 e nel 2014.
Lo scorso dicembre, la Commissione europea ha deferito nuovamente l'Italia alla Corte di giustizia dell'Ue per non aver ottemperato alla precedente sentenza della Corte del 2012, che aveva condannato l’Italia, senza imporre sanzioni, perché le acque reflue urbane di 109 agglomerati (città, centri urbani, insediamenti) non venivano adeguatamente raccolte e trattate. A quattro anni di distanza, la situazione di violazione della direttiva era ancora persistente in 80 agglomerati, dei 109 iniziali. La Commissione Ue ha quindi proposto alla Corte di giustizia di sanzionare pesantemente l’Italia, con una multa forfettaria di 62.699.421,40 euro e un’ammenda giornaliera pari a 346.922,40 euro, qualora la piena conformità non sia raggiunta entro la data in cui la Corte emetterà la sentenza. Gli 80 agglomerati, che contano oltre sei milioni di abitanti, sono situati in sette regioni italiane: 51 in Sicilia, 13 in Calabria, sette in Calabria, tre in Puglia e altrettanti in Liguria, due in Friuli Venezia Giulia e uno in Abruzzo.